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04/12/2012 - SOVERATO
LA BIBLIOTECA DELLE DONNE FA CENTRO CON “LA GIUDICE”
La presentazione-evento del libro di Paola Di Nicola seguita da 200 ragazzi

   
La giudice. Con l’articolo determinativo di un genere, di un sesso, che continua a subire pregiudizi anche nei luoghi nei quali per eccellenza il giudizio non dovrebbe mai essere preceduto dal “pre”: le aule dei tribunali, la professione-missione di magistrato. “Il femminile per il giudice ancora non c’è, perché lo stereotipo millenario della calza e non della toga, della domus e non della polis, è duro a morire prima di tutto dentro le donne”. Così scrive verso la fine del libro “La giudice” Paola Di Nicola, magistrato del Tribunale penale di Roma, che ieri al liceo scientifico “Guarasci” di Soverato, davanti a una platea di un centinaio di ragazzi e ragazze delle scuole superiori di Soverato, ha parlato dell’affermazione ancora faticosa della propria identità di genere da parte delle donne nel mondo, e nel mondo del lavoro in particolare, identità ancora non scontata, ancora da conquistare al prezzo di una lotta e di un percorso di consapevolezza. La presentazione è stata organizzata dalla Biblioteca delle donne, l’associazione guidata da Lilli Rosso che si occupa di tematiche di genere, nell’ambito di una due giorni al “Guarasci” seguitissima dai ragazzi. I lavori sono stati introdotti da Salvatore Tuccio, vice-preside del liceo, che ha portato i saluti del preside, Vincenzo Gallelli, che si trovava fuori sede. Nel suo intervento, Di Nicola ha snodato il cuore della questione – il coraggio e la dignità di un punto di vista “diverso”, all’interno di una magistratura ormai sempre più femminilizzata ma rimasta legata in gran parte a un modello esclusivamente maschile –  tessendo la tela di un saggio che somiglia più a un romanzo intimo, e che si svolge su tanti piani: quello professionale, quello familiare, quello della riflessione filosofico-giuridica e semiologica, tutti convergenti verso un finale di conquista identitaria che passa proprio dal ritrovamento dei cinque sensi, libero e leggero, al culmine della professione-istituzione e della maturità di donna. Una testimonianza avvincente, un messaggio irrinunciabile, oggi, per le giovani donne e i giovani uomini che si proiettano al futuro e al loro mestiere, senza sapere forse che “per le donne non ci sono più muri visibili – come ha spiegato Di Nicola – ma pareti invisibili che fanno ancora più male”. Fondamentale, nella presa di coscienza narrata da Di Nicola, il linguaggio. Come ha sottolineato nel suo intervento Lilli Rosso, presentando il libro, “la lingua non è neutra, ma ci racconta benissimo la nostra storia, la nostra mentalità, la nostra stessa identità”. A coronare una riflessione così compiuta ed efficace, il fatto che il libro sia stato pubblicato da Ghena (costola della storica casa editrice Epc), “che porta avanti la politica di genere attraverso saggi e romanzi il più possibile divulgativi”, come spiega Maria Francesca Gagliardi, soveratese, giovane direttrice editoriale che al libro della giudice Di Nicola ha fatto anche da editor, e intervenuta ieri nel liceo che aveva frequentato da ragazza. Gagliardi si è inventata Ghena da zero, e quest’anno ha avuto la soddisfazione di partecipare al Salone del Libro di Torino con i primi quattro titoli del catalogo.

Teresa Pittelli - Calabria Ora

 


 

   
   

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