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Conosciamo l'Italia e la Calabria che vale
Il treno, i Turchi e...

   
Quando c’è da partire, la mia valigia è sempre pronta, verso nuove mete, nuove esperienze. Ma questa volta un sentimento speciale ha caratterizzato l’itinerario, un insieme di sensazioni e di momenti fatti di memoria, incontri, spettacoli, odori, linguaggi. Ed uno di questi è stato il treno storico che mi ha portata fra la  Puglia e la Lucania, in un viaggio bellissimo e di grande interesse storico e ambientale. L’associazione ATSP (Associazione Treni Storici Puglia) che ringrazio per l’accoglienza e la generosità, è stata l’organizzatrice  di questo incontro di storie dove il tempo ha fatto marcia indietro e ha portato il sapore e l’atmosfera di un secolo fa quando un treno elegante e raffinato, lunghissimo di vagoni fra cui le “cento porte” detti così per le numerose  uscite che permettevano di scendere alle fermate da ogni scompartimento, percorreva le ferrovie che attraversavano intere regioni.  Sono partita col mio gruppo di calabresi, giovanissimi ragazzi appassionati del treni, da Catanzaro Lido lungo  la costa ionica fino a Taranto, passando per Metaponto.  Fra pianure e uno splendido  sole quasi estivo di fine maggio, siamo arrivati in serata in un magnifico Bed and Breakfast ubicato in un palazzo nobiliare di inizio 1900 e qui, nella quiete del grande parco, abbiamo atteso l’arrivo del giorno. L’avventura ferroviaria ha avuto così inizio al mattino presto dalla stazione di Taranto dove odori quasi metallici e petroliferi, per via delle raffinerie e delle industrie metallurgiche che di notte con le loro luci creano un paesaggio surreale, si mescolano ai profumi della natura un po’ selvaggia fatta di gravine e grandi distese alberate e   dove il treno attendeva i numerosissimi partecipanti di più vario genere, tra giovani famiglie, gruppi di anziani, ragazzi, provenienti in maggioranza dalla Puglia ma anche da altre regioni d’Italia, tutti accomunati dalla forte curiosità di vivere un’esperienza unica nel genere e così affascinante. La meta: Potenza. E lungo il tragitto un viavai tra i vagoni e gli scompartimenti per ricordare o sapere per chi non l’aveva visto, come si viaggiava un tempo, seduti, composti e riguardosi su sedili di legno oppure in prima classe dove mi avevano assegnato il posto, su comodi ed eleganti sedili rivestiti in velluto e ricche passamenerie  dai colori caldi e forti tipici dell’epoca, gli Anni 20, dei veri salotti liberty, come i lampadari con richiami Tiffany nella forma. Ci sentiamo tutti amici perché uniti da un percorso comune ed eccoci al finestrino per fotografare in sincronia, le magnifiche ginestre in fiore; immaginate il profumo in quelle vallate attraversate dal fiume Basento e verdi di macchia mediterranea. E i volti dei passeggeri che nonostante il look moderno, prendevano un’espressione quasi antica, semplice e dolce, divertita e un po’ stupita, come una volta.  E così, giunti alla stazione di Potenza entriamo nel vivo della kermesse per noi organizzata e nel bagno di folla che ci attende per accoglierci, chi meglio poteva farlo se non una banda musicale in costume d’epoca che ha cambiato i connotati insieme al treno, a tutta la scenografia. La città di Potenza è in festa, migliaia di persone tra cui io, partono dalla stazione per raggiungere il centro storico. Dei pullman navetta effettuano questo trasferimento, quando non si prendono le numerose scale mobili che annullano il dislivello. Ma prima di avviarci, una bella sorpresa: una mostra di automobili d’epoca organizzata dal Lucania Ancient Motors Club e sponsorizzata dal Comune di Potenza Città Cultura,  contribuisce a rendere ancora più retro tutto l’ambiente. Che bella manifestazione..mi diletto ad immortalarmi accanto a queste belle auto. Ma ancora più sorpresa mi tocca quando il miei adorati angeli custodi (i ragazzi appassionati dei treni e soci calabresi dell’ATSP), mi fanno perdere le navette e mi sconsigliano le scale mobili, almeno in salita, per una soluzione, secondo loro molto più bella e salutare: 7 km a piedi lungo la linea ferrata, in mezzo alla campagna e, meno male, senza pericolo treni, perché domenica. Accetto..ma non seguite il mio esempio..

Di fatto, non è stato così male, a parte la scomodità del camminare sui sassi della massicciata, anzi devo dire una passeggiata molto suggestiva  perché fiancheggiata dal verde più totale fra sambuchi, rose selvatiche, edere intrecciate, coraggiose campanule che hanno attecchito anche sui binari. E’ stato un bel momento per pensare camminando..

E dalla solitudine ferroviaria, alla grande bagarre festaiola che ha invaso Potenza con i suoi palazzi d’epoca, i negozi aperti, le numerosissime bancarelle, le mostre. Fra queste una in particolare mi ha colpito perché ha evocato la bella storia medievale dei falconieri esponendo veri e vivi esemplari rapaci,  addestrati a farsi ammirare dal numeroso pubblico. Anche io li ho fotografati, a debita distanza, s’intende..

La tipicità di questa città sta nell’avere un’aura tutta particolare, con le sue genti dall’identità quasi calabro-campana, il suo stare in alto con i suoi palazzi antichi e moderni, le sue storie, le presenze multietniche. In questo tripudio di folla, musiche e concertini, l’evento più atteso sta per cominciare: la Storica parata dei Turchi. Già il titolo mi ispira molto e non vedo l’ora di sapere e vedere cosa è ma soprattutto vivere l’emozione di questa ricostruzione che un po’ rappresenta tutto il destino del Sud legato all’arrivo poco pacifico e benvoluto di questo popolo sanguigno e così appariscente che molti secoli fa sbarcava e saccheggiava le coste e non solo, anche le nostre. Ma qui il pericolo non è vero e ci godiamo i preparativi del corteo nel grande campo sportivo Viviani. Oltre settecento comparse a rappresentare con fedele ricostruzione dei costumi,  il tessuto sociale di quei secoli densi di cambiamenti e tensioni, ideali e divari che vedevano la nobiltà contrapporsi al popolo, il clero dell’Inquisizione agli aneliti di libero pensiero, l’Occidente contro l’Oriente della Guerra Santa, le dame, i cavalieri, i contadini, i notabili, i soldati, i frati, e poi loro, ricci, truci, quasi veri, incavolati neri: li Turchi. Con i loro quasi cavalli addobbati di medaglie e ciondoli come i padroni, sfavillanti di ori e di stracci, feroci e sinceri, belli. Per chi ho tifato io? Mah..era una farsa, si poteva fare.. e quindi..mi hanno pagata con un ronzino…

E’ stato un pomeriggio straordinario da cui a malincuore mi sono congedata dato che il treno giù in stazione verso il sera ci attendeva per il ritorno col suo carico di gente più ricca in cultura ed esperienza. Ma prima di chiudere questo mio reportage non posso non ricordare, in mezzo a tanto sapore, un retrogusto un po’ amaro che Potenza nonostante gli sforzi, emana e sappiamo tutti perché. E io che, come molti, non ho potuto non pensare, non ricordare, chiudo con un saluto a lei, Elisa. E poi a lui, piccolo amico che amava i treni e che da qualche giorno ci ha lasciati, Marco..

 Vittoria Camobreco

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