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“Agendo secondo Verità nella Carità cerchiamo di crescere in ogni cosa”
(S. Paolo agli Efesini 4,15)

   


In altre occasioni non ho usato questo strumento comunicativo della conferenza stampa; tuttavia, in questa circostanza, dopo aver sentito il Consiglio Pastorale e i Confratelli Salesiani, ritengo di farne uso per rispetto della verità. Lo faccio perché ogni coscienza si avvii a quella libertà interiore che poi prelude alla pace con sé e con gli altri. Lo faccio, come dice il profeta Isaia, “per amore del mio popolo non posso tacere” (Is. 62.1) e lo faccio per onore alla verità su fatti circostanziati e su affermazioni attribuitemi che, ad ulteriore provata garanzia del vero, possono essere riconosciute vere o meno da persone degne della stima locale. Lo faccio perché, se ce ne fosse bisogno, possano rasserenarsi tutti. In questa sede non mi preoccuperò di chi ha tutto l’interesse di riferire di ciò che riesce a sentire e a comprendere, quanto lui vuole che si riporti e, magari, manomettendolo. Ora ci si è trovati in una stagione di particolare attacco alla Comunità ecclesiale, che è accusata, particolarmente nel suo ruolo istituzionale, di colpe non solo infondate, ma inconcepibili. Sebbene si viva in una generale, complessa e, talvolta, confusa lettura della crisi economica, e stiamo attraversando, anche qui in loco, un momento molto critico; tuttavia non è dato di scambiare come nemici o oppositori del regime quanti si ponessero in una dialettica democratica a dare contributi per una ulteriore lettura della situazione. Né tantomeno va vista come affronto al governo locale la lettera del Parroco inviata, dopo l’alluvione, a tutto il Consiglio Comunale. Io, avendo notato, che in quella situazione concreta, il primo cittadino era rimasto quasi del tutto solo nella fatica di quei giorni, da parroco, cioè da padre di tutti, pur nel rispetto della specificità dei due Enti, Comune e Parrocchia, avevo offerto ripetutamente e concretamente, il mio aiuto, sebbene nella povertà dei mezzi e di persone. E di fatto si è creata una gara di accoglienza e di aiuto da parte dei giovani e della Caritas con quanti erano nel bisogno. La lettera “In necessariis unitas” era un invito a ciascuno, proprio a ciascuno, anche alla minoranza, a superare le distrazioni ordinarie di interessi di parte per sentirsi corresponsabili degli interventi immediati, pur comprendendo che la nuova amministrazione aveva ereditato situazioni difficili di gestione. In questo tempo la Comunità ecclesiale è stata ripetutamente fatta oggetto di attacchi e si sono riversati sospetti gravi circa la sua correttezza interlocutoria, particolarmente nel ruolo di colui che la rappresenta autoritativamente, il Parroco. Perciò ufficialmente devo smentire le affermazioni del primo cittadino, il quale sostiene che durante le omelie della notte di Natale e del giorno di Natale io abbia invitato il Sindaco e l’Amministrazione e dimettersi. Questo non ha prova storica, e ciò è attestato da tante persone di tutto rispetto, che erano presenti alle suddette omelie. Tale grave accusa non trova accoglienza nel mio stile di pastorale ordinaria. Infatti, essa, ispirandosi al Vaticano II, rispetta ciò che è democraticamente costituito e demanda agli organi laici competenti le decisioni in merito ai problemi di ordine politico-amministrativo. Inoltre la Pastorale Salesiana educa a quella laicità che fa parlare non solo in libertà della democrazia e dei suoi rappresentanti, ma che anche porta a smascherare ogni alleanza irrispettosa delle due identità, civile ed ecclesiale. Don Bosco, poi, insegna a mettersi a servizio della Comunità con uno sguardo particolare rivolto verso il mondo dei giovani, del disagio e dei poveri. E di ciò, sia i miei predecessori che il sottoscritto, continuiamo a dare segno di autenticità, nel rispetto della competenza e nel buon senso di un’accoglienza umanitaria, che non sempre ha bisogno dei riflettori e delle testate: si pensi al continuo lavoro che fa la Caritas, l’Oratorio, l’accoglienza anche dei disagiati che frequentano la scuola salesiana con sconti e addirittura con gratuità. Ravvisare nella figura istituzionale della Parrocchia persone che abbiano influito su scelte di singoli (le dimissioni di Procopio) e di gruppi (atteggiamento della minoranza) o anche dare credito a singoli, opinionisti o enti che sulla stampa intendono strumentalizzare quanto a loro fa comodo (si pensi agli ultimi articoli di chi, rovistando nelle affermazioni del sindaco intende confermare che la Chiesa ne abbia chiesto le dimissioni), ebbene tutto ciò rappresenta uno stile di comunicazione che ancor più confonde l’opinione pubblica, che invece dev’essere aiutata a cogliere quali siano i veri problemi della comunità, che aspetta risposte e per cui insieme bisogna pensare e partecipare nella ricerca delle soluzioni. Il sottoscritto abitualmente s’incontra con gli organi di partecipazione e comunione. La nostra città ha bisogno di metodologie convocative sempre più allargate e responsabilizzanti. E talvolta le girate a chi di ragione. Non è immaginabile che un Parroco-Direttore, con il suo tanto da fare, si metta a proporre ricette di amministrazione politica. Chi le ha proditoriamente riferite al Sindaco, non solo manca di correttezza etica, ma fondamentalmente di dignità umana. Ma viene da pensare che in taluni si danno anche difficoltà di comprensione di quanto si ascolta… Quanto poi agli auguri dati dal parroco ad ogni fine messa di Natale, come si è solito fare ogni anno, appunto, si augurava a tutti di contribuire a superare questi momenti delicati generali e particolari. Ripeto, il buon senso, anche di un uomo sprovveduto, non avrebbe mai usato un’assemblea natalizia per turbare ulteriormente le coscienze. Mi chiedo cosa ci sia sotto questa congettura delle cose che non ho mai detto. La nota della Parrocchia poi letta domenica 8 u.s, e che è affissa in bacheca, è una ulteriore chiarificazione della strumentalizzazione di affermazioni gratuite. Bisogna sempre andare alla fonte delle cose e non affidarsi al sentito dire. E pur ci chiediamo, il Consiglio Pastorale, la Comunità ed io perché questo attacco così inopportuno e alquanto forte! A chi giova? Questa domanda l’ho già posta al Sindaco il 29 u.s. La Chiesa, che è “madre e maestra” (Giovanni XXIII) nei suoi ministri tiene solo desta la coscienza del bene comune, e talvolta lo fa con fermezza (cfr Giovanni Paolo II e Benedetto anche nella loro visita in Calabria), ma non entra nella prassi da adottare. Ciò spetta ai laici cattolici presenti negli organismi specifici e agli uomini di buona volontà. Quanto poi all’Orto dei Salesiani, ribadisco, a nome dei Salesiani, che tale tema non doveva essere di pertinenza pubblica. Cosa invece, che è stata posta da pubblici ufficiali e dal Sindaco ad un uditorio vasto, quale la cittadinanza a cui non deve interessare ciò che è privato. Anche in ciò ci chiediamo il perché di questa caduta di tono relazionale e comunicativo. Ci sembra un comportamento non solo improprio, ma anche improvvido. Cosa deve pensare la coscienza mediamente etica e civica? Bisogna convenire che si è andato davvero un po’ oltre, vero? Ciò che eventualmente ci si è detto in privato, pur dandosi visioni diverse di interpretazioni, va proprio sciorinato a tutti? E, soprattutto, perché si è inteso farlo? Ogni famiglia deve amministrare le sue risorse con oculatezza, anche con attenzione sociale e comunitaria per la città (il progetto prevede tutto ciò). La Comunità salesiana, servendosi della metodologia democratica e con tanto di ufficialità, senza incontri di corridoi o di uffici o di “mediazioni” personali estenuanti, fuorvianti e, talvolta …rischiosi, continuerà a far valere i propri diritti. La loro liceità o meno è data da comprovare dagli organi competenti, riconosciuti dal nostro Stato, evitando simulazione e dissimulazioni che aggravano ancor più il presente clima di confusione, di ambiguità e di dispersione del bene democratico. La comunità salesiana non intende barattare con mediazione accomodatizia ciò che, invece, le può essere riconosciuto con diritto. Anche se ciò ci sta prendendo tempo e, ahimè!, ci sta facendo entrare in gineprai non sempre edificanti. Inoltre rifiuta ogni addebito che proietta ombre sulla Comunità ecclesiale. L’operazione di alienazione dell’orto, che si intende fare a termine dei tempi “tecnici” e che si voleva far “avanzare” con trovate non idonee alla liceità, e, poi, stranamente, penalizzata con i successivi ritardi burocratici “occorsi”, mirerà ad un ricavato, che aiuterà la Famiglia Salesiana a poter programmare una più congrua organizzazione delle sue risorse. Inoltre tale vendita è anche un esigenza di rispetto per i bisogni sociali del territorio: invochiamo una edilizia che promuova più convivenza, più residenzialità soveratese e più servizi nella zona. Qui non intendo riprendere altri temi, purtroppo pur impugnati e propagandati sul mercatino di Soverato come, ad esempio, quello del nuovo orientamento, già definito dalla amministrazione precedente e da tutti ritenuto “liberante e aperto”, di non far salire nel cestino per incoronare la Madonna nessuna autorità amministrativa civile ed ecclesiastica, come peraltro si fa dovunque in Italia, e noi siamo in Italia. Ormai da due anni abbiamo voluto affidare questa tradizione dell’incoronazione ad un giovane, e tutti già lo sapevano, anche perché a suo tempo era stato sufficientemente socializzato anche dagli organi di stampa. Cosa concludere? Certo, in tanti si resta interdetti per questo attacco che, in modo inopportuno, per dirla eufemisticamente, intreccia insieme pubblico e privato, civile ed ecclesiale col rischio di ridurre l’autonomia del servizio specifico, quello di incoraggiare all’unità e all’attenzione al bene comune. Addirittura si può rischiare di citare inopportunamente e in modo fuorviante anche il nostro Arcivescovo, quasi che sia dato ad altri enti di pesare la liceità comportamentale della categoria specifica della Chiesa. Cosa c’è sotto? Purtroppo ognuno intende fare la sua lettura. Io faccio quella “terra terra”che con molto realismo si attiene alle cose capitate. Forse non si è gradita la lettera “In necessariis unitas”? Forse si è voluta usare la Chiesa nella problematicità delle dimissioni di Procopio (è stato detto il 29 sul giornale e nell’intervista televisiva dello stesso giorno)? Forse si è voluta distrarre la città da altri problemi, usando la Chiesa? Forse che la questione dell’orto, nella sua gestione burocratica, abbia altri risvolti da quelli dichiarati? Sono convinto che il Sindaco ha a cuore la città e perciò anche di quella grande porzione cittadina che si ritrova nella cultura e nella prassi tipica e ufficiale della Chiesa, e che pure ha peso politico. Gli auguro di mantenersi libero in questo intento, visto che poi di fatto, è proprio lui che porta di più il peso del servizio alla città. A chi giova creare divaricazioni in tempi difficili? Certo, non si può spiegare come improvvisamente le sue relazioni siano cambiate rispetto al tempo precedente alla mia lettera. E pur in tanti dicevano (opportunamente o inopportunamente) che il Parroco faceva tifo per il Sindaco! Ma un parroco rispetta ogni Sindaco, cosa che ho fatto anche col Dott. Mancini e per ben sei anni, e anche quando ci sono stati dei momenti dialettici! Come mai in sì pochi mesi tutto si è capovolto? Alla chiesa non interessa processare le intenzioni. È tempo di riportare le cose, tema per tema, nel loro alveo, senza confusioni e senza far esondare la prassi di vita buona in quella umbratile o turbolenta.  È il tempo di non farsi usare da quel carezzevole venticello di … per cui ci fanno diventare personaggi del giorno e magari anche con qualche puntata di sfottò, di intelligente umorismo e fine ironia per cui, in fondo in fondo, tutto ci si ritrova, nell’ordinario e come persone ordinarie, forse anche con quel sano umorismo alla don Bosco: “Laetare et bene facere e lascia cantar le passere”. E fermo restando che il Sindaco e il Parroco svolgano le loro funzioni, ciascuno nel proprio campo, e con la loro rispettiva capacità di interrelazione, sempre per il bene comune, è giunto il tempo che la verità, qualora la si ritenesse ridotta, la si inveri nelle sedi opportune, senza darsi in pasto a coloro che, soffrendo di insonnia, non sanno come occupare il tempo se non sognando le “leggende ioniche”(1).

È il tempo di darsi ciascuno un momento di riflessione e una riproposta identità, facendosi aiutare da propri collaboratori. È tempo, qualora ci siano ancora riserve, di attingere ad un supplemento di liberalità intelligente, di quel buon senso magno-greco e di quella virtù cristiana, piccola, ma così necessaria, che è l’amore che comunica vis a vis, e senza infarcire la ricerca di quella mediazione ad oltranza che uccide la scioltezza e il movimento del cuore, per quanto possa essere anche un po’ corrucciato o turbato. Come ci ha detto il Papa a Lamezia, bisogna far appello a quella tenacia che non ha paura del rischio del nuovo. E per il credente si impone ancora di più il dovere della preghiera, perché lo Spirito fughi gli spettri del male. Dal 29 u.s. già varie volte ho dato disponibilità al Sindaco di incontrarci. Da parte mia non c’è resistenza. Don Bosco, che appartiene a tanti a Soverato, anche al Comune, perche ne è compatrono, e quindi al Sindaco, exallievo, ci dice ancora: “Per le cose che riguardano la salvezza dei giovani, vado avanti sino alla temerità”. E il futuro di Soverato non sono le nuove generazioni? E forse che le meno giovani, cioè noi, non dobbiamo pensare a loro, ai nostri figli, senza perdere tempo tra le nostre stanchezze? È l’augurio più fervido che rivolgo al Sindaco e a tutti i laici, non credenti e credenti, che devono pensare a come superare questo momento critico, senza anteporre altri tipi di problemi, fossero anche molto personali. Il tempo “calmo e più libero” farà vedere meglio il tutto. E, secondo quel sano equilibrio mediterraneo-evangelico e perciò salesiano, davvero ci si vedrà uniti nell’unico scopo di una Soverato che vogliamo più libera, più “sana”, più bella, quella Soverato, cioè, che credo vogliamo in tanti, incluso il Sindaco e il Parroco. Da parte mia, della Comunità Salesiana e della Comunità Parrocchiale si dichiara, come sempre, la massima disponibilità a lavorare, in libertà e in accordo per il bene comune. La Madonna, castellana e sentinella di Soverato nella piazza centrale del Paese, vegli e ci orienti. Sì, ancora Buon Anno! Soverato,

 13.01.12 Don Tobia Carotenuto
 Direttore-Parroco e Comunità Salesiana Pastorale

 FONTE
 SALESIANI SOVERATO

 

   
   

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