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IL SOMMO PONTEFICE, IL SESSO E L'EDUCAZIONE CIVICA

   
Benedetto XVI è un fine ragionatore e, talvolta, fa notizia per le sue sottigliezze come quella sulla "passabilità" dell'uso del profilattico da parte delle prostitute o dei prostituti, che non si è capito se è principio di liceità etica o sovrana concessione...
Nel suo discorso d'inizio anno al corpo diplomatico ha pronunciato la sua geremiade contro le libertà laiche spiegando che l'educazione sessuale e civile, impartita nelle scuole di alcuni Paesi europei, costituisce una "minaccia" per la libertà religiosa insieme ai veti sui simboli religiosi e le feste.
Sinceramente, mi risulta davvero difficile non vedere l'eccesso nell'indicare come "minaccia" della libertà religiosa l'educazione sessuale e civile nelle scuole.
Ogni educatore sa quanto sia deleterio il ritardo e la carenza della scuola, della famiglia, della società nel suo insieme su questi temi.
Educare i giovani a una sessualità consapevole e responsabile favorisce e non ostacola la libertà religiosa e un pacifico convivere civile.
Insomma, il Sommo Pontefice felicemente regnante, non tollera che nelle scuole l’insegnamento sia “neutrale”. Evidentemente preferisce adolescenti che credono che la masturbazione provochi cecità: qualsiasi fola, pur di reprimere la sirena del piacere, in una ossessione sessuofobica di cui non c’è traccia nelle parole di Gesù ma che trae origine da una fissazione nevrotica di san Paolo.
L' educazione civica, poi, dovrebbe essere forse la principale materia d’insegnamento, perché i valori della nostra Costituzione sono l’unico ethos comune, a cui tutti dovrebbero essere educati se si vuole una civile convivenza, quali che siano le diverse convinzioni religiose, politiche e morali di ciascuno.
È proprio l’educazione a interiorizzare la Costituzione, l’unico insegnamento davvero neutrale, l’unico rispettoso di tutte le altre differenze.
Senza quella educazione comune, la convivenza all’insegna della “sovranità popolare”, fondata cioè sull’autonomia di tutti e di ciascuno, rischia di ricadere in una guerra civile potenziale permanente fra “appartenenze” conflittuali di fede, sangue, suolo, ideologie.
Ma Ratzinger, quale ethos comune, quale insieme minimo (ma esigente) di valori, non vuole la Costituzione democratica e la sua interiorizzazione educativa, per la quale sono egualmente sovrani l’ateo e il cattolico, l’ebreo e il valdese, il buddista e il maomettano. Vuole una “antropologia” informata “alla fede e alla retta ragione”. Insomma, la sua. Pretende, perciò, che vengano abrogate le “leggi che limitano il diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari o di certi operatori del diritto”, intendendo con questi ultimi i magistrati che dovessero dare ragione a Englaro e Welby.
Come se una democrazia-democrazia, cioè una democrazia di tutti, e non solo dei fan di una “retta ragione”, di clericale “bacio della pantofola”, non conoscesse semmai il problema opposto: diritti degli individui (in primo luogo donne) calpestati dall’uso politicamente incentivato di tali obiezioni.
Senza perifrasi: Ratzinger vuole che le leggi dello Stato obbediscano alla legge di Dio, l’unica che promuova l’autentica natura umana. E di entrambe il portavoce è...il Papa stesso...
Si chiama teocrazia. È incompatibile con la democrazia. Radicalmente. Anche se nessuno degli infiniti finti liberali che infestano i media italiani lo dirà mai.
Confondere la libertà religiosa con la libertà di dominare le coscienze da parte dei poteri religiosi attraverso l'ignoranza, che è anche ignoranza del Vangelo e dei messaggi di liberazione presenti in tutte le religioni, è roba da medioevo che si insinua nella post-modernità.

Miriam Santopolo
 

   
   


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