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La Torre Ravaschiera di Satriano è il “Luogo del Cuore” più votato in Calabria

   
L’impegno profuso nei mesi scorsi dal Gruppo Archeologico “Paolo Orsi” di Soverato nel tentativo di salvare l’antica “Torre Ravaschiera” di Satriano M. na (CZ) ha dato i suoi buoni frutti, almeno a giudicare dalla classifica appena pubblicata dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) che, in occasione del suo quinto censimento, si è fatto promotore dell’ormai celebre iniziativa “I Luoghi del Cuore”, volta alla segnalazione ed al recupero dei beni culturali ed ambientali poco conosciuti o in stato di incuria.

L’instancabile opera di sensibilizzazione e raccolta firme intrapresa dai soci tutti, ha infatti portato ad un ambitissimo 12° posto nella classifica nazionale, su ben 14.555 località segnalate e, addirittura, al primo posto nella classifica regionale, per un totale di 8.493 sottoscrizioni.

La soddisfazione dei promotori, di quanti hanno aderito alla campagna con le proprie firme e dello stesso Comune di Satriano - che ha patrocinato l’iniziativa - è alimentata dalla concreta possibilità di convogliare, in virtù di un risultato così eclatante, l’attenzione del FAI ed il contributo economico messo a disposizione dalla Banca Intesa S. Paolo, verso un celere progetto di restauro e recupero della torre e del suo intorno paesaggistico.

Non a caso, infatti, la scelta di segnalare proprio questo edificio, tra i tanti bisognosi di tutela e valorizzazione nel comprensorio calabrese di pertinenza, si spiega prima di tutto per via del pessimo stato di conservazione in cui versa attualmente – ad imminente rischio crolli ed infestato dalla vegetazione e dalla spazzatura – in secondo luogo, in relazione al significato che lo stesso assume in rapporto al territorio in cui è situato, in quanto simbolo di raccordo tra i centri abitati della costa e quelli dell’entroterra, nonché antico punto d’osservazione sul Mar Ionio e sulle civiltà che dal mare provenivano (Foto 1)


Foto 1

La Torre Ravaschiera, così come la maggior parte delle torri di architettura vicereale (1500-1730), adotta la tipologia costruttiva tipica dell’epoca, che ne rende immediatamente riconoscibile la cronologia di edificazione, ovvero, l’impostazione su base quadrata.

L’ingresso alla torre è posto, come di norma, molto in alto: vi si accede da una scaletta che, all’epoca, doveva terminare in un piccolo ponte levatoio. Sulle facciate si aprono numerosi piombatoi (ciascuno dei fori attraverso i quali si lasciava cadere sul nemico olio bollente o sassaiole). L’interno consta di quattro ambienti sovrapposti, ai quali si accedeva per mezzo di scale di legno amovibili, coperti da un sottotetto a capriate, ormai completamente crollato in seguito alle forti piogge che si sono susseguite dal settembre 2009 ad oggi.

Annesso alla torre è stato aggiunto successivamente, intorno alla fine del XIX sec., un frantoio ad acqua, com’è facilmente desumibile dalla tipologia, dai resti lignei della macchina ad acqua e del muro di canalizzazione, oltre che dall’unica macina superstite (Foto 2, 3).


Foto 2


Foto 3

Alla luce degli elementi strutturali e della documentazione conservata negli archivi di riferimento, si evince che la Torre Ravaschiera appartiene alla tipologia funzionale cosiddetta “cavallara”, cioè di allarme. Il termine deriva dall’impiego di uomini a cavallo, incaricati di percorrere in coppia il tratto di costa assegnato loro tra una torre e l’altra, avvisando dell’eventuale pericolo i “torrieri” mediante il suono dei corni in loro dotazione, o sparando colpi d’archibugio.

Confidiamo che la partecipazione corale all’iniziativa di tutela ed il risultato ottenuto diano uno slancio propulsivo all’interessamento del FAI, proiettando l’indagine su un ambito territoriale più ampio, in modo da offrire spazio ad ulteriori approfondimenti ed al necessario   intervento di restauro conservativo e valorizzazione.
 

   
   


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