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LA MIA PARTE INTOLLERANTE - a cura del Libero Cittadino in un Libero Mondo

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BASSO JONIO SOVERATESE – “A RUOTA LIBERA”

A cura di Massimiliano Riverso

E’ tempo di mozioni di sfiducia, dell’affermarsi del qualunquismo antipolitico, di instancabili intimidazioni ai premier del Basso Jonio soveratese, atti insalubri che hanno interessato anche isole apparentemente felici quali il piccolo borgo di Gasperina. E’ tempo di illazioni o verità presunte, di rapporti illeciti con l’altra sfera del potere nostrano, di antichi casali demoliti dall’ignoranza di una popolazione che all’oscuro della valenza storica dei cosiddetti “ruderi” sopravvissuti al tragico terremoto del XVIII° secolo si adagia sulla filosofia del cemento. E’ tempo di bilanci stagionali per la neogiunta satrianese satura di propositi ma ancora priva di fatti&risultati nonostante il plebiscito bulgaro che l’eresse su un piedistallo stabile, è il momento della rivolta di Limoncelli, rais del comitato “May Day”, figlia di un pensiero latente nell’anima dell’ego calabrese puro, è l’ora della battaglia a suon di abstact delle fazioni soveratesi che sancisce la vittoria per ko tecnico del serafico Mancini protetto dal suo instabile carrozzone alla ricerca di una poltrona al sole. La gente comune osserva l’accatastamento di “mundizza” che la circonda, la opprime, la soffoca allontanandola lentamente dal filo logico dell’evoluzione culturale, dalla realtà della costa jonica offuscata dal potere centrale della casta romana e catanzarese.

In questa baraonda generale il sussidio “extracomunitario” per lo svimez annovera numerosi finanziamenti, che grazie  alle direttive di partito adottate dalle giunte prive di ogni nesso di logico muore sperperato a destra e a manca, grazie anche al sussidio dei “servizi segreti nostrani”. Per consecutio temporum  i fondi stanziati dal governo centrale sono tristemente destinati a finire nel pozzo senza fondo della mala amministrazione. Retorica, maledetta retorica vivi comunemente nel nostro spirito deturpato dalla conditio vivendi del profondo Basso Jonio. In realtà la retorica trasmigra nella palese realtà dei fatti che costella le giornate joniche intrise di routine e ozio per i numerosi disoccupati intenti a bivaccare nelle strade assolate dal tepore autunnale.

Veniamo al dettaglio dei numerosi eventi che hanno decorato l’anfiteatro del Basso Jonio negli ultimi tempi.

Lomanni e la città di Gasperina hanno assistito ad un rogo “inconsueto” appiccato da piromani comuni, alla ricerca di comunicazione mediante segnali di fumo alla fragranza di benzene. L’Anci coadiuvata dal sostegno del sindaco della città adagiata sulla valle del Crati, evidenziano il presunto valore delle forze militari nel sedare il clima di terrore che si è sviluppato nella nostra area. Tangibili sono i risultati ottenuti, tentativi vani contro il potere della ‘ndrangheta eversiva” ovvero una forza secolarmente radicata nelle terre dominate in passato dai Crotonesi e Locrati. L’ipotesi suggestiva di protezione ad opera degli ausiliari dell’ordine, timorosi degli innumerevoli capetti di quartiere dei feudi calabresi, viene quotidianamente smentita dalla lex vigenti nella nostra terra. La soluzione definitiva sarebbe la trasfigurazione culturale dei ceppi influenzati della nostra società, cocciuti nell’intraprendere la strada più semplice e meno tortuosa per raggiungere la lucrosità tanto bramata.

La questione soveratese ha raggiunto la soglia di attenzione, difatti una volta superata la resistenza al taglio innescherà uno smottamento di immani dimensioni. Il consiglio comunale si è concluso con l’annientamento della politica, con la disfatta degli elettori soveratese rappresentati da amministratori superficiali e da una minoranza a volte realista e a volte visionaria, creatrice di castelli di cartapesta facilmente sfaldabili dall’abilità politica del premier Mancini. Molti punti risultano ancora irrisolti e celati, difatti la res ambulanti rimarrà un arcano irrisolvibile in quanto nel caso in cui sia intervenuta la manonera nemmeno l’intervento del SISMI paleserà l’ampliamento dei posti fieristici in campo Nunzio Marino. Risultato della battaglia intrapresa dalla minoranza nei confronti della CdL soveratese è il definitivo rigoglio della nausea somatizzata dai cittadini dell’antica Poliporo, fermamente convinti di non essere rappresentati né dall’Amministrazione Comunale né dal tandem Calabretta-Rombolà. Soverato è alla continua ricerca di un leader “normale” che possa terminare la convalescenza del Mancini Bis e la inconsistenza del frazionato polo di centro-sinistra soveratese. Pettinato e Limoncelli potrebbero portare nuova linfa al motore politico, il tempo fornirà ulteriori oracoli sui futuri scenari.

Satriano, antica Caecinum dopo 4 mesi di amministrazione Drosi, tranne il congedo del disperso sindaco Battaglia non ha fornito alcun segno degno di nota, fatta eccezione per interventi routinari di quartiere quali la rimozione dei cosiddetti RSU su precise richieste del cittadino. Tra le molteplici garanzie non mantenute annoveriamo il silenzio di internet, frequente compagno della problematica rete di cablaggio calabro. Il servizio latita causa mancanza di fondi nonostante lo spam costante del premier pubblicitario che governa il costone satrianese, ostinato a non prendere in considerazione soluzioni alternatice. Gli ultimi eventi legati al ramo artistico-culturale hanno rimarcato la reiterata assenza di tutela del patrimonio storico satrianese, battezzata con la demolizione pro-viabilità delle mure di cinta del 700’ prossime a Via Patella. Il decano Battaglia è stato martoriato dall’opinione pubblica, ma il neopremier Drosi, purista della cultura indigena, riuscirà mai a redimersi da tale atto insulso.

Il qualunquismo immedesima la progenia della cattiva gestione politica indotta dai soliti noti, la nostra indulgente inoperosità, una staticità secolare non idonea al blasone dell’antica Bruzia. L’illusione che il mondo catanzarese rappresentasse il Calabria Dream crolla giorno dopo giorno, grazie ai rapporti extra territoriali ed alla minuziosa conoscenza della realtà locali dislocate nell’alto casentino, nel reggino tirrenico, nella medesima locride. Il Mar Jonio dorme adagiato su un guanciale freschissimo tinto di color smeraldo, le comunità distribuite nella terra dei due mari, della macchia mediterranea, dei torrenti a carattere regionale sono ormai  rassegnate ad interpretare la politica come un corpo estraneo al proprio patrimonio culturale.

 Il regresso continua avrà mai termine?

Massimiliano Riverso

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