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La Calabria, dalla narrativa alla realtà

di Vincenzo Pitaro

Non mi capita mai di commentare (o, peggio ancora, giudicare) ciò che scrivono i colleghi. Sia ben chiaro: non perché non avrei mai nulla da eccepire, ma perché sono da sempre convinto che ogni scritto si caratterizza, in primis, per la soggettività. Tutti quanti - quando scriviamo - esprimiamo pareri, non sentenze e neppure verità scientifiche.

Un’opinione, una riflessione, un qualsiasi punto di vista, e persino una «critica», per sua intrinseca specificità - come fra l’altro ben ci insegna Popper - non è confutabile in sé. Tutt’al più, sebbene ritengo che poco abbia a che fare con la professionalità giornalistica, le si potrebbe opporre un’altra opinione, altrettanto soggettiva.

Orbene, questa volta, dunque, perdonatemi!, voglio fare un’eccezione. Dopo aver letto la piacevole riflessione che l’amico e collega Domenico Logozzo (calabrese di Gioiosa Jonica, caporedattore Rai in Abruzzo), ha fatto sulla Calabria in seguito alla lettura del romanzo «Milano non esiste» - di cui è autore un altro amico calabrese, comune ad entrambi, Dante Maffia - è capitato anche a me di fare delle considerazioni. Come dire? Una riflessione tira l’altra, creando quasi una sorta di effetto domino. In questo caso, però, non è stato tanto il volume di Maffia (peraltro letto attentamente e con affetto) a stimolare l’azione del mio riflettere, ma lo stesso scritto di Logozzo, apparso su «Calabria Ora».

In esso, il buon Mimmo Logozzo - che da un quarto di secolo vive e lavora in quel di Pescara - fa, sì, un’attenta analisi sui problemi calabresi. Sono ottime annotazioni, le sue. Osservazioni che, peraltro, rinverdiscono ricordi su fatti, immagini di persone e cose passate, conservate nella sua memoria. Molte cose, certo, sono ancora attuali. Questa Calabria rimane a tutt’oggi la regione delle promesse mancate, e tant’altro. Tuttavia, come calabresi, che dobbiamo fare? Possiamo ancora continuare a discutere sul caso Saline, sulla Liquichimica di Montebello Jonico, sul Centro siderurgico, sulla mancata industrializzazione della Calabria e via dicendo?  La Calabria di oggi è veramente rimasta tale e quale, ancorata agli anni Sessanta o Settanta? Io penso proprio di no, anche se - come ho avuto modo di scrivere recentemente - questa regione, purtroppo, sembra trasformarsi sempre più in una vera e propria fabbrica di scontentezze. Potremmo rispolverare a tal proposito anche Gaetano Salvemini o Giustino Fortunato, grandi storici, grandi meridionalisti. E potremmo anche dire che le colpe di tutto questo stato di cose ricadono maggiormente sui vari governi centrali che si sono succeduti nel tempo, i quali hanno badato più a curare gli interessi del Nord, piuttosto che pensare a quelli della Calabria e dell’intero Mezzogiorno. Ma servirebbe a qualcosa?

La Calabria che noi tutti (oggi) vorremmo vedere, sarebbe una Calabria viva, operosa, produttiva, occupata, competitiva, agile, snella, sburocratizzata, pronta a dare risposte ai bisogni e alle attese di chi la abita, ecc. Ogni calabrese, per di più,  vorrebbe trovarsi sempre lontano dalle «preoccupazioni» che nascono quando è necessario dosare gli sforzi dell’intelligenza con i colori delle tessere di partito. Per raggiungere questi obiettivi però è necessario tagliare i ponti con il passato, evitare di continuare a leccarci le ferite, e guardare sempre più in avanti, verso nuovi orizzonti, continuare cioè a parlare di Calabresità, di nuovo meridionalismo ma pur sempre in contrapposizione a quel vecchio meridionalismo piagnone e protestatario.

Il romanzo di Dante Maffia, «Milano non esiste» - con buona pace di tutti - è un eccellente romanzo ma è ambientato negli anni Sessanta e rispecchia solo ed esclusivamente quegli anni, o meglio descrive una Calabria che in buona parte non esiste più. È un libro che merita di essere letto, per carità. La buona narrativa aiuta sempre. Quando poi si tratta di un bel romanzo-verità, meglio ancora. Aiuta anche a conoscere il passato. Solo per questo, però, niente di più. La narrativa è una cosa, la realtà è un’altra.

 www.vincenzopitaro.it


Clicca sul pulsante che appare qui sopra, per leggere l’articolo del caporedattore Rai, Domenico Logozzo, a cui si riferisce il giornalista e scrittore Vincenzo Pitaro in questa rubrica

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