SOVERATO WEB - HOME PAGE Diario di un Soveratese a Milano

03 FEBBRAIO 2004

       Ci risiamo, da quando ho scritto il mai spedito testo, 12 settembre 2003, in un'altra pagina riportato (come certe lettere mai spedite di Guccini) sono passati circa 6 mesi: durante i quali, cosa rara, ho pensato al senso di queste mie corrispondenze dalla Milano del mio uccello verso la Soverato dei miei anni scolastici, delle prime sbronze, delle ultime ragazze. Durante questo periodo molte cose sono successe e molte cose sono successe in modo sbagliato: promozioni sul lavoro (ma lasciatemi perdere, chi vi ha chiesto niente!!) operazioni sbagliate a causa di chirurghi milanesi, che non sanno operare, in cliniche milanesi, nebbie padane che ottundono lo sguardo che vorrebbe spaziare, giornate bellissime a guardare la De Filippi in TV!

Anche adesso mi sto chiedendo tra me e il resto di me stesso il senso di questo scrivere che avrà pure un senso: o è solo maledetta nostalgia di un posto che sempre più sta diventando del passato ma che il mio futuro deve rincontrare? Non lo so davvero. Qui è tutto perfetto. Lavoro, musica, locali in, Happy hours buoni per gli adolescenti del bere non per i brillanti del bicchiere, pochi ma buoni amici, una casa davvero confortevole, una macchina, una valigetta Sansonite che inquadra subito il tuo posto nell’organigramma di questa post-modernità dove il lavoro perde le tue braccia per essere dettato dal cervello di un consiglio d’amministrazione che non sa nulla di te, del mare nel fondo del quale sei venuto alla luce, qui è davvero il luogo dove niente manca, qui hai tutto quello che ti danno niente di quello che vuoi!

     E però io ne vedo e ne conosco meridionali dall’accento forzatamente meneghino che non cambierebbero quello che hanno per quello che hanno avuto, che non ritornerebbero mai da dove sono venuti, che…il loro mondo è qui, qui la loro vita, il loro futuro, il futuro dei loro figli, la salvezza dal baratro, la resurrezione! 

Come biasimarli e, soprattutto perché? Tutto in un sacrosanto desiderio di fare soldi, di sfondare, di impadronirsi di Milano,di essere non essendo altro che mancanze (non era meglio impadronirsi dei luoghi da dove siete venuti?) Sia chiaro niente di male nel desiderio di fare soldi (non è forse questa la libido che spinge il mondo verso il meglio, il progresso, la performance) ed io liberale senza patria sono vorticosamente nel ciclone del nostro tempo, trascinato coscientemente stordito.

Basta con le ciancie: mi manca il mio mare, la piazza (chi manda l’e-mail insistendo sul mio Montepaone lido come luogo di drogati venga a  farsi un giro con me a Milano, a Soverato, a Satriano, a Roma, a Rozzano, a Catanzaro, forse anche a casa sua potremmo imbatterci in delle sorprese), mi mancano le tante facce che hanno cresciuto i miei occhi, i “buongiorno” detti per abitudine e per automatismo, le serate con gli amici di sempre, la terra ferma sotto i miei piedi perché ancorata ad antiche radici, le partite di tennis con l’amico del paese vicino che sul Forum dice di essere stato il mio maestro (falsissimo, io a tennis sapevo giocare davvero, mica come lui) e di  cui serbo un affettuoso ricordo! (pensava di avere un bel rovescio).

 Se mi chiedessero, come mi chiedono ogni tanto, cosa mi manca del mio paese risponderei che del mio paese non mi manca niente, perchè del mio paese che da tanto non vedo in me non c’è più niente, è svanito nella memoria di chi di memoria non può vivere. Io non sono più di nessun paese e non lo sarò finchè da dove sono venuto non ritornerò essendo, per me, possibile essere solo di Montepaone Lido, forse meglio di Via G. Catuogno di quel paese, forse solo del numero 22 di quella via, forse solo di quella casa e di quella stanza con quei compagni assoluti che sono i miei libri!!

      E’ passata un’altra nottata e un'altra si aggira nei dintorni delle nostre vite ed io sono sempre qui: a Milano. Per essere più precisi mi trovo a Novate milanese a chiudere o a tentare  di chiudere questo mio articolo, pezzo, scritto, lettera, questo mio estremo tentativo di non abbandonarsi allo “sradicamento”, patologica sensazione di non essere mai dove si vorrebbe essere.

Sia chiaro (lo so che a voi lo è già) Milano, città simbolo dell’oggi, crocevia di tutte le decisioni che cambiano destini, coscienza “via cavo” dell’Italia del bipollarismo è un posto nel quale molti miei coetanei e non vorrebbero trovarsi, vivere… . Milano è la città delle occasioni che non fai in tempo a perdere che già ti si ripresentano, ancora oggi nonostante la sensibilissima recessione prima, stagnazione, sembra, adesso, ancora oggi dicevo (ora vi stupisco) Milano offre più di quanto possano offrire Soverato e Montepaone Lido messi insieme. Davvero qui si respira una modernità assoluta (che volete in mancanza di aria respiriamo quello che c’è), una vorticosa impressione di essere sempre sull’onda del tempo che và!

Se volete sapere cosa è oggi la nostra società, se volete farvi un idea di cosa offre nel III millennio il nostro satollo pianeta, in attesa del trasferimento su marte, farvi un idea del modus vivendi dell’homo cyberneticus, delle avanguardie ecc… andate a visitare Berlino, Tokio, Shangai, Londra, Nova York, la Mosca in fieri del cavaliere Putin, se volete farvi un idea di come circolano le cose su questo mondo in questo tempo venite a Milano senza che sia necessario venirmi a trovare. Milano non è a tempo col mondo, Milano il tempo lo detta, lo determina, lo butta via e lo riplasma: dalla finanza (old e new) alla moda, dal “fare impresa” al design, dalla fonderia al Soup-bar (eu a zuppa ma pigghjava quandua avia a freva). Tutti sappiamo, insomma, quale posto simbolico occupa Milano nell’economia del nostro tempo ma Milano non vuole sapere quale posto vogliono occupare in questo nostro tempo i suoi figliocci adottivi. Per fortuna allo Smeraldo ho visto e ascoltato Paolo Conte in concerto!

Siamo qui, resteremo qui forse, qui moriremo e ringrazieremo coi nostri lamenti ma non saremo mai di qui! E se mai lo diventeremo ci saremo persi per sempre!

A presto…

Tempo fa mi è arrivata questa deliziosa e-mail:

 

ma non rompere le palle a raccontare stronzate e sopratutto puttanate su montepaone lido. Lo sanno tutti che quello è un paese per pochi di buono,non riesco a capire come mai tu lo difendi e, se sei di montepaone.

Comunque, se abiti a milano e non riesci a tirarti sù nel mese di agosto vuol dire o che sei un fallito o sei di montepaone.

Also " La valle dei persi" (PERCIVAL).

 

Vi risparmio la risposta sulla questione del Fallito (auguro al gentile signore che mi ha scritto metà dei fallimenti che la vita, fino adesso,mi ha regalato senza che nulla facessi per meritarli).

Dico solo due cose:  non credo che tu abbia capito lo spirito di questa rubrica.

 Sulla questione del perché difendo Montepaone Lido (premesso che io non lo difendo affatto ma, questo sì, lo amo) ti chiedo se tu, scoprendo di avere una mamma diciamo “frivola”, “sbarazzina”, “Poco di buono” (insomma hai capito) smetteresti per questo di amarla!

Grazie per la tua e-mail!

Cesare

 cundari.cesar@libero.it

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