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"Creato scientifico, Creato divino" e l'Unificazione linguistica

   
Nel servizio andato in onda su Soverato1 Tv del 16/04/2012, avente per tema il rapporto scienza e fede, nell'ambito di un convegno celebratosi a S. Vito sullo Jonio, con relatore il prof. Zichichi, l'intervistatore ha chiesto all'eminente scienziato (cito testualmente le parole usate, segnalate dal virgolettato):

<< Cosa risponde a quei dubbiosi che credono nel Creato scientifico e però (sic!) non nel Creato divino?>>

Il fisico rispose: << Eh no, no, ... se è Creato, non può essere scientifico. La scienza non crea, la scienza scopre. Io non ho creato l'antimateria nucleare, io l'ho scoperta, perché qualcuno l'ha fatta.>>.

Questa intervista è stata lo spunto, a parer mio, per alzare il sipario sull'effettiva preparazione culturale, sulla professionalità e sulle competenze certificate dei nostri "giornalisti" delle emittenti televisive locali.

Cosa ancora più grave è che con l'intervistatore anche la Calabria ha fatto la figura da ignorante davanti ad un luminare della scienza.

Ricordo a me stesso in primis, le parole quanto mai attuali del prof. Nisticò, con le quali ha redarguito in ogni occasione gli improvvisati conferenzieri che non si documentano e non leggono un libro di cui sono stati invitati a fare una presentazione, o addirittura di scrivere una recensione.

I nostri "giornalisti" delle televisioni locali, o forse dovrei dire "annunciatori e/o lettori di notizie", presentano delle carenze oggettive:

 

- Una sconveniente cadenza dialettale;

- Un' assoluta ignoranza dell'intonazione delle parole nella lingua italiana;

- Una scorretta espressione grammaticale, lessicale, sintattica e fonetica.

 

Al momento dell'Unità d'Italia, gli italiani che non sapevano l'italiano erano tra il 75 e l'80 %. Nei vocabolari dialettali del secondo '800, italianizzare alludeva ad un'affettazione di modi italiani percepita come innaturale. Pare che anche il Re Vittorio Emanuele II, allorquando prese possesso del Quirinale, abbia detto: "Aj suma "(Ci siamo).

Poco prima della nascita della televisione, nel 1951, il 65% degli italiani era ancora dialettofono. Da dieci anni in qua, la cifra è scesa dall' 11, 3 al 6%.

L'italiano non è più una lingua "con la penna", ma dovrebbe essere oramai divenuta la lingua di uso corrente di tutti noi.

Ciò non significa che i dialetti non abbiano la dignità di lingua, ma "diciamo lingua quel dialetto che a un certo punto per motivi culturali, economici e sociali si è imposto sugli altri" (da G. L. BECCARIA, Mia lingua italiana, EINAUDI, p. 76).

Orgogliosi di essere calabresi, anzi Italioti, custodi di una gloriosa civiltà, ma liberi dalle stonature dialettali permanenti degli operatori dell'informazione locale.

Non è mai troppo tardi per...

 A. O.
 

   
   

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