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Uno sguardo alla mia città
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Ma, cosa lega quest’uomo alla mia città? Su un articolo dell’uscatanzaro.net,
risalente al 31 gennaio 2007, ho trovato questa risposta: “ […] A lui si devono
studi sulle tombe sicule, sulla grecoromana Poliporto, sulle tracce di età
imperiale e medioevale; ma anche sulle tradizioni religiose e popolari dei
nostri antenati. L’intitolazione (1) a don Gnolfo vuole essere dunque un atto di
doverosa riconoscenza, e un incoraggiamento all’esaltazione dell’identità
cittadina, che dalla storia trae alimento”. Ulderico Nisticò scrisse a riguardo:
“[…] Unì alla solerzia dell’insegnamento una profonda passione per l’arte e
l’archeologia, sorretta da un ardente sentimento patriottico e ad un vivo
interesse per la politica intesa come servizio del popolo italiano. I suoi testi
storiografici, pur soffrendo a volte di una certa esuberanza concettuale e
ridondanza stilistica, hanno avuto il merito di portare all’attenzione numerosi
aspetti della storia più antica di Soverato e del Comprensorio” (2).
Gli studi e le intuizioni di don Gnolfo sono stati utilizzati dalla
storiografia posteriore: "[...] individuò sulle nostre colline degli
insediamenti siculi e, lungo la costa, alcune loro tombe. […] Sono queste
grotticelle, site in località san Nicola, prospicienti a Poliporto, la
testimonianza, secondo Gnolfo, di una presenza sicula dove oggi è Soverato
Marina […] (3). Esattamente don Giovanni Gnolfo scrisse riguardo alle tombe:
“[…] di tarda età romana, a «cappuccina» o a «mezza botte»; povere di contenuto
e di fattura; se ne son trovate in zona «Lei» (sul pianoro «Spina santa»); in
tutta l’area fra la «Galleria» (lato sud) e l’ex stazione «Calabro – Lucano»;
nella via Trento e Trieste (precisamente sotto la autorimessa del Dr. Alcaro e
sotto la sua abitazione); nella via R. Margherita n . 24 (palazzo Verbaro);
sotto l’immobile «Veca» e nella valle «cafone», prossima alla Stazione” (4).
Ancora, quando Ulderico Nisticò discusse sul termine “Poliporto”, citò anche la
posizione di Giovanni Gnolfo, il quale se ne occupò precedentemente: “[…] Se
invece, come suppose lo Gnolfo, la forma originaria del nome è da leggersi
Paliporto, avremmo una denominazione tutta latina di Porto di Pale, dea del
bestiame; donde, secondo lo Gnolfo, le feste Palileae, divenute in età cristiana
la festa e processione della Galilea […]” (5). Allo stesso modo Domenico Pisani,
quando parlò della Pietà del Gagini, statua conservata nella chiesa di Soverato
Superiore: “[…] Giovanni Gnolfo, docente di storia dell’arte all’Istituto
Salesiano di Soverato, fu il primo a dare una sistemazione organica ai materiali
di studio. […] Devo a questa qualificata base critica e soprattutto all’amicizia
e alla stima che mi legavano a don Gnolfo la spinta necessaria per intraprendere
le ricerche sul gruppo marmoreo. “[…] il salesiano Giovanni Gnolfo, uno dei
primi ad occuparsi dell’opera del Gagini, parlò nel 1969 di «Illogica e
antistorica ripulitura» che rende oggi il gruppo marmoreo «lattiginosamente
albicato» e privo del significato simbolico dei colori” (6). Ci tengo a
riportare ciò che è stato raccontato da Giovanni Gnolfo sulla Pietà, episodio
appartenente alle leggende di Soverato: “Verso il 1510 il Beato Francesco da
Soverato fondò un convento di Eremiti Agostiniani nella campagna fra questa
città e Petrizzi. Esso fu danneggiato dal sisma del 1783. In tale cataclisma il
gruppo Marmoreo riportò alcune mutilazioni (braccio e piede del Cristo),
ultimamente riparate nell’Opificio delle pietre dure, a Firenze. Si racconta
che, dopo il terremoto, sorse contesa fra gli abitanti di Petrizzi e quelli
della novella Soverato: dove portare il gruppo della «Pietà», prezioso cimelio
di arte e di Fede? La tradizione afferma che,… a decidere, fu la Provvidenza: la
Statua fu posta su un carro tirato da buoi; i
quali… presero la via di Soverato. Quando la «Pietà» fu commissionata, «signori»
di questa cittadina erano la famiglia De Nobile di Catanzaro.
All’epoca del terremoto, invece, vi dominavano i
Marincola: Baroni di Soverato e Duchi di Petrizzi. Di un’altra tradizione
dobbiam parlare, già raccolta dal Fiore in pieno ‘600: il Beato Francesco si
trovava a Messina, per cercare aiuti finanziari e commissionare il gruppo
marmoreo per il suo Convento Soveratese. Alcuni marinai Gli avrebbero detto, in
tono canzonatorio, che volentieri Gli… donavano un enorme blocco di marmo
carrarese… già caduto a mare. Il Sant’Uomo accettò l’offerta! Inginocchiatosi
sulla riva del porto, vide emergere dalle profondità marine l’enorme macigno!
Ricaricatolo con facilità, fu portato allo scultore e servì per la «Pietà» di
Soverato” (7). Il 15 Settembre scorso, per la Festa patronale dell’Addolorata, è
stato rappresentato il dramma “Soverato 1521”, di Ulderico Nisticò per la regia
di Tonino Pittelli, ispirato a queste storie e leggende, merito di don Gnolfo.Un sacerdote e una persona quindi di grande umanità, dedito allo studio e alla curiosità. Un uomo da imitare nel suo essere stato interprete della realtà e nel suo essere stato salesiano. Oggi, attraversando la piazzetta “don Giovanni Gnolfo”, rimane solo una targa, la quale però vuole parlare a ogni passante per trasmettere l’importanza della valorizzazione del proprio territorio, perché solo la conoscenza di un posto può aumentare l’amore per il luogo stesso. Note
1- Sabato, 3 febbraio 2007;
Bibliografia Riporto, di seguito, la sua bibliografia, ricavata dai libri di don Gnolfo posseduti da Domenico Pisani, e dal libro “Le muse sul mare” di Ulderico Nisticò: 1969 La “Pietà” di Antonello Gagini (1521) a Soverato Superiore (Catanzaro), Tipomeccanica, 1969; 1969 Una «Cona» di Antonello Gagini nella Basilica di Assoro (Sicilia), Modica S.E.T.I.M. 1969; 1971 Soverato (nei millenni a. C.), Catanzaro, Tipografia Silipo, 1971; 1974 La città di Soverato (e dintorni). Dai “Sikelòi” di Spinasanta alla “marina” odierna. Catanzaro, Tipografia Silipo & Lucia, 1974; 1980 1940-’44 «gabbie» inglesi in Egitto. Sequestri internamenti angherie. Patriottismo di 50.000 italiani. Villa san Giovanni, Edizioni grafica meridionale, 1980; 1986 Ausiliatrice: Potente Condottiera Celeste Luce. Una l’idea: in tre millenni di storia: la 1.a Chiesa di Soverato/Paleporto (VI s.). Soverato, Tipografia Lazzaro, 1986; S.D. Geografia antropica di Asar – os (dal Chrysa al Cimarosa), Soverato, Tipografia Giannotti, s.d.; S.L. Numismatica Mariana, (bizantina e iberica), (Myriam, 1972-73); S.D. – S.T. Nella Patria di Cassiodoro (Roccelletta di Squillace). Bassorilievo Bizantino dedicato all’Ausiliatrice. s.d. – s.t.; S.D. – S.L. L’eroe di Cerisano (beato Ugolino martire) (m. 13 ottobre 1227), s.d. – s.l., Tipografia A. Cortese; Otto Eroi di Santità a Soverato, Catanzaro, Tipografia Silipo, s.d. – s.l.; [dedica qui pagine a Carlo Amirante, il sacerdote che, probabilmente nato a Soverato, operò a Napoli ed è sulla strada della beatificazione]; S.D. – S.L. – S.T. Il crocifisso ligneo di Soverato. Opera di Angelo da Pietrafitta, s.d. – s.l. - s.t.; 1988 don Bosco, s.d. – s.l. – s.t.; Ausiliatrice, s.d. – s.l. – s.t.; Carlo Amirante, s.d. – s.l. – s.t.; Il nome Maria, s.d. – s.l. – s.t.; Marco Aurelio Cassiodoro Senatore, s.d. – s.l. – s.t.; Mater Dei Adiutrix, s.d. – s.l. – s.t.; Paliporto, s.d. – s.l. – s.t.. Abbreviazioni: s.d. = senza data; s.l. = senza luogo; s.t. = senza tipografia. Francesca Mancuso |
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