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Claudia Koll, il Cinema e la fede

di Vincenzo Pitaro

Il suo esordio nel campo cinematografico, dopo una piccolissima parte avuta anni prima in tv, risale al 1992 con il film erotico di Tinto Brass, «Così fan tutte». Il grande pubblico, però, ebbe modo di scoprirla e poterla meglio apprezzare soprattutto con «Linda e il brigadiere», la miniserie televisiva di Raiuno che la vide protagonista nel ruolo di commissario di polizia e, per di più, in quello di figlia di un brigadiere in pensione impersonato da Nino Manfredi. Poi, nel 1995, il grande salto al Festival di Sanremo, affiancando Pippo Baudo come presentatrice assieme ad Anna Falchi.

Di quale personaggio stiamo parlando? È facilissimo intuirlo: lei è Claudia Koll, un cognome che di primo acchito farebbe pensare ad una sua discendenza tedesca. E  invece, niente di tutto questo: si tratta solo di un nome d'arte da lei stessa composto, prendendo in prestito alcune lettere del suo cognome prettamente catanzarese, Colacione. L'attrice, pur essendo nata a Roma nel 1965, infatti, ha nelle sue vene sangue calabrese, essendo originaria di Lamezia Terme, città nativa del padre. Oggi è apprezzatissima nel mondo non solo per merito della sua brillante carriera ma, per così dire, anche per quella ormai famosa «molla» che a un certo punto della vita è scattata dentro di sé; una sorta di voce interiore che l'ha indotta ad avvicinarsi fortemente alla fede cattolica. Una vera e propria conversione, un cambiamento spirituale, che all'inizio - nel suo ambiente - fu male interpretato, se non addirittura travisato. «Sì, è vero», afferma Claudia con serenità. «Si creò molta confusione», al punto che più d'uno arrivò a pensare che fossi diventata una sorta di suora laica, intenta ormai a praticare solo questioni religiose. Invece ebbi solo la fortuna di essere letteralmente arricchita dal raggiungimento della pace interiore, dal desiderio di aiutare il prossimo, assistere gli ammalati, i bisognosi, fare insomma del bene. Non ho mai abbandonato il lavoro di attrice. Lo pratico tuttora, solo che adesso possiedo in più anche il dono della fede».

Un radicale cambiamento interiore, quindi, che per Claudia Koll ha rappresentato anche un cambiamento dal punto di vista artistico, seguito da non poca confusione e anche da diffidenza.

«Gli scettici, ovviamente, non si fecero attendere», ammette Claudia. Provarono diffidenza nel vedermi cambiata, diversa da come ero prima, anche se le proposte continuarono ad arrivare lo stesso. Ben presto però dovettero capire che quel genere di copioni non mi interessava più. Mi rendo conto che nel mondo dello spettacolo, dove tutto sembra effimero e dove conta più l’apparire che l’essere, non era facile comprendere la mia scelta di verità. La fede è un dono di Dio. Si può anche non essere capiti, certo, ma una persona - per potersi dire civile - dovrebbe prima imparare ad avere rispetto verso il prossimo e le scelte altrui. Ciò, nel mio caso, purtroppo, non avvenne. Fu proprio il rispetto a mancare. Alcuni anni addietro, peraltro, in una nota trasmissione televisiva, nel commentare una mia intervista corredata da foto di vecchi film, si usò un tono canzonatorio. Per via del mio accostamento alla fede venni addirittura ridicolizzata. E questo non è giusto, perché la dignità umana non va calpestata».

Claudia Koll, dunque, ancora oggi sembrerebbe di sentirsi compresa più in mezzo alla gente che soffre che non nello scintillante mondo dello spettacolo. «Negli ospedali, dove c’è sofferenza e dolore, le barriere non esistono, le persone riflettono di più. E quando ci si trova di fronte alla malattia è facile che passi il messaggio dell’amore di Dio».

Un messaggio che in effetti Claudia Koll, da alcuni anni, ha deciso di portare anche sul set, in varie fiction televisive, da «San Pietro» (con Ornar Sharif, andata in onda su Raiuno nell’ottobre del 2005, nel quale ha interpretato il ruolo di Anna, donna semplice che accoglie il santo nella sua casa) al film dedicato alla vita della giovane santa Maria Goretti e in tanti altri sceneggiati tv, tutti consoni al suo nuovo stile di vita.

«Non avevo mai lavorato con lei», dice il regista Corsini, «e per me è stata una scoperta. È un’attrice senza fronzoli, mai banale. È ricca di uno spessore umano e spirituale che mi ha colpito: nel nostro ambiente è raro trovare tanta energia spirituale».

Energia che Claudia Koll, ora, riversa con tanto amore e passione - nei frequenti viaggi in sud Africa - sulla gente che assiste.

 Vincenzo Pitaro


Sull’argomento, il giornalista e scrittore Vincenzo Pitaro ha pubblicato:

1) «Claudia Koll e il grande dono della fede», Gazzetta del Sud, pagina Cultura, Domenica 4 Aprile 2010.

Altri particolari, negli archivi di www.gazzettadelsud.it o nel website personale del giornalista www.vincenzopitaro.it

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