Rubrica di Opinioni di Francesco Raspa

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Il manifesto elettorale di Francesco Francavilla

  


Provo a scrivere qualche impressione sul manifesto elettorale di Francavilla, candidato nella lista civica “AMO SOVERATO”. Lo faccio con tono semiserio, con l’intenzione di scherzarci un po’, ma anche di provare a evidenziare alcuni aspetti che riguardano la “comunicazione” non verbale dei candidati con l’auspicio che questi stiano un po’ al gioco.

Il manifesto di Francavilla è solo di una apparente semplicità. C’è la sua fotografia in giacca e cravatta, lo sguardo abbastanza compunto dietro gli occhiali. Lo sfondo è celeste nella parte superiore per divenire quasi blu in quella inferiore, tanto da evocare lo sfondo tutto blu che metteva in evidenza “lo scudo crociato” di vecchia memoria. C’è il logo della lista, il nome del candidato, uno slogan accattivante: “L’amico di sempre”, come a dire “Non sono l’ultimo arrivato” ed il richiamo di una frase di Aldo Moro in una patriottica (verde, bianca e rossa) striscia ondulata.

C’è dunque un messaggio personale che deve caratterizzare il candidato ed un richiamo all’appartenenza ideale del pensiero di un importante leader del passato.

Il manifesto è centrato sulla fotografia dell’aspirante consigliere e gli altri elementi presenti non distolgono da essa. Quindi il messaggio elettorale punta soprattutto sull’immagine di Francavilla, come a garanzia di tutto.

Proprio per questo il manifesto, come dicevo, apparentemente semplice, è anche  molto concreto e preciso. Non solo per la posa o per la struttura stessa dell’immagine. E’ molto concreto perché rappresenta Francavilla esattamente com’è. Sempre in giacca e cravatta, di una eleganza un po’ retrò, e con l’espressione “controllata”: né troppo vivace, né troppo seria. E’ dunque immediatamente riconoscibile. Il candidato è proprio com’è nel manifesto.

E se per l’ing. Taverniti ho evocato Marchionne e il bracciante del Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, per Francavilla mi vengono in mente i dipinti abbastanza seri, ma non opprimenti, del conte Camillo Benso di Cavour… .

 Francesco Raspa

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