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Cultura, Scienza & Medicina -
Calabresi illustri
Stati Uniti, lo scienziato Crea nel ghota
del biotech
di Tonio Licordari
È nato a Palmi 64 anni anni fa. «Mio papà era ferroviere e trasferiva la famiglia nel suo posto di lavoro. Infatti ho vissuto per brevi periodi anche a Scalea e a Milazzo. Quindi siamo tornati a Reggio, a Gallico. Ho frequentato il liceo scientifico ”Da Vinci” e mi sono iscritto alla facoltà di Chimica di Messina, dove ho frequentato il triennio. Lì ho conosciuto un docente che non dimenticherò mai. Lo considero l’arco che ha lanciato la mia freccia nel mondo della biotecnica: il prof. Giovanni Cuzzocrea. Mi disse: “Tu hai talento’’. E mi diede tre lettere indirizzate ad altrettanti suoi colleghi delle Università di Pavia, Bologna e Genova. “Scegli una delle tre città, farai strada”. Lo ricordo ancora con grande commozione». La scelta cadde su Pavia. «Ebbi la fortuna d’incontrare lì un altro docente di grande livello, il prof. Castellani, il quale, lo posso dire con piena coscienza, mi ha messo le ali. Grazie ad una borsa di studio dell’Accademia dei Lincei ho poi avuto l’opportunità di frequentare all’Università di Laiden il laboratorio del prof. Jack Van Boom, uno dei pionieri nella ricerca della sintesi del Dna». Anche l’Olanda e l’Europa gli stavano strette. Il prof. Crea aveva bisogno di finanziatori e di laboratori più sofisticati. E a soli 29 anni, nel 1977, attraversa l’Oceano: «Sono stato attratto - racconta - dalla California. Confesso che per me fu un vero e proprio salto nel buio. E nel laboratorio City ot’Hope ci siamo trovati in sei ricercatori, provenienti da luoghi diversi, guidati da un direttore giapponese, il prof. Itakura. Sono riuscito a fare parte di questo gruppo grazie alle sollecitazioni di una società, la Genentech, che allora era agli albori. Il progetto riguardava la sintesi di un gene per una proteina di mammifero, la somatostatina».
Una grande acquisizione per l’umanità, considerando che i pazienti affetti da diabete aumentano a vista d’occhio. Oggi l’insulina animale non esiste più in commercio: «Essere riusciti a creare in laboratorio - sottolinea Crea - una molecola interamente umana ha permesso di eliminare i rischi e di assicurare una produzione di insulina umana (o sintetica) in quantità illimitate e in modo più facile ed economico». Il dato era tratto. I1 prof. Crea si trasforma strada facendo in scienziato-imprenditore: «Nel 1982 sono diventato imprenditore di tecnologie biomediche. La mia prima azienda, la Creative BioMolecules, nata come società di servizio, produceva successivamente sostanze proteiche di tipo terapeutico. In particolare ci siamo occupati dei fattori della crescita dei tessuti e uno dei prodotti che siamo riusciti a portare fino al paziente è stato quello relativo alla crescita dell’osso». Al suo attivo 25 brevetti. Il prof. Crea nel 1994 diventa direttore scientifico della Neutex e con la sua squadra di ricercatori scopre la ziconotide, una sostanza antidolorifica nettamente più potente della morfina che, a sentire gli esperti, non produce effetti collaterali. Una degli ultimi brevetti riguarda la scoperta delle qualità eccezionali dell’olivo, grazie al quale ha scoperto un integratore, l’olivenoi plus, realizzato dalla CreAgri Europe (un’altra società fondata dallo scienziato reggino) che ha incontrato i favori della Federazione internazionale di medicina dello sport. A Roma di recente è stata firmata una convenzione significativa perché all’integratore vengono conosciute «qualità protettive sull’organismo contro lo stess ossidativo». Per questo ha ricevuto a Ginevra il premio internazionale degli “Nbt Awards”, L’Oscar dell’industria biotecnologica. A che cosa sta lavorando adesso? «Si parla tanto della crisi del petrolio. Stiamo lavorando per produrre dalla jatrophia, una pianta sub tropicale, un combustibile pulito e soprattutto proteine a basso costo». Mancava da Reggio da almeno dieci anni; «Spesso vengo assalito dalla nostalgia. Debbo dire che il clima di San Francisco, dove vivo, mi ricorda quello calabrese». Il suo amuleto: una foto in bianco e nero della squadra della Gallicese nei primi anni 70: «Ero ala sinistra e facevo la mia bella figura. Questa foto è il ricordo più vivo della mia giovinezza reggina». - Tonio Licordari, Gazzetta del Sud, pag. Cultura di Domenica 22 Luglio 2012
Twitter: @LaNostraSalute |
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