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SOVERATO COMMEMORA GIORGIO GIOVIALE
Venerdì il ricordo di don Alfonso. Oggi la partita di calcio

   


Due giorni “per non dimenticare” Giorgio, a venticinque anni dalla tragica scomparsa in un incidente stradale, il 14 marzo del 1987. Anni nei quali i ragazzi a Soverato erano molto vicini alla parrocchia guidata da don Alfonso Alfano, salesiano e parroco indimenticato negli anni ’70 e ’80, poi diventato “prete di strada” a Roma, responsabile del centro di recupero dei minori con problemi penali e a rischio devianza. Un doppio incontro, quindi, quello che si è svolto venerdì sera nella sede della Libera università della terza età: la presentazione del libro di don Alfano, “Il figliol prodigo torna a casa”, e il ricordo di Giorgio. Ragazzo amato e benvoluto da tutta la comunità, grazie ai suoi modi spontanei e gentili, grande appassionato e giocatore di calcio, Giorgio fu portato via all’improvviso alla sua famiglia una sera di marzo di tanti anni fa. Ma a Soverato nessuno lo ha dimenticato, e la famiglia ha voluto ricordarlo così, con le parole di “zi Fonso”, che di Giorgio si ricorda bene. Presenti, in una sala affollatissima di persone venute anche da fuori, la mamma e i fratelli di Giorgio. Il fratello Maurizio, in apertura, ha ricordato anche altri ragazzi di Soverato strappati prematuramente all’affetto dei loro cari, “angeli che sono con lui”. E don Alfonso, a seguire, ha sottolineato il piacere “di commemorato Giorgio, per tanti motivi, ma anche di non dimenticare giovani meno gioiosi, che non ce l’hanno fatta non per una tragica fatalità, ma perché vittime di problemi più grandi di loro”.

Il riferimento di zi Fonso è a una gioventù falciata da droga e aids proprio in quegli anni, che sfila nel libro con momenti di vita, lettere, episodi anche divertenti, nonostante epiloghi spesso drammatici. Nei brani letti da Salvatore Frangipane e Ramona Calcagno, si è ripercorsa ad esempio la storia di Silvana, una ragazza di Soverato morta di aids, che in don Alfonso, nelle lettere scritte prima di morire, vedeva l’unico amico rimastole, nel fuggi fuggi generale allora provocato, intorno ai malati, dalla scoperta dell’hiv. Storia diversa e a lieto fine, invece, per un ragazzo siciliano che da il titolo al libro con una sua poesia, sorpreso da don Alfonso a bucarsi in strada, a Roma, e da lui portato all’interno del centro e di una nuova vita, che nel tempo ha significato riabilitazione, rientro in famiglia e ripresa degli studi.

Un approccio educativo, quello di don Alfonso, che “recupera la lezione di don Bosco, nella quale fondamentale è l’affettività e l’espressione delle emozioni nel rapporto con i ragazzi”, ha spiegato nella relazione introduttiva Gerardo Pagano. Un’attenzione al centro anche del saluto iniziale di Francesco Grisafi, presidente dell’Università della terza età. “Anche il ragazzo più delinquente può diventare migliore, se si punta su un dialogo ormai dimenticato”, ha sottolineato Marisa Gualtieri, coordinatrice della serata. Infine, le parole di don Alfonso: “testimonianza e dialogo, di questo hanno bisogno i giovani, e non di incomprensibili divieti”.

Tornando alla commemorazione di Giorgio Gioviale, oggi alle 16 sarà giocata una partita al campo di calcio Ippica, “per non dimenticare”.

Teresa Pittelli

   
   


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