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Scienza & Salute
Scoperta a Milano la proteina che sconfigge il tumore

  


Eccezionale successo della Ricerca italiana nel campo oncologico. Scoperta a Milano una proteina in grado di contrastare il meccanismo che, come un elisir di lunga vita, mantiene le cellule del tumore sempre giovani e le fa vivere più a lungo delle cellule sane. I ricercatori dell'Istituto Nazionale Tumori di Milano hanno dimostrato che una proteina, chiamata Dbc1, è in grado di far ripartire il meccanismo che porta le cellule tumorali a invecchiare e poi a morire. Queste cellule, infatti, sono così terribili e aggressive perché mantenute sempre giovani da un'altra proteina, la Sirt1. Ebbene, i ricercatori italiani hanno dimostrato che Dbc1 è come un interruttore, capace di annullare l'effetto di immortalità che la Sirt1 ha sul tumore. Lo studio è stato pubblicato sull'autorevole «Journal of Molecular Cell Biology».

La scoperta è stata effettuata per ora solo in provetta. Ci vorranno quindi anni per sapere se potrà trasformarsi in una terapia efficace sull'uomo.

In ogni cellula c'è una proteina, chiamata p53, che è una sorta di «guardiano» del Dna. Quando c'è una grave alterazione, che potrebbe ad esempio scatenare un tumore, p53 si attiva e porta la cellula ad un'autodistruzione programmata. In questo modo evita che si scateni la malattia. Ma le cose non sono così semplici: in un tumore, infatti, la proteina Sirt1 è in grado di bloccare p53, e quindi di mantenere le cellule tumorali in vita, creando le condizioni per sviluppare la patologia.

E qui entra in gioco la proteina Dbc1 che è in grado di bloccare Sirt1 (e quindi di evitare che venga ostacolata la distruzione della cellula danneggiata).

Gli scienziati dell'Istituto Nazionale Tumori di Milano, con il loro studio, hanno approfondito il rapporto che lega queste due proteine.

«La nostra ricerca», spiega Domenico Delia, responsabile della Struttura Meccanismi Molecolari di controllo del ciclo cellulare dell'Istituto, «ha studiato la presenza di queste proteine e come interagiscono tra loro nel tumore. Tuttavia queste molecole sono presenti e coinvolte nel ciclo vitale di tutte le cellule, e questo implica che i risultati di questa ricerca sono applicabili a diverse forme di cancro. Si aprono quindi importanti prospettive di ricerca: possiamo studiare nuove strategie terapeutiche che aumentino la presenza nell'organismo e nei tessuti del tumore di Dbc1, contrastando così l'azione ringiovanitrice di Sirt1 e spingendo all'autodistruzione le cellule tumorali».

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Divulgazione Medico-Scientifica
 

   
  

 


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