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Grazie alla gentile concessione della N. D. Lina Caminiti saranno pubblicati in questa pagina cenni storici sulla città di Soverato tratti dal libro "Soverato nei Secoli" di Domenico Caminiti

Capitoli:
Dalle origini al milleSoverato dal 1000 al 1500Soverato dal 1500 al 1607
Soverato dal 1607 al 1635Soverato dal 1635 al 1783La nuova Soverato

Dalle origini al mille

Da ciò che viene raccontato, credenze popolari e illustri scrittori, sembra che Soverato abbia mutato per ben tre volte il suo sito, vagando dal mare alle colline e nuovamente al mare. Sorto, inizialmente, sulla marina, viene bruciato e saccheggiato verso l’anno novecento, poi ricostruito su una collina all’interno, ridistrutto dal terremoto del 1783, e nel 1800 ricostruito come moderna Soverato Superiore su una collinetta poco distante dalla precedente Soverato Vecchia. L’epoca in cui sorse il primo insediamento urbano è però incerta. 

Origini

 Periodo post diluvio universale:

I “Soveratani” del secolo scorso affondano le loro origini a questo periodo. Si narra che i pronipoti di Noè, seguendo il comando divino si sparsero per le terre al fine di ripopolarle, così i figli di Gomez, gli Ausoni, il figlio Aschenaz (nipote di Jafet), partendo dall’Africa giunsero sulle coste calabresi fondando città quale Aschena (attuale Reggio), Besidia(Bisignano), Blanda(Belvedere),e forse “Soverato”.

Periodo dei Siculi

Il nucleo sikelo, così denominato dal salesiano don Gnolfo, tribù di origine pelasgica con capanne di tipo “italico” si sarebbe stanziato nella località detta Spina Santa (l’attuale Torre di Carlo V). Su questa collina sono reperibili avanzi di tombe “a forno” e suppellettili, parti di una necropoli preellenica.

Periodo Ellenico

Al tempo della colonizzazione ellenica (VIII A.C.) si narra che i greci antichi, integrandosi con le popolazioni indigene, abbiano cambiato il nome del posto in “Poliporto”. Questo villaggio si estese da Spina Santa a Santicelli (l’attuale promontorio della Torre) fino alla zona mare detta San Nicola. Il villaggio possedeva anche un Castello Regio. Territorialmente però era sotto l’ influenza di Skillecion, (oggi sepolta, sorgeva nella piana del Corace); furono ritrovati un “tesoro numismatico” del periodo, composto da 32 monete greche d’argento del tipo “pegasi” in contrada detta “Lei”.

Periodo Romano

Al tempo dei Romani doveva esserci in località Mortara una necropoli e l’attuale via Trento e Trieste era l’antica “strada romana”. Varie tombe sono state rinvenute, nelle fondazioni di una casa in via Regina Margherita, sotto il passaggio a livello, sotto la casa Alcaro, ai piedi della scala che porta ai Salesiani e sopra l’ ospedale in zona Miceli. Ma la testimonianza di quella epoca è messa in risalto dal ritrovamento di resti di basamenti di “horrea”,magazzini adibiti a depositi di olio e cereali che vengono alla luce, oggi, in occasione delle mareggiate sulla spiaggia in località San Nicola. Sembra che il territorio di Soverato si estendesse fino a Pietra Grande. Secondo De Riso l’antico nome magno-greco Poliporto, in epoca romana si trasformò in Paleporto a ricordo della dea Pale, rimane comunque nella tradizione il nome Poliporto, giacché la Torre fu denominata “Torre di Santa Maria di Poliporto”. Nulla si sa del dominio dei Goti, e della dominazione bizantina.

 Periodo dei Saraceni

Nell’estate dell’813, durante il califfato di Abdallah-el-Mamun, gli Arabi cominciarono le loro incursioni sulle coste calabresi. Numerosi emirati furono istituiti, ricordiamo gli emiri Astacle e Olbek per le loro razzie anche su Poliporto. E’ così che la popolazione si ritira in collina mutando persino il nome del villaggio in “Suberatum”, la cui derivazione potrebbe essere dal latino sub-erratum,” vagare in alto”; altri propendono su una derivazione da “suber”, sughero, poiché lo stemma cittadino raffigura una pianta di sughero. Tutti i paesi distrutti dai saraceni cambiarono il loro nome, così Caecinus divenne Satriano,etcc.... Nelle marine abbandonate si diffuse la malaria, l’economia si impoverì e solo dopo dieci secoli, i paesi ritorneranno sul mare.


 

Soverato dal 1000 al 1500

Il nuovo Villaggio

Costretti ad abbandonare l’antico sito, gli abitanti di Poliporto, cercarono un luogo più sicuro; sembra, che in un primo momento si rifugiarono in una zona interna (poi denominata Pietà), dove sorgerà, agli inizi del 1500, un Convento di Padri Agostiniani, detto appunto di Santa Maria della Pietà. Successivamente, sempre per poco tempo, si stabilirono nella località detta Serra del Sovero, che confinava con la contrada Russomanno, ciò spiegherebbe anche il mutamento del toponimo a Soverato. E’ evidente che per motivi di sicurezza, il nuovo villaggio sorse sulla collina, alle spalle dell’ antico sito, circondato dal fiume Vetrano (Beltrame o Soverato, a quei tempi navigabile fin oltre le mura del paese), con pendii scoscesi e seminascosti ma con vista sul mare, per scrutare eventuali incursioni. Il territorio si estendeva a nord dalla foce del Vetrano, a sud da quella dell’Ancinale, all’interno fino ad Olivadi (compreso Petrizzi) con confine sulla criniera del Monte Rosa verso Montepaone, e poi fino ad Argusto, per poi scendere passando per il bivio di Turriti e confinare con Gagliato. Petrizzi ed Argusto furono inizialmente “Casali di Soverato” (il Casale si formava nel “tenimento di un centro sopra un terreno”per metterlo in coltura. Petrizzi si rese indipendente nel 1500, Argusto nel 1644. Il paese fu cinto da mura tutto intorno, con torrioni agli angoli; ebbe un castello(poi distrutto dai Turchi nel 1594), due Chiese: la Matrice intitolata a Santa Maria della Sanità (e poi a S. Maria della Pietà) posta davanti una piazza, in cui si riunivano i maggiorenti per le decisioni comunitarie; l’altra a S. Caterina; e un Palazzo Baronale. Le case furono costruite di pietra e calcina con spezzoni di cotto, una vicina all’altra, intervallata da vicoli e ubicate lungo il pendio della collina. Oggi sono visibili sagome delle mura perimetrali, delle chiese, di stanze coperte da volte tipo grotte, di cui una era denominata “Grotta dei Regnanti”. Il villaggio visse di agricoltura (nella vallata si coltivavano agrumi, vigneti uliveti ed altri frutti ), pastorizia e pesca. Il villaggio ebbe 550 abitanti nel 1561.

Periodo Normanno

Nei primi decenni del sec. XI, i Normanni giunti in Italia come mercenari dei Bizantini,prestarono servizio per Guaimaro, duca di Salerno, poi per Melo e infine divennero autonomi. Così nel 1044, Roberto il Guiscardo, uno dei due fratelli Altavilla cominciò la conquista occupando Squillace, Nicastro, poi Reggio ecc... appellandosi come Duca di Puglia e Calabria; diede a Ruggero I, suo fratello il titolo di Conte di Calabria, (che fondò il Regno di Sicilia, la Calabria fu compresa); capitale del regno fu Palermo. Nel 1130 la ns regione fu divisa in due Giustizeriati, a nord di Squillace detta la Valle dei Crati, a sud la Valle della Calabria (Soverato compreso)  Nacquero le Contee feudali, Roberto concesse molti feudi ai suoi cavalieri. Fu istituita la Contea di Squillace e quindi la signoria dei Conti Gerardo e poi Amfuso, e Soverato ne fece parte.

Dominio Svevo

Nel 1194 col matrimonio di Costanza( unica erede Normanna) con Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, il Regno di Sicilia passa agli Svevi. Nel 1213, Federico II successe alla madre Costanza, e Soverato comincia ad avere una sua autonomia, viene data in feudo a Ferdinando Passalacqua (chiamato Cavaliero, e di origine Normanna). E’ da questo periodo che si hanno notizie certe sui feudatari che la ebbero in possesso. A Ferdinando P. seguì il figlio Cesare, poi Pietro fino al 1266, quando Manfredi, (ultimo degli Svevi, figlio di Federico) erede del Regno del Sud fu battuto da Carlo I Conte di Provenza, fratello di Luigi, Re di Francia, venuto a combattere per ambizione della moglie Beatrice, su invito del pontefice .Il regno passò così in mano agli Angioini.

Dominio Angioino

In questo periodo imperversò disordine e brigantaggio,i Francesi concessero Baronie e diedero i feudi ai loro seguaci, quindi Soverato passò dai Passalacqua alla famiglia De Monfort. Questa famiglia, parente di Carlo ottenne una riduzione dei gravami fiscali che doveva versare alla Regia Contea, in quanto possedeva terre di contea disabitate tra cui Soverato. Nel 1276 i feudi furono posseduti dai Baroni, per citarne alcuni ricordiamo Giovanni Ruffo, signore di Badolato e Giovanni De Monfort, signore della Contea di Squillace e Suberato. La capitale del regno era divenuta Napoli. Poiché ci furono molti malcontenti e contese in questo periodo, durante il regno di Carlo II(1288-1309), il feudo di Soverato viene tolto ai Monfort e dato a Giacomo Castrocucco, (concessogli da Roberto d’Angio’, Duca Di Calabria, figlio di Carlo). Il Regno era ambito anche dagli Aragonesi. Nel 1303, tolto dal dominio regio, Soverato viene concesso in feudo baronale a Ruggero di Lauria. Nel 1317 di nuovo appartenne alla Contea di Squillace, Soverato viene concessa alla famiglia Marzano (da Roberto d’Angiò), prima a Tommaso, seguì Goffredo (ammiraglio del Regno), Roberto conte d’Alife, Giacomo duca di Sessa, questo lasciò Squillace al figlio, Giovanni Antonio, marito di Covella Ruffo di Montaldo, (cugina della regina Giovanna II (1414-1434),). In quel periodo la fam.Montaldo estese i suoi domini, (grazie alle ambizioni di Covella, che separatosi dal marito , appoggiò Alfonso d’Aragona, figlio adottato dalla Regina Giovanna a cui era stato concesso il titolo di Duca di Calabria). Covella fece sposare la figlia di A. d’Aragona, Eleonora, con suo figlio Marino, che divenne Principe di Squillace; in quel periodo, per breve tempo, Soverato appartenne anche alla Baronia dei Mileto. Nel 1423 revocata l’adozione di Alfonso d’Aragona, succedette Luigi III d’Angiò, che morto nel 1434, lasciò erede suo cugino Renato d’Angiò. Nel 1436 nelle lotte alla successione al trono, il Conte di Squillace Giov. Antonio Marzano concesse il feudo di Soverato nuovamente a Guglielmo Passalacqua per ricompensarlo, a cui successero il figlio Pietro, Paolo e poi Cesare.

Dominio Aragonese

Alfonso d’Aragona nel 1443, riconquista Napoli, estromettendo i d’Angiò e fece suo successore il figlio Ferdinando che concesse i feudi ai Baroni. Alfonso V d’Aragona e I di Napoli fonda il Regno delle due Sicilie riunendo Sicilia e Napoli; ma alla sua morte (1458), la corona di Sicilia finirà al fratello Giovanni, mentre quella di Napoli al figlio Ferdinando. Ferdinando ebbe lotte interne tra i Baroni e Marino Marzano, Principe di Squillace si riprese il feudo di Soverato; ma nel 1483 con “Privilegio spedito nel Castelnovo”, Ferdinando si riprende i feudi, concedendo a suo figlio secondogenito, Federico, il feudo di Squillace con Soverato. Nel 1486 Federico concesse il feudo a Giacomo Carbone e Citarella Rotonda. Tali beni passati poi nel possesso di Nicolò Rotonda, fratello di Citarella, tornarono alla Corte per mancanza di eredi. Quando, però, nel 1494, a Ferdinando I, successe al trono (di Napoli), il primogenito Alfonso II, questo diede in moglie la figlia Sancia d’Aragona (17 anni) a Goffredo Borgia (13 anni), figlio di Papa Alessandro VI, concedendogli in dote diverse città e terre, tra queste il principato di Squillace, col titolo di Principino della dote della moglie. I Borgia, di origine spagnola vennero in Italia quando Alfonso Borgia divenne papa col nome di Callisto III, suo nipote Rodrigo diverrà il papa Alessandro VI. Ad Alfonso II successe il figlio Ferdinando II nel 1494, che morì senza eredi. Così nel 1497 il trono passò allo zio Federico, Principe di Altamura, (che regolarizzò la dote di Goffredo), ma anch’egli morì giovane lasciando il trono a Ferdinando III il Cattolico già Signore di Sicilia. Nel 1505 Soverato fu concessa (da Ferdinando) solo per diritti della baglia ad Antonello de Nobili, famiglia molto cara agli Aragonesi, mentre fino al 1517, Goffredo e poi l’erede Francesco Borgia ne ebbero il possesso.


 

Soverato dal 1500 al 1607

Il Regno di Napoli nel 1500.

Con la morte di Ferdinando III il Cattolico, nel 1517, Carlo V, si ritrovò a capo di un vasto impero, tanto da poter dire che sul suo regno non tramontava mai il sole, poiché i suoi domini si estendevano dalla Europa alle Americhe. Il governo venne affidato ai viceré, e la vita civile e culturale si concentrò nella città di Napoli, con il suo modulo di vita sfarzosa, così anche la nobiltà calabrese ben presto si trasferì, lasciando in mano agli amministratori i loro feudi. Secondo una carta feudale della Calabria Ulteriore, nel 1510, ai Borgia erano rimaste in feudo le terre di Squillace, San Vito, Satriano, Soverato, Cardinale. Per  tutto il secolo sedicesimo, Soverato restò in feudo ai Borgia. A Goffredo successe, nel 1517, il figlio Francesco, nel 1536 GiovanBattista (che costruì il paese di Borgia) e nel 1555 Pietro Borgia, Principe di Squillace, Conte d’Oliveto e Signore delle Baronie di Satriano, Soverato, Petrizzi, San Vito e Cardinale. Nei primi anni del nuovo secolo (1500), nel territorio di Soverato (e precisamente in località Petrizzi), fu costruito il Monastero della Pietà. Fu un frate, Francesco Marino, nato a Zumpano, monaco degli eremiti di Sant’Agostino, insieme a quelli di Aprignano, Campo d’Arato, Castelvetere, ad essere chiamato per “la fabrica del Convento”; poiché volle collocarvi una immagine a rilievo di Maria col Figliolo morto nelle braccia, non avendo trovato la pietra da cui ricavarla, si rivolse al padrone di un vascello, a Messina, che durante un ammaraggio di fortuna aveva buttato in mare un blocco di marmo bianco; questo convinto che il frate non potesse recuperarlo, lo concesse volentieri. Si racconta che il frate, prostrato a terra, supplicò il Cielo, e così la pietra fu vista galleggiare e porsi nel lido. Lo scultore chiamato per eseguirla, fu Antonio Gagini, palermitano, che la completò nel 1521. La statua fu posta sull’altare maggiore della Chiesa del Monastero (trasferita, poi, a causa del terremoto del 1783, nella Chiesa Matrice dell’attuale Soverato Superiore); ai piedi della statua di marmo bianco vi e’ inciso: HOC OP’- ANTONIO GAGINII-PANORMITATE-MCCCCCXXI.

Le Incursioni Turche

Le incursioni turche e algerine, erano riprese prepotentemente; già nel 1505 i fratelli Caireddin e Oruc, detti i Barbarossa, con insolita violenza, avevano depredato le coste calabresi. Nel 1535 Caireddin tornò con cento galere e prese San Lucido e Cetraro; l’anno dopo, Le Castella. Nel 1543, Barbarossa, punta su Reggio, rapendo la figlia del castellano Diego Gaetani. Morto Barbarossa, due anni dopo, nel 1549, la nuova flotta turca, al comando di Dragut (conosciuto anche col nome di Sirra) tornò nel mediterraneo. Della sua ciurma faceva parte, Dionisio, giovane prigioniero calabrese, catturato da Cairedin, questo, rinnegata la fede cristiana divenne in un secondo tempo, sovrano di Tripoli e capitano dell’armata turca, fu chiamato Kiligi-Ali’ dagli ottomani, e Occhiali’ per gli storici cattolici, rimase comunque conosciuto come il”terrore dei mari” e il rinnegatore della fede e della patria. Proprio a causa di queste incursioni, il Viceré Don Pedro de Toledo, pensò di edificare castelli e torri marittime su tutto il litorale del regno, disposte in ordine tale da poter avvistare le navi nemiche. Nel 1532 e nel 1533 la Regia Corte ordinò ad alcune Università (corpi amministrativi che si chiameranno poi Comuni; avevano il loro parlamento, a cui partecipavano i cittadini, eccetto donne, bambini e infermi di mente, veniva eletto il sindaco, il consiglio comunale, nella pubblica piazza) di fortificarsi a proprie  spese, ma per mancanza di fondi, il governo centrale intervenne nelle costruzioni. Nel 1550 arrivò in Calabria Fabrizio Pignatelli per controllare i lavori e verificare che le torri fossero costruite a distanza massima di “seimila passi” l’una dall’altra. Nel 1565 i lavori furono ultimati, anche il promontorio di Soverato, dove sorgeva l’antico sito, fu scelto tra i luoghi dove edificare una torre, ma e’ incerto il tempo in cui fu realizzata. Si pensa che la Torre di Soverato o meglio di Santa Maria di Poliporto (questa e’ la sua esatta denominazione), sita in contrada Santicelli, a Soverato Marina, fu costruita negli ultimi anni del 1500 o primi del seicento e che forse essendo costruita di pessimo materiale sia andata in rovina presto, tanto da richiedere lavori di ristrutturazione, per cui essendo inutilizzabile non fu menzionata prima del 1759. Le torri erano divise in “cavallare o di allarme”, e di “difesa vera e propria”; le “cavallare” servivano per gli avvistamenti e per il cambio dei cavalli, a coloro che custodivano le coste, affidate ad un torriere o a cavallari e sopracavallari. La torre di Soverato era “cavallara”, retta da un sopracavallaro e da cavallari ordinari e straordinari eletti in pubblico parlamento, in presenza del Governatore della Provincia; duravano in carica tre anni. Soverato contava in quel periodo 600 abitanti, superiore a tutti i paesi del circondario. Nel 1595 gli abitanti si ridussero della metà.

Saccheggio del Cicala

Nel 1554 Soverato fu preda, insieme ad altri villaggi, di una violenta incursione turca, capitanata da Bascia’ Cicala. Scipione Cicala, (nome d’origine), era di famiglia siciliana, nato a Tiriolo; imbarcatosi per la Spagna, nel 1561, insieme al padre, fu catturato dai corsari barbareschi e condotto ad Istanbul. Piacque al sultano Suleiman che lo nominò Pascia’; sposato con la nipote del sultano, per suggellare la parentela attaccò violentemente le coste calabresi, bruciando il paese di Soverato e distruggendo il Castello. Così gli abitanti si ritirarono in luoghi più sicuri. La leggenda racconta che la campana della Chiesa, mentre stava per essere imbarcata su una delle galere turche, cadde nel fiume Beltrame, quasi non volesse abbandonare quel territorio, e i suoi rintocchi furono sentiti per lungo tempo nelle notti. Gli uomini del Cicala razziarono persino il Monastero della Pietà; e’ certo che smantellarono l’Arca in cui erano poste le reliquie del Beato Francesco da Zumpano( il costruttore del Monastero). Alla fine del cinquecento a causa degli eventi, la classe feudale peggiorò, lo Stato bisognoso sempre più di denaro, cominciò a sminuzzare e vendere i territori del regno, la borghesia arricchita comprò le terre e baronie e titoli nobiliari si moltiplicarono, nel Principato di Squillace si verificò un primo sgretolamento dei possedimenti.


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