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LA MIA PARTE INTOLLERANTE - a cura del Libero Cittadino in un Libero Mondo

Numero 26 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it

SPECIALE SU SATRIANO: L’EPOPEA DEL RE MIDA

“Orsù dal tavoliere color smeraldo che lambisce la risicata costa satrianese si scorge l’alba di una nuova era, che timidamente avvolge l’antica Caecinum. Finalmente dopo decenni trascorsi ad audire un silenzio amministrativo assordante è approdata sulle sponde del  fiume Caicinos(Ancinale) il Re Mida, il quale grazie alla divinità Dioniso ebbe in dono la capacità di trasformare in oro tutto ciò che toccava. Re Mida insieme ai suoi “fidi servitori” ha appena abbracciato un viaggio governativo nel “nosocomio satrianese”, attivandosi subitaneamente per una maggiore propensione all’interazione umana ed al progresso culturale, malgrado  frequentemente sia celata da un sardonico sorriso politichese di rito rivolto all’inerme cittadinanza satrianese. La transumanza umana verificatasi nell’ultimo round elettorale ha sancito una rivoluzione radicale nella visione politica dell’elettorato, irrazionalmente trasferitosi sotto la protezione dell’Unione coadiuvata da una morente Democrazia Cristiana, ormai tristemente avviata all’estremunzione per resuscitare in una nuova veste traditrice, ovvero nel nascente Partito Democratico.”

Il tempo per esprimere giudizi e valutazioni sull’operato governativo locale risulta ancora acerbo, in quanto 4 mesi vissuti a cavallo del solleone estivo risultano irrisori per comprendere la reale conditio della comunità satrianese, che ahimé si avvierà desolatamente al sonno profondo con il letargo invernale.

L’odio regresso nei riguardi del tandem B&B traspare dalla eloquente ed estremamente faziosa missiva della acuta satrianese, evidenziando la boutade amministrativa inflitta per 2 lustri all’amena cultura satrianese. Attenzione però la memoria storica viene in soccorso all’ attento intelletto satrianese, palesando l’evidenza che il 50% dei candidati eletti ed il gotha nascosto dietro le terga dell’amministrazione comunale presentavano uno stretto nesso con il decadentismo precedente, somatizzato inconsciamente nel tempo dalla nostra popolazione. Rinascita e rinnovamento dovrebbero essere le prerogative di comunità ancora nella fase di muta, dove le fondamenta progressiste ed evolutive tardano ad essere impiantate in un suolo poco fertile, a causa della presenza costante e dominanza amministrativa dei “soliti noti”. Una primaria fonte di democrazia si avverte nell’aere satrianese, in quanto il cosiddetto governo di centrosinistra per indole si presta ad una maggiore attenzione nei riguardi della sfera sociale, allo stesso modo emerge l’irrazionalità delle espressioni che sanciscono l’attitudine alla metamorfosi ed alla spiccata progettualità in prospettiva futura della Giunta Drosi.

Il viaggio da intraprendere per ridestarsi dall’anonimato dell’annozero satrianese risulta essere arduo e tortuoso, saturo di vincoli amministrativi da aggirare e altalenante per effetto dei capricci amministrativi manifestati da “prime donne” interne all’amministrazione comunale. Segno premonitore dell’instabilità presunta è stato l’astensionismo del delegato municipale della Marina Antonella Bevacqua, nella votazione pro demolizione del cosiddetto “rudere” di Contrada Martelli, ultima reliquia della cultura settecentesca custodita nel territorio comunale della Cittadella.

Tale reperto storico risalente al 700° adornato dalla presenza di incisioni di Giano, resti antichi e feritoie caratteristiche, nonostante il veto imposto dall’associazione per la tutela del patrimonio artistico calabrese “ Gruppo Archeologico Paolo Orsi” è stato tristemente demolito nell’arco di poche ore, ostruendoo inoltre l’eventualità di uno studio archeologico approfondito mediante la tecnica della prospezione archeologica oppure mediante l’elaborazione di una stratigrafia del terreno.

Il terribile sisma del 1783 incentivato dalle piene dei fiumi che delimitano il costone satrianese ridusse in un informe ammasso di rovine il nostro paese. Nei tempi antecedenti alla scossa tellurica, Satriano splendeva per l’esteticità dei suoi palazzi, per le numerose cappelle, per le sue opere architettoniche e per gli affreschi che adornavono le chiese, Tra gli affreschi celebri vi è "La Madonna della Pietà di Mattia Preti, originario di Taverna nelle vicinanze di Catanzaro. (Il Preti divenne famoso oltre per le sue opere anche per gli affreschi compiuti a Roma nelle chiese di S. Andrea della Valle e a San Carlo ai Catinari.) I numerosi quadri non esistono piu; unici cimeli dell’antico splendore di Satriano rimangono il frontespizio greco della Chiesa Matrice e l’artistico stemma, in marmo pregiato, della Casa Ravaschieri, ora sistemato su una piccola fontana all’entrata del paese.

Dopo la demolizione del muro di cinta che lambiva l’incrocio tra via Patella e Corso Vittorio Emanuele III, la nostra memoria storica assiste ad un ulteriore smacco all’essenza dell’arte, mal custodita o meglio ignorata nella mia città. L’ultimo baluardo di un trascorso fiorente resta la Torre Ravaschiera, la quale nelle vesti di importante effige artistica comunale necessita da anni una maggiore tutela da parte degli enti locali, per limitare ulteriormente gli effetti del degrado e dell’erosione incipiente.

Tralasciando le operazioni di routine amministrativa inerenti agli ordine del giorno discussi nell’ultimo consiglio comunale, è doveroso asserire che tale evento deve condurre la nostra popolazione ad una attenta disamina, ad una oculata riflessione sui provvedimenti intrapresi e approvati grazie al potere dei numeri. L’antidemocrazia spesso non si specchia nell’opposizione ostinata delle minoranze (Soverato deocet!)  ma riflette l’estrema ratio della maggioranza.

In illo tempore la coppia B&B fu quasi lapidata per la demolizione mattiniera diretta del reperto storico satrianese, mentre l’evento avvenuto nei giorni scorsi è “scivolato liscio liscio” senza nessuna opposizione di sorta. Riflettete gente, riflettete.

Il re Mida però si accorse presto che per effetto del potere conferito da Dioniso non poteva neppure sfamarsi, in quanto tutti i cibi che toccava si tramutavano istantaneamente in oro. Resosi conto che la sua cupidigia amministrativa lo avrebbe portato alla morte, implorò Dioniso di togliergli tale potere, che impietosito dal dietrofrone del re, esaudì la richiesta.

Mida fu successivamente punito dal membro del gotha satrianese Apollo in quanto non lo aveva nominato vincitore in una lotta interna con Marsia (o Pan), con un paio di orecchie d'asino. Solo i barbieri del re satrianese erano a conoscenza della cosa, e costoro andarono a confessare il segreto in una buca presso uno stagno prossimo a Malandrano. In seguito su tale terreno dislocato lungo gli argini dell’Ancinale nacquero delle canne e si dice che col vento sussurrassero: Re Mida ha le orecchie d'asino!.

Cari saluti alla mia cittadinanza.

Massimiliano Riverso

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