|
|
L’acquario
comunale di Soverato, una struttura da oltre 3,4 milioni di euro, di
cui 700 mila messi dal Comune, e inaugurato in pompa magna solo due
anni fa – nell’estate 2010 – vive una lenta agonia, simile a quella
dei pochi pesci rimasti al suo interno. Il resto della fauna
acquatica mediterranea che lo popolava – dal pesce balestra, alle
murene, al mitico cavalluccio marino, simbolo della città – è perita
quasi totalmente nell’alluvione che a fine 2011 ha allagato
l’edificio, mandando in tilt le strumentazioni elettroniche che ne
regolavano il funzionamento. Da allora, sono passati dieci mesi nei
quali nessuno è riuscito a capire se la struttura, previa
riparazione dei danni principali, sarebbe tornata in funzione come
prima, o sarebbe stata destinata a una progressiva chiusura.
L’amministrazione ha prontamente smentito, infatti, di volta in
volta, le accuse di abbandono che arrivavano periodicamente in
questi mesi a mezzo stampa, da genitori o turisti ignari, che a loro
dire si recavano all’acquario trovandolo occasionalmente chiuso. La
parola “fine”, però, su quest’opera pensata per essere un fiore
all’occhiello del turismo, già meta di migliaia di studenti e unica
nel suo genere nel Meridione, non è mai stata pronunciata
ufficialmente. Ma basta passare una qualunque mattina davanti
all’acquario, per trovare la desolazione totale: ammassi di macerie
accumulate nel giardino che – si apprende – sarebbero pezzi del
laboratorio danneggiato l’anno scorso e ora smontato; vasche
completamente svuotate; nessun cartello con gli orari di apertura.
All’interno, fatta eccezione per la sala congressi, ben mantenuta e
utilizzata spesso per convegni e conferenze stampa, tutto il resto
parla di una struttura in dismissione. Solo al piano di sopra
sopravvive ancora qualcosa. “Ci sono quattro orate che ancora non
sono morte, dimostrano una certa resistenza, perché ormai l’acqua
non gliela cambiamo più”, raccontava qualche operatore nei giorni
scorsi, racchiudendo involontariamente in un’unica frase tutta la
malinconia della situazione. Insomma, che sia stato l’alluvione a
dare alla struttura un colpo dal quale non si è più ripresa, o che
manchi la volontà politica di mandarla avanti, in considerazione dei
costi di gestione che si ritengono elevati, in particolare per la
corrente elettrica (ma sul punto non tutti concordano), quel che è
certo è che l’acquario di Soverato non è più in funzione. E che
occorrerebbe spiegarne ufficialmente i motivi, e chiedersi anche
cosa sarà della bella struttura. Una sala congressi? Una
riconversione che ne salvaguardi lo scopo turistico? Interrogati sul
punto, i vertici dell’amministrazione non si sbottonano, anche se
qualche idea allo studio ci sarebbe già.
Teresa Pittelli - Calabria Ora |
|
|