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Scopelliti e la Calabria, dalle parole ai fatti

di Vincenzo Pitaro

Lotta alla ‘Ndrangheta. Voglia di cambiare. Risoluzione dei problemi rimasti insoluti. Volontà di costruire.

Giuseppe Scopelliti (unico Reggino fino ad oggi, nella storia dell’ente Regione, chiamato a guidare il governo della Calabria) per la sua prima volta da governatore ha scelto questo cocktail.

Perché non credergli? Ne viene fuori una miscela che lascia ben sperare in una cura efficace per una Terra, come la Calabria, che soffre mali antichi.

I rituali «commenti del giorno dopo», inutile dirlo, questa volta non servono. Il responso venuto fuori dalle urne il 29 marzo parla chiaro:  il ciclone Centrodestra ha letteralmente travolto Agazio Loiero e compagni. Sulla carta (almeno per quanto riguarda il quadro politico) il cambiamento c’è stato.

Tuttavia, più di qualcuno all’indomani si è chiesto e continua a chiedersi: «Cosa riuscirà a fare ora Scopelliti? Come si concilia la sua volontà di cambiare con l’elezione di alcuni consiglieri di maggioranza che, ai tempi in cui hanno occupato gli scranni di Palazzo Campanella, si sono rivelati ostili al cambiamento?»

Le cassandre, come si vede, non mancano. Ma a chi giovano i predicatori di catastrofe prossime venture? Non di certo alla Calabria. Per cui, le opposizioni - prima di emettere «verdetti» affrettati nei confronti della nuova coalizione - dovrebbero avere almeno la compiacenza di aspettare di vederla all’opera.

Giuseppe Scopelliti guiderà il nuovo governo regionale con il sostegno dell’Udc e di altre compagini. Lo guiderà con serena coscienza. Se ci saranno (e non ci dovrebbero esserci dubbi) le condizioni per portare avanti una linea di risanamento, il neo-presidente ha il dovere di restare al suo posto di responsabilità, assieme ai suoi assessori, cercando di dare alla Calabria il meglio di sé.

Dovrà togliersi, certo, qualche «peso». Dare spiegazioni, replicare alle opposizioni, sviluppare analisi politiche. Il «peso» più grande, intanto, è rappresentato dalla situazione che le nuove forze politiche di governo regionale - checché se ne dica - sono costrette ad ereditare. È piuttosto monotono ricominciare ad elencare tutte le insufficienze e tutti gli errori, le incapacità, di coloro che hanno governato precedentemente la Calabria. Ora, inutile continuare a leccarsi le ferite. Bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare sodo.

La nuova giunta regionale - secondo le aspettative della parte sana della Calabria, che è la stragrande maggioranza - dovrà prioristicamente cominciare a battersi per ottenere dal Governo centrale, e dal Parlamento, provvedimenti che assicurino una seria lotta alla criminalità organizzata per poi determinare un indirizzo politico di sviluppo (economico, occupazionale) che finalizzi il rigore nella spesa al conseguente reperimento delle risorse da destinare agli investimenti turistici, agricoli, culturali, industriali, e via dicendo.

Scopelliti - e lo diciamo senza correre il rischio di cadere nella retorica - potrebbe costituire, in tutto questo, una seria ipoteca. Per cui, al fine di poter realizzare gli indirizzi programmatici dovrà soltanto cercare di far corrispondere, in una coerente ed indispensabile omogeneità politica, i mezzi e le necessarie terapie. Niente infatti, d’ora in avanti, potrà più slittare o essere congelato. I tempi si sono allungati fin troppo. Anzi, le precedenti legislature hanno reso più acuti alcuni aspetti e più urgenti le risposte. È necessario perciò passare subito dalle parole ai fatti, per evitare che marciscano le idee ed i propositi, facendo ingiallire i progetti.

© Vincenzo Pitaro
www.vincenzopitaro.it

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