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06 SETTEMBRE 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:

   


Estorsioni. 5 arresti nel catanzarese, in manette un boss emergente
Sullo sfondo la faida del basso jonio. Fermate anche alcune donne

ALTRI TITOLI
Piantagione di canapa indiana nascosta tra gli alberi secolari
Crotone, arrestano il figlio per droga e denunciano il padre
Datel, la protesta dei lavoratori rovina la "festa" ad Abramo
Tutta la Calabria si mobilita per fermare la lapidazione di Sakineh
Violento nubifragio a Reggio, si lavora per tornare alla normalità
La regione guarda alla Bielorussia e cerca partner commerciali
L'Ambasciatore Prigioni incontra gli imprenditori della Calabria
Rai Tre mette a nudo la 'ndrangheta. Uno speciale di Presadiretta


 

   

30 AGOSTO 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:

   


"Faida dei boschi", 38enne assassinato a colpi di pistola

ALTRI TITOLI
Reggio, Bomba in procura. Gli inquirenti indagano sul clan Serraino
Sanità: il Governo blocca la costruzione dei quattro nuovi ospedali
Scuola. Settembre infuocato, scatta la protesta dei precari
Frana Cavallerizzo: protestano i residenti, no alla new town
Alle fiamme l'auto del calciatore della Reggina Giacomo Tedesco


 

   

23 AGOSTO 2010 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:

Quarantenne freddato in spiaggia a Soverato davanti a moglie e figlio
Ferdinando Rombolà ucciso da un killer sceso da una potente moto

   


Nella serata di ieri, intorno alle 19 è stato ucciso sulla spiaggia di Soverato Ferdinando Rombolà, 40 anni. A compiere l'omicidio, secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, e' stata una persona mascherata con un casco da motociclista che ha sparato a bruciapelo contro l'uomo quattro colpi con una pistola calibro 7.65. Il tutto davanti a decine di bagnanti tra i quali la moglie e il figlio di appena 1 anno. L'omicida si e' poi allontanato a bordo di una moto di grossa cilindrata condotta da un complice. La moto e' stata trovata poco dopo incendiata ad alcune centinaia di metri di distanza, nei pressi dell'area dell'ex campeggio le Giare. In passato Rombolà sarebbe stato coinvolto in alcune inchieste giudiziarie, finendo anche in manette, alcuni anni fa, per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini condotte dai militari della compagnia di Soverato unitamente a quelli del reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri di Catanzaro e coordinati dalla Procura della Repubblica del capoluogo, non tralasciano proprio nulla. Fino a tarda notte sono stati sentiti parenti e amici della vittima, per tentare di ricostruire l'accaduto. Anche parecchi bagnanti presenti sul luogo dell'agguato sono stati ascoltati, ma al momento non si ha ancora un quadro completo di quanto successo. Molto probabilmente l'omicidio è legato alla faida dei boschi che dall'inizio dell'anno ad ora ha fatto oltre quindici vittime. Ed è proprio su questo filone di inchiesta, ma anche su altre piste, che indagano i militari, che non tralasciano nulla sulle possibili cause dell'agguato.


 

   

23 AGOSTO 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:

   


Quarantenne freddato in spiaggia a Soverato davanti a moglie e figlio
Ferito gravemente in un agguato un operaio a Brancaleone
Busta con polvere sospetta indirizzata al Governatore Scopelliti
Incidente a Cassano Ionio, muore bimbo casertano di sei anni
Procura di Vibo indaga ginecologo per la morte di Eleonora Tripodi
Arrestato scafista ucraino dell'ultimo sbarco di immigrati a Camini

   

24 LUGLIO 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:

   


Agguato nel soveratese. 31enne assassinato a colpi di fucile
Agostino Procopio era figlio di un esponente del clan Pesce

Agostino Procopio, 31enne, è stato ucciso nella tarda serata di ieri a San Sostene, paese dell'entroterra soveratese, in provincia di Catanzaro. L'uomo si trovava davanti ad una casa di campagna quando è stato raggiunto da più colpi di fucile calibro 12 caricato a pallettoni. Soccorso da alcuni familiari, è stato portato nell'ospedale di Soverato, ma è morto durante il trasporto. Procopio era incensurato ed era figlio di Fiorito, che gli inquirenti ritengono affiliato al clan Pesce.

ALTRI TITOLI
Sequestro preventivo per aziende e beni del gruppo Esposito
Auto sbanda e urta il guardrail. Un morto e tre feriti sulla Salerno-Reggio
Deficit della Sanità, Scopelliti "sviscera" il suo piano di rientro
Da mesi senza stipendio. Scatta la protesta dei centri di riabilitazione
Immobili fantasma, Cosenza al terzo posto nella classifica del ministero
Torna a Gerace il "Borgo Incantato". Un festival sull'arte di strada

   

21 LUGLIO 2010 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:

Operazione 'Paredra'. Colpo ai clan nel Lazio, Piemonte e Toscana
Blitz dei Ros contro le cosche catanzaresi. 14 le persone arrestate

   


Undici persone in carcere e tre ai domiciliari per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, usura, furto, detenzione di armi da fuoco, favoreggiamento personale e trasferimento fraudolento di valori con l'aggravante mafiosa. È il risultato di un'operazione denominata 'Paredra' messa a segno dai carabinieri del Ros nelle province di Roma, Catanzaro, Arezzo e Torino. I militari hanno effettuato anche alcune perquisizioni presso abitazioni (recuperando denaro contante e munizioni) e un provvedimento di sequestro preventivo nei confronti di tre società riconducibili agli indagati, dislocate a Guardavalle (CZ), Terranuova Bracciolini (AR) e Cumiana (TO), per un valore di oltre un milione di euro, che operano nel settore edilizio e del movimento terra. In una conferenza stampa cui hanno preso parte il generale del Ros Mario Parente e il colonnello Massimiliano Macilenti, è stato spiegato che l'indagine altro non è che il seguito di un'operazione del 2004, chiamata 'Appia', conclusasi con l'arresto di 33 persone nei confronti di altrettanti esponenti dell'articolazione laziale della cosca Gallace di Guardavalle, tutti coinvolti in attività di droga, armi e riciclaggio. I più recenti accertamenti hanno confermato che la cosca Gallace agisce da tempo nel territorio laziale (Anzio e Nettuno, grazie al supporto della famiglia Andreacchio originaria di Guardavalle) e che fa i soldi con la droga, le armi e prestiti a commercianti applicando tassi di usura anche del 20%. "Ormai è chiara la mutazione genetica della 'ndrangheta - hanno spiegato gli investigatori del Ros - che, rispetto alle attività illecite tradizionali, si sta infiltrando sempre più nell'economia legale". Per conto dei Gallace, Alessandro Andreacchio, indagato, è risultato il responsabile del traffico di droga nel litorale romano, attraverso una fitta rete di spacciatori al dettaglio che si dedicavano ai furti in abitazioni del basso pontino, i cui proventi servivano per finanziare il narcotraffico e andare incontro alle esigenze delle famiglie calabresi. Il Ros ha accertato, poi, che gli indagati si prodigavano per favorire la latitanza in Spagna di Annunziata Abbondanza, ricercata nel 2006 perchè colpita da due misure cautelari firmate dal gip di Roma per traffico internazionale di droga. La donna, cui Bruno Gallace e gli altri inviavano periodicamente somme di denaro per mantenere la latitanza, è stata arrestata al suo rientro in Italia all'aeroporto di Ciampino il 22 maggio 2008. C'era una 'talpa' negli uffici della procura di Roma che informava di tanto in tanto gli affiliati alla cosca Gallace dell'indagine giudiziaria in corso. Se ne sono accorti i carabinieri del Ros, circa un anno e mezzo fa, quando nel corso di una intercettazione ambientale in auto hanno captato una conversazione tra due indagati che da quel momento in poi avevano deciso di essere particolarmente guardinghi: "C'e' il Ros che sta indagando, ma loro non intervengono, ci pensano i locali...". E' a quel punto che sono scattati i riscontri incrociati e dopo un po', grazie all'analisi dei tabulati telefonici, gli investigatori hanno scoperto che a fornire informazioni indebite era uno stimato impiegato amministrativo: da anni in servizio presso la segreteria di un pm (estraneo alla vicenda oltre che non titolare del procedimento), l'uomo ogni tanto consultava il registro generale per girare notizie utili sullo stato del fascicolo. L'uomo, di origine calabrese e fratello di uno degli arrestati (dedito all'usura), e' stato rimosso dall'incarico, trasferito in altra sede e poi processato e condannato per accesso abusivo a un sistema informatico. Il tutto, ovviamente, e' avvenuto nella massima riservatezza per non compromettere la delicata indagine sulla cosca Gallace "anche se - ha ammesso un investigatore del Ros - la vicenda della talpa in procura ha fortemente condizionato gli sviluppi dell'inchiesta".

   

02 LUGLIO 2010 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:

Omicidio di Gagliato. Tre indagati per l'assassinio dei gemelli Grattà
La guerra tra cosche alla base del delitto consumato l'11 di giugno

   


Nelle prime ore del mattino i Carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro, a seguito di complesse indagini, hanno eseguito 3 Fermi di Indiziato di Delitto emessi dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, nei confronti di: Alberto Sia, Patrik Vitale, entrambi 26enni e Giovanni Catrambone, di 22 anni. Pare che i tre abbiano partecipato alla ideazione ed all'esecuzione dell'omicidio dei gemelli Vito e Nicola Grattà, in un agguato mafioso avvenuto nel pomeriggio dell'11 giugno scorso a Gagliato. Sono quindi accusati di concorso in omicidio, furto aggravato, lesioni e porto abusivo di arma da fuoco. Con loro e' indagato anche un minore, mentre si procede nei confronti di ignoti in attesa di ricostruire anche l'identita' dei due killer che hanno ucciso i fratelli Grattà. Il delitto sarebbe maturato nell'ambito di una guerra tra cosche per il predominio del territorio, esplosa all'inizio di quest'anno nel basso jonio catanzarese e che annovera tra le vittime anche Vittorio Sia, padre di Alberto Sia. L'operazione odierna condotta dai Carabinieri del Reparto operativo provinciale e della Compagnia di Soverato, pone un tassello importante nella ricostruzione della faida che da alcuni mesi sta insanguinando il territorio di Soverato e quello a cavallo con le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia. Nel corso della conferenza stampa, svoltasi questa mattina a Catanzaro, presso il Comando Legione Carabinieri Calabria, e' stato ricostruita l'attività delle indagini, alla presenza tra gli altri del procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, del procuratore Salvatore Murone, del comandante provinciale dell'Arma, il colonnello Claudio D'Angelo. Il duplice omicidio dei Gratta', dunque, sarebbe la risposta all'assassinio di Vittorio Sia. Le intercettazioni telefoniche e ambientali, e i riscontri investigativi, hanno permesso di verificare che i tre giovani avrebbero rubato lo scooter, utilizzato per l'agguato, a Catanzaro. Lo stesso motociclo e' stato poi rinvenuto bruciato in località Pietà di Petrizzi, non distante dal luogo del delitto. Una zona che, secondo gli investigatori, sarebbe sotto il controllo proprio di Sia e degli altri due fermati. E' qui che i carabinieri hanno rinvenuto anche una pistola, bruciata, con quattro colpi nel caricatore, compatibile con quella utilizzata per l'agguato, una 9x19. Sempre nella zona sono state rinvenute anche due pistole, una calibro 38 e una calibro 357 Magnum, avvolte in un sacco di plastica, entrambe pronte per sparare e una macchinetta cambia monete, frutto di un furto simulato avvenuto in un bar di Soverato e al quale avrebbero partecipato alcuni dei tre fermati. Durante la conferenza stampa il procuratore Lombardo, ha detto che "è stato colpito un pezzo dell'organizzazione", evidenziando inoltre che in alcune intercettazioni, Alberto Sia avrebbe ripetuto più volte la necessità di vendicare l'omicidio del padre.

   

02 LUGLIO 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:

   


Omicidio di Gagliato. Tre indagati per l'assassinio dei gemelli Grattà
'Ndrangheta: i 'narcos' si rifornivano ad Africo. Arrestato un 29enne
Operazione "Meta". Le mani della 'ndrangheta sull'Expo 2015
Operazione "Meta". Scopelliti sbotta e si difende: vado dove mi invitano
Estorsioni, Crotone non ci sta e lancia il contrattacco: "io denuncio"

   

15 GIUGNO 2010 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:

Guerra tra i clan del vibonese. Freddato il fratello del boss dei "viperari"
Una risposta all'agguato di Brognaturo? Riesplode la "faida dei boschi"

   


È stato trovato in una zona di montagna, in un'area tra i territori di Brognaturo e Guardavalle, tra le province di Vibo e Catanzaro il cadavere di Salvatore Vallelunga, operaio boschivo di 51 anni, fratello di Damiano, il presunto capo della "cosca dei viperari" assassinato lo scorso 27 settembre a Riace durante la festa patronale. Si riaccende, dunque, la faida dei boschi delle Serre vibonesi, in corso da diversi mesi nell'area compresa tra le province di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria. Gli investigatori danno per certo il collegamento tra l'omicidio di Vallelunga e la faida dei boschi, non soltanto per il fatto che la vittima fosse il fratello di Damiano Vallelunga. Non si esclude, tra l'altro, che l'omicidio di oggi possa rappresentare la risposta al ferimento ieri, sempre a Brognaturo, di Santo Procopio, 25 anni. Secondo quanto è emerso dalle prime indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, l'uomo è stato ucciso con alcuni colpi di fucile sparati da distanza ravvicinata che lo hanno raggiunto alla testa ed al torace. Si tratterebbe di una vera e propria guerra tra clan che sta provocando una lunga scia di sangue e che sarebbe partita dagli interessi nel settore del disboscamento, ma poi si è estesa ad altri settori economici più significativi ed importanti, come il controllo degli appalti per la realizzazione di opere pubbliche. Su questo stanno lavorando le direzioni distrettuali antimafia di Catanzaro e Reggio Calabria, cercando di ricostruire gli organigrammi ed i rapporti tra le varie cosche coinvolte.

   

14 GIUGNO 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:

Tentano di aggredire il parroco di Gagliato. La denuncia del sacerdote
Due uomini incappucciati provano a far irruzione in casa di don Signorello

ALTRE NEWS
Agguato nel vibonese. 47 enne gambizzato con tre colpi di pistola
Dietro il forno da cucina si nascondeva un bunker superaccessoriato
400 cani pronti per la deportazione nei megacanili calabresi
Finale "playoff" agitata per il Catanzaro: 12 croci "piantate" al Ceravolo
Decreto sulle intercettazioni. Scatta la provocazione dei Verdi
Gli extraterrestri sbarcano in Calabria? Nel cosentino avvistati degli Ufo
Ed un pizzico di Calabria s'affaccia sui Mondiali di calcio del Sudafrica


12 GIUGNO 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:

Duplice omicidio nel catanzarese. S'indaga sulla faida del soveratese
Due fratelli gemelli assassinati a Gagliato. Ferita una terza persona

ALTRE NEWS
Truffa all'Inps da 2 milioni di euro. Denunciati 80 braccianti agricoli
Contrasto agli incendi boschivi. La Regione stanzia 10,5 milioni di euro
Catanzaro, al via il progetto per le scale mobili. Olivo in visita ai cantieri
Sicurezza stradale e rispetto della vita. Giunge al termine il progetto dell'Upi
I film d'autore si trasformano in terapia. Ultimo atto de il "Cinema in corsia"
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07 MAGGIO - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:

Blitz antidroga dei Carabinieri. Colpo alla cosca Ruga di Monasterace
Stangata al traffico di stupefacenti tra lo Jonio reggino e catanzarese

L'operazione denominata "Sicurezza" dei carabinieri di Reggio Calabria, è scattata alle prime luci dell'alba a Monasterace, Soverato, San Sostene, Satriano, Marina di Gioiosa Jonica e Siderno. Oltre 100 Carabinieri hanno eseguito 12 misure cautelari, 11 in carcere e una ai domiciliari, e 23 perquisizioni domiciliari e locali nei confronti di altrettanti soggetti legati alla cosca Ruga, operante nel Locale di Monasterace con proiezioni nel Centro-Nord Italia, rinvenendo e sequestrando materiale importante dal punto di vista probatorio. L'accusa per tutti è di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione illegale di sostanze psicotrope. L'indagine, condotta dalla Compagnia di Roccella Jonica e dalla Stazione di Monasterace, è durata oltre due anni, ed ha permesso di scoprire un sodalizio criminale capeggiato dalla famiglia Sorgiovanni, con base operativa a Monasterace, che spacciava cocaina e marijuana nell'alto Jonio reggino e nel basso Jonio catanzarese. Diversi gli omicidi registrati in questa parte del territorio calabrese, oltre 15 le persone uccise a colpi di arma da fuoco. Tra gli episodi più significativi, l'omicidio di Damiano Vallelunga, capo cosca di Serra San Bruno, a Riace e di Vittorio Sia a Soverato Superiore. Nonostante il linguaggio criptico, usato dagli indagati per indicare lo stupefacente e la sostituzione delle schede telefoniche usate, con altre intestate a persone diverse da loro, i militari sono riusciti, tramite pedinamenti e attività di osservazione e controllo a distanza, a svelare le relazioni interassociative, correnti tra gli indagati.

1.Giuseppe Cosimo Ruga, 28 anni, di Monasterace, pregiudicato;
2.Cosimo Sorgiovanni, 32 anni, di Monasterace, commerciante, pregiudicato;
3.Remo Sorgiovanni, 25 anni, di Monasterace, commerciante;
4.Daniele Sorgiovanni, 23 anni, di Monasterace, commerciante;
5.Andrea Menniti, 21 anni, di Monasterace, nulla facente;
6.Domenico Maiolo, 24 anni, di Monasterace, celibe;
7.Romano Ponzo, 39 anni, di Soverato, commerciante, pregiudicato;
8.Antonino Russo, 41 anni, di Bivongi, macellaio, pregiudicato;
9.Francesco Leuzzi, 33 anni, di Soverato, audio - protesista;
10.Pierpaolo Papaleo, 41 anni, di San Sostene (CZ);
11.Giuseppe Agresta, 28 anni, di a Satriano (CZ);
12.Domenico Giovinazzo, 27 anni, di Siderno autotrasportatore


24 APRILE 2010 - IN QUESTA EDIZIONE:

Ndrangheta. Scia di sangue in Calabria. Due agguati in 24 ore
Per gli inquirenti sarebbero collegati gli omicidi Sia e Vallelonga
'Ndrangheta. Rosarno, in manette prestanome del clan Bellocco
Politica. Lo spoil system "manda in crisi" il presidente Scopelliti
Politica. Loiero recita il mea culpa, Guccione alza le barricate
Sicurezza stratale e cultura della legalità. Un cortometraggio
Crotone, domus romana in pieno centro. Non finiscono le sorprese
Consegnati a Reggio i "San Giorgio d'oro 2010". Premiati 12 professionisti
Calcio. Il Crotone vuole domare il Toro, la Reggina fa visita al Brescia


11 MARZO 2010 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:

Cadavere scoperto nel catanzarese. Ucciso a colpi d'arma da fuoco
Ritrovato stamani da un passante a Guardavalle vicino un casolare

Omicidio questa mattina nel catanzarese. Il cadavere di un uomo, Domenico Chiefari, 67 anni, è stato trovato in una zona di compagna tra Guardavalle e Gambarie di Guardavalle da un passante che ha avvisato i Carabinieri. Il corpo, raggiunto da diversi colpi di diverse armi da fuoco, è stato rinvenuto all'interno di una Gip 4x4 Daihatsu, il cui vetro posteriore era in frantumi, nei pressi di un casolare. Chiefari, un boscaiolo del posto, sarebbe stato ucciso, secondo gli inquirenti tra le 7 e le 9 di stamani, probabilmente da più di un killer. I militari, che conducono le indagini, hanno effettuato una serie di rilievi nella zona del rinvenimento del cadavere.


18 GENNAIO 2010 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:

Agguato mafioso a Davoli Marina. Assassinato un 51enne
Inchiesta affidata alla Dda di Catanzaro. Oggi l'autopsia

Secondo gli inquirenti è stato ucciso per un regolamento di conti nell'ambito della criminalità organizzata, Pietro Chiefari il 51enne, residente a Torre Ruggiero, freddato in pieno giorno, anche se nessuno sembra aver visto nulla dell'agguato, di sabato scorso a Davoli Marina, in provincia di Catanzaro. L'uomo era commerciante, titolare di un negozio di frutta, e proprio nei pressi dell'esercizio di sua proprietà, all'interno della sua auto, è stato ritrovato il suo corpo esanime. Diversi i colpi di pistola che lo hanno raggiunto anche in volto, provocandone la morte sul colpo. I Carabinieri della Compagnia di Soverato e il Reparto Operativo Provinciale, intervenuti sul luogo del delitto, sono alla ricerca dei killer e ipotizzano che a sparare a distanza ravvicinata siano state almeno due persone. Intanto le indagini sono state affidate alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Oggi probabilmente ci sarà l'autopsia sul corpo di Chiefari, che, nei mesi scorsi fu coinvolto in una inchiesta della Dda di Catanzaro chiamata 'Mithos' contro le cosche Gallace-Novella che portò ad individuare gli esponenti di una cosca della criminalità organizzata che per anni avrebbe controllato le attività illecite nella zona del basso jonio catanzarese.


25 AGOSTO 2009 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:

Fiera dell'agroalimentare e dell'artigianato a Soverato
Un'esplosione di sapori tipici calabresi sul lungomare della città

Grande evento di comunicazione nel fine settimana scorso sull'isola pedonale del lungomare di Soverato: Jonici Food Fest, una Mostra-Mercato dell'agroalimentare e dell'artigianato tradizionale di Calabria, caratterizzata tra l'altro dalla presenza di una cittadella dell'informazione con postazione televisiva fissa di Calabria Channel. Gli espositori presenti sono stati più di un centinaio, con Aziende agroalimentari, artigianali ed editoriali di primo piano della nostra regione. Tra gli Sponsor e i collaboratori dell'iniziativa vi sono importanti Istituzioni e Gruppi regionali. Durante la visita agli stand della fiera è stato possibile gustare i migliori sapori calabresi tra cui il piccantissimo peperoncino di Soverato, l'olio extravergine d'oliva nostrano e tanti altri prodotti tipici. Tra i visitatori anche il presidente della regione Calabria Agazio Loiero.


11 AGOSTO 2009 - REPORT24 - IN QUESTA EDIZIONE:

Omicidio Bellorofonte. Campise torna in carcere
Condannato a 30 anni. A piede libero per decorrenza dei termini

La notizia del nuovo arresto di Luigi Campise, 26enne condannato a 30 anni di carcere per il delitto dell'ex fidanzata Barbara Bellorofonte, morta a soli 18anni a Montepaone, è stata confermata dalla procura della Repubblica di Catanzaro con un comunicato a firma del procuratore vicario, Salvatore Murone. Il ripristino della custodia cautelare in carcere era stato chiesto dal magistrato competente in concomitanza con la scarcerazione di Campise, dopo solo 430 giorni di detenzione, per decorrenza dei termini.
Il padre della giovane vittima Giuseppe Bellorofonte aveva inviato una lettera al "Corriere della sera", pubblicata ieri, in cui denunciava l'accaduto e, dopo l'arresto di oggi si è aperta una piccola speranza nei confronti della giustizia. L'ennesimo omicidio passionale, spinto dalla gelosia nei confronti della propria fidanzata ha distrutto un'altra famiglia a cui rimane l'amara consolazione che il colpevole paghi per quello che ha fatto. Le ha sparato alcuni colpi di pistola alla testa, due anni fa, dopo una lite in una via del centro del paese, in presenza di alcune persone e, invece di trovarsi dietro le sbarre dopo una condanna a 30 anni di reclusione, è rimasto nel paese del delitto, Soverato, grazie a un pasticcio giudiziario. Adesso però Luigi Campise è di nuovo in carcere.


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