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Katia Corea, Segretario Provinciale
VI SPIEGO PERCHE’ IL PD RESTA AL PALO
di Fausto Pettinato

   


  Segretaria, alle ultime elezioni Regionali, i calabresi hanno pesantemente punito la Giunta Loiero e il PD, oltre 300 mila voti in meno rispetto al 2005 che aveva vinto con il 65% di voti. Nel corso della legislatura più volte ho criticato l’operato e l’immobilismo della Giunta, perché non si notava una discontinuità con il passato. Secondo te, avevo ragione o mi sono sbagliato? Qual è la tua opinione su questa pesante sconfitta dopo il trionfo di cinque anni fa?

  Il PD ha trascorso l’ultimo anno in una sorta  di  Vietnam politico , non in Calabria, all’insegna della guerriglia intestina: un clima da tutti contro tutti, culminato con la grande ipocrisia politica della tregua armata imposta dalla presentazione delle liste tre settimane prima del voto. Era davvero molto difficile in questa condizione- che non dobbiamo dimenticare, se vogliamo fare un’analisi quanto più possibile onesta- poter sperare nel recupero sui nostri avversari , reduci da dodici mesi di campagna elettorale tambureggiante. La conflittualità , peraltro oggettiva, che ci ha dilaniati non deve essere l’alibi giustificare  le cose non fatte dal governo regionale passato, ma è chiaro che essa abbia assolutamente offuscato e in taluni casi addirittura vanificato le cose buone prodotte. Ci sono state questioni non affrontate con la dovuta aggressività politica, lo so anche io, ma di certo non puoi negare che la Regione consegnata da Loiero a Scopelliti non è quella consegnata da Chiaravalloti a Loiero, anzi da Mirigliani poiché cinque anni fa il passaggio delle consegne fu fatto dall’allora vice del Governatore uscente, un particolare irrilevante dirai; per me invece fu  il simbolo di un certo imbarazzo istituzionale. Loiero ha  ricreato e poi onorato il patto  tra la Calabria e l’Europa, ha contenuto le spese, ha varato un piano casa , ha lenito le piaghe della falsa riforma Gelmini sui tanti insegnanti precari di questa terra. Certo, poteva e doveva essere più incisivo nelle riforme strutturali , ma la litigiosità del partito e l’esigenza di mantenere la calma al suo interno hanno frenato un bel po’ l’azione di governo.

  Ormai da anni, noi elettori non siamo messi nelle condizioni di poter scegliere tra i migliori, anzi, siamo costretti a dover scegliere i meno peggio: ti sembra una condizione normale? E non è questo forse uno dei motivi della pesante sconfitta? 

  Non è detto però che gli elettori debbano rimanere solo tali. Il futuro di una forza Democratica come il Pd dipende dalla capacità di coinvolgimento e quindi di partecipazione delle persone normali, i non professionisti della politica, al progetto partito. Se ci limitiamo ad esercitare l’elettorato-attivo, non possiamo lamentarci che siano sempre gli stessi a rappresentarci. L’elettore democratico ha una grande responsabilità in questo periodo: innovare la classe dirigente. Come? Entrando nel partito. La qual cosa non deve essere vista come una sorta di passaggio traumatico , ma come un contributo a rinverdire la politica e a ridarle quella linfa etica esauritasi da tempo. Basta rimanere a casa! Ognuno, per come può, dia un contributo alla rinascita democratica del paese e della Calabria.

  Il malessere del PD in Calabria è un dato di fatto. Ci sono voluti tre mesi per eleggere il capogruppo al Consiglio Regionale.  Loiero ha costituito un gruppo separato dal PD nel Consiglio Regionale. Due dei maggiori esponenti, Bova e Adamo, non hanno aderito al gruppo pur essendo iscritti al partito, al contrario di quanto stabilisce il vostro statuto. Assistiamo ogni giorno ad accuse reciproche tra il gruppo dirigente regionale; ma, nessuno si è sognato di rimettere tutti i mandati. Qualche Deputato si è disimpegnata dalla campagna elettorale autosospendendosi dal partito prima delle elezioni regionali, salvo annullarla subito dopo le elezioni; qual è la tua opinione?

  Le scelte recentemente compiute dal nostro Commissario, l’On. Musi, per fare uscire dall’equivoco, io direi dal ridicolo il partito, mi trovano d’accordo. Entro questo mese chi ha assunto posizioni ambigue, intollerabilmente bizzarre, deve decidere da che parte stare, siano Vip o meno. I termini imposti da Musi sono chiari e perentori, qualcuno non se li aspettava ed è rimasto spiazzato dall’out-out del Commissario; pensava di poter giocare sulle spalle del partito chissà per quanto. Il tempo dell’ambiguità deve finire. Ci sta pure che dopo una sconfitta sonora si verifichino contraccolpi e atteggiamenti conflittuali. Essi però non possono durare oltre. Per ripartire bisogna dare una immagine di compattezza . Chi non ci sta , vada fuori.

  E’ dovuta intervenire la segreteria nazionale ed inviare un commissario in Calabria, tra l’altro mal digerito da molti dirigenti quasi come dire:  quà le cose ce le vediamo noi…  Dopo tre anni dalla nascita del PD, sembra che questo partito non sia mai nato in Calabria, siete sempre alle prese con congressi e primarie, che ho sempre criticato, tant’è che in molti comuni avete preso meno voti. Insomma, sembra che ci siano dirigenti ai quali importa più vincere le primarie che le elezioni, esasperando fin troppo la lotta interna.  Non pensi che questo è un gruppo dirigente sufficientemente logorato che da l’impressione di essere troppo legato alla propria poltrona e ha smarrito il senso del mettersi al servizio della collettività?

  Ti ripeto: occorre una presa di coscienza del nostro elettorato e dei tanti potenziali militanti che attendono che il partito si apra realmente a loro. Musi è mal digerito perché in molti- tra  i riottosi- hanno capito che il Commissario non è sceso in Calabria per riscaldare la poltrona , ma per dare segnali di discontinuità concreti. Il  primo  effetto di questa fase commissariale è che non ci sono più intoccabili, anche perché- diciamoci la verità- sono stati proprio alcuni big a deludere e ad umiliare la mission democratica. Gente con un pedigree politico forte che- anziché prendere il Pd per mano- ha dato luogo ad insopportabili atteggiamenti di divismo e di snobismo. Una cosa raccapricciante per una grande forza popolare. I salotti hanno preso il sopravvento sulla piazza e si è visto come è andata: il Pdl sembrava il centrosinistra, noi una confraternita di politici bolliti. E’ ora di finirla.  Per me la sconfitta è stata traumatica. Ma come spesso accade i traumi possono servire. D’ora in poi non mi curerò più di garantire certi rituali da prima repubblica o di non disturbare gli equilibri precari. L’equilibrio o c’è o si crea: basta col precariato.

  Anche a Catanzaro per nominare un assessore al comune sono mesi che vi siete divisi su tutto, fino al punto che, il Sindaco Olivo aveva dato le dimissioni. In generale, e non mi dire che fa parte della dialettica interna, date l’impressione di essere un partito che si parla addosso  nelle proprie stanze, senza un vero contatto e confronto con le persone in carne e ossa. E’ un malessere vero, o è una lotta interna in vista delle prossime elezioni comunali?

  E’ una guerriglia continua, tra poveri.. per giunta. C’è una generazione, o meglio de-generazione  di politici che non riesce a mandare  giu’ il fatto di dover, non mettersi da parte ma, favorire il ricambio generazionale..non solo nel centro sinistra ovviamente. Un tempo la “droga”  del politico era la battaglia sociale, lo spendersi per gli altri, in una parola, l’idealità ; oggi è il potere per il potere , il possesso del giocattolo, si chiami incarico o prebenda, per passare il tempo. Non ti voglio sembrare superficiale e non voglio neanche azzardare improbabili analisi socio-psicologiche, per quanto credo di averne titolo visto il mio lavoro, ma certi comportamenti , certe impuntature al limite del  senile scaturiscono da verità tristi e personalissime, come il non aver piu’  nulla da fare senza la carica. In diverse università tedesche e francesi sono attivi  i corsi di “psicologia della politica” , disciplina bellissima, i cui studi sono  tesi a dare una chiave di lettura reale di quei comportamenti che si vogliono dipingere come politici, ma che poi nascondono miserie e fattori intimi. Dobbiamo avere il coraggio di sottrarre gli strumenti della politica a quanti li usano per lenire il tedio, che è cosa brutta, ma è sempre un problema personale che non deve condizionare il respiro ampio delle battaglie. Per questo, sarò pedante, continuo ad invitare i giovani a diventare protagonisti del futuro democratico entrando e colonizzando nel senso migliore dell’espressione un partito che in molte realtà non profuma di speranza.

  A Soverato l’anno prossimo si voterà. Di recente avete azzerato il gruppo dirigente eleggendo un coordinamento. In oltre quattro anni di giunta del centro destra, la vostra opposizione è stata quasi inesistente. Nessuna idea di sviluppo e progetto è stata messa in campo per questa città, tanto meno, si è tentato di uscire dalle proprie stanze per coinvolgere la cittadinanza, nonostante il centro destra vi abbia spianato un’autostrada con l’immobilismo e l’abbandono della città. Non mi pare che ci sia una vostra autorevole candidatura maturata nel tempo per le prossime elezioni, come al solito vi presenterete come ruota di scorta e senza un progetto?

  Non lo credo proprio. Alla ripresa dalle ferie estive lavoreremo ad un progetto - Soverato che sarà il frutto di una consapevolezza tutta nuova. Basterebbe enumerare i fallimenti delle giunte di centrodestra per mettere insieme una colazione di buoni propositi. Il progetto - Soverato deve vertere più che sui giochi di coalizione sulla necessità civica di ridare orgoglio e fierezza ad una cittadina umiliata dall’inerzia amministrativa. Ti assicuro che ci lavoreremo bene.

  Ai miei tempi, i giovani militanti erano sempre ribelli. Oggi, voi giovani del PD date l’impressione di essere dei cagnolini al guinzaglio. Non pensi, vista anche l’opportunità del commissariamento, che sarebbe ora di ribellarsi a questo stato di cose? Non pensi che con questo clima la gente non abbia fiducia nella politica e si faccia il gioco dell’avversario populista? Non pensi che spetta a voi, nuove generazioni, dare un’immagine seria della politica per ricostruire un clima di fiducia e una nuova classe dirigente?

Ovviamente sono per i giovani e per il nuovo come ti dicevo poc’anzi, però da segretario mi sono imbattuta nel triste fenomeno che mi sembra la tua domanda evocasse. Mi spiego, giovane in politica ho imparato a capire che non  significa sempre nuovo. Ci sono casi di giovani dirigenti o amministratori che sono peggio dei vecchi in quanto non avendo idee o essendo troppo condizionati da situazioni personali, quando non sono alla mercè di certi poteri li scimmiottano  con conseguenze dannosissime sull’economia politica. La strumentalizzazione delle giovani risorse da parte di chi molto spesso non è più presentabile ma vuole mantenere la propria quota è uno dei problemi non del nostro partito ,ma della politica in genere. Quanti sono i ragazzi che entrano in politica per coltivare la speranza di trovare un posto al sole, che inevitabilmente diviene poi anche un posto di lavoro? Tanti , ahinoi. Questo non significa che bisogna precludere la partecipazione a chi purtroppo un lavoro non ce l’ha alle dinamiche politiche; significa che dobbiamo bonificare il terreno dall’opportunismo dando spazio a parsone non sospette di entrare nell’agone per soddisfare l’esigenza di dover sbarcare il lunario. Una classe dirigente che avesse al suo interno ragazzi e ragazze condizionabili , sarebbe debole e finirebbe in pasto ai soliti leoni stanchi . Per questo non basta essere giovani, ma anche liberi per assurgere a ruoli direttivi.  E’ questa la sfida che già mi sta impegnando e che voglio vincere.

(Scritto e pubblicato su Punto&@Capo n. 10 Ottobre 2010 in edicola)

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