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Cinismo da quattro soldi

   


Erano passate solo poche ore dall’omicidio sulla spiaggia di Soverato, che l’Ulderico Furioso già si sbracciava per farsi notare: “Il degrado generale del territorio che io, e io solo, vado denunziando in mezzo al più demenziale ottimismo infantile, è arrivato alla sua fase finale: la guerra tra bande” (Leggi l'Articolo... ndr). Immagino che mentre scriveva queste riflessioni, tutto corrucciato al computer, immaginava levarsi un grandioso applauso di consenso dall’immaginario pubblico astante. E’ abbastanza penoso dovere anche in queste circostanze drammatiche, constatare la mancanza di senso del limite dell’Ulderico Furioso. Io, io, io, io, io… solo io, vado denunziando…. Lui? Ma, dico, non li legge i giornali? I giornali locali ricostruiscono con molta attenzione i fatti criminosi del territorio, anche perché è su questi e sulle varie vicende locali che fanno la differenza con il quotidiano nazionale. Per cui: Il Quotidiano, La Gazzetta del Sud, Il Domani, Calabria Ora, analizzano i fatti, ci portano a conoscenza delle ipotesi, esprimono l’amarezza della gente, partecipano di un idem sentire della gente. Di tutta la gente. Ci sono giornalisti minacciati che avrebbero diritto ad una scorta. Non si legge altro da mesi, purtroppo, di guerra tra bande… e l’Ulderico Furioso se ne accorge solo adesso?

Dice, il nostro concittadino che: “… i criminali devono sentirsi sul collo il fiato corto di carabinieri e magistrati, però magistrati e carabinieri devono sentirsi sul collo il fiato caldo e intollerante della pubblica opinione!”

Ora, provate ad immaginare i carabinieri ed i magistrati, dopo un omicidio: si bevono una birra fredda, se estate, stendendo i piedi sulla scrivania, mentre, se è inverno, sorseggiano un te caldo, non molto zuccherato, con uno spicchio di limone di Sorrento avvolti dal rassicurante calore dei termosifoni. Poi risolvono i cruciverba e giocano a freccette sulla porta dell’ufficio, leggono Vogue Uomo (o Donna, se carabiniere o magistrato donna), si limano le unghie, ordinano caffè corretti o macchiati e sfogliano il catalogo dell’IKEA… mentre i criminali se la ridono e programmano, come in una partita a scacchi, il prossimo “facile” agguato, visto l’aria che tira.

Insomma, abbiamo forse bisogno dell’Ulderico Furioso per capire quanto sia tragica la situazione? Abbiamo bisogno di Lui per intuire che un omicidio sulla spiaggia piena di bagnanti mette a repentaglio la sicurezza di tutti? Abbiamo bisogno di Lui per essere indignati? Ancora una volta devo fare tutto io, in questo paese, e con nome e cognome. Solo chi ha fegato muore una volta sola e invece i vigliacchi muoiono ogni giorno! Dico… non vi pare un po’ offensivo nei confronti di tutti? Ha dei nomi? Li faccia. Ha dei cognomi? Li faccia. Vada dai carabinieri e dai magistrati che stanno giocando a freccette… e racconti quello che conosce. Io, di nomi, detti da Lui, non ne ho mai sentiti. Nemmeno di cognomi. Ricordo solo, per onestà, quando se la prendeva col sindaco Mancini e con tutta la giunta comunale. Ma erano altri tempi. Ma che abbia mai detto altri nomi… mai sentiti. Neanche sinonimi.  

Tutti noi siamo preoccupati. E tutti noi sappiamo che Soverato e i comuni limitrofi non sono il Paradiso. Noi, opinione pubblica, sappiamo che le Forze dell’Ordine lavorano. Ogni giorno. E che non ci possono certo distribuire comunicati stampa sull’andamento delle indagini, non fosse altro per non mettere sull’avviso gli indagati. Ogni volta che mi reco a scuola e passo dalla rotonda Russomanno, vedo la corona di fiori e la lapide del brigadiere Lioi. E penso ad una vita spezzata. Ho lavorato in carcere come insegnante ed ho visto i condannati all’ergastolo soffrire la quotidiana condanna della limitazione della libertà. E vi assicuro che soffrono. I risultati ci sono. Le pene pure. Certo non ci si può inventare l’accusa se non si hanno le prove.

Se non fosse irriguardoso nei confronti dei carabinieri, suggerirei loro di ingaggiare l’Ulderico Furioso nello staff e dargli la direzione delle indagini.

Noi, cittadini normali, non abbiamo soluzioni, né dobbiamo darle noi. Non abbiamo competenze. Noi dobbiamo, nel nostro agire quotidiano, rispettare e favorire la legge. Ed essere parte attiva nell’affermazione delle legge stessa.

Ci vuole un po’ più di rispetto del lavoro altrui, dei sentimenti altrui, della sensibilità altrui. Ci vuole un senso della misura per evitare che si debordi nella penosa scena di osservare qualcuno che ritiene di essere l’Unico a capire come vanno le cose e di essere l’Unico a dirle. Più dignità, via… .

Francesco Raspa

Nota. Mi spiace proprio dover fare polemica in merito a queste vicende.

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