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La Signora ringrazia

Fermo restando che come persona e professionista, la sottoscritta non nutre quel genere di sentimento definito gelosia come il signor Raspa ha asserito, è visibile a tutti che ella va da sempre per la sua strada senza interpellare nessuno, senza additare nessuno, senza imitare né circumnavigare niuno. La “Signora” come il gentile Raspa l’ha  definita, è una persona estremamente serena  che merita l’appellativo datole: è un grande complimento, grazie, può scriverlo a caratteri cubitali.  Ella vive il territorio con i suoi pregi e difetti. La gelosia non le appartiene, semmai ne è stata spesso vittima invidiata e imitata, ma questa è un’altra cosa e ne conosce bene gli antidoti. La signora Camobreco si sorprende che sia stata data una risposta e una valutazione personalizzata ad una considerazione che aveva lo scopo generico di esprimere un parere personale rivolgendosi ai SUOI lettori. La signora Camobreco non ha fatto l’analisi psico-caratteriale al signor Raspa. Come spirito eccezionalmente libero lei vive di arte, in mille accezioni, mille luoghi, mille tempi, ammira e stima  Calabretta e tantissimi altri alla stessa stregua, tant’è che egli ha doppiato meravigliosamente qualche anno fa il cortometraggio da lei ideato “Come la pioggia..”, un piccolo esperimento filmico, un’artigianale poesia. Contro le avversità della vita che molto somigliano alla varietà degli andamenti meteorologici, la signora Camobreco ha sviluppato nel tempo, da buona reggina, quello che nel gergo calabrese viene definito “chorio”, sistema personale di impermeabilizzazione da far concorrenza ai sommergibili e pertanto chiude qui questo scambio di idee, preferendo impiegare il suo prezioso tempo in altre utili cose e non per dare gas al signor Raspa di cui non conosce neppure le sembianze. Quant’anche si possano scrivere migliaia di righe, ella non intende continuare la tenzone perché non ha nient’altro da aggiungere se non che l’unica sana e legittima gelosia nutrita, ha il privilegio di albergare in una sola dimora, la propria bellissima famiglia.

 Vittoria Camobreco

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L’insostenibile pesantezza della gelosia

Mi associo con energia e convinzione alla dichiarazione di Maurizio Paparazzo, per me prima ancora che sensibile e colto regista nonché abile operatore turistico, amico da tanti anni, con il quale condivido idee, progetti cinematografici ed artistici di grande respiro. L’avere visionato l’atto di difesa nei confronti del Prof Ulderico Nisticò che, preciso, si sa difendere benissimo da solo e poteva essere anche un’altra persona, ha praticamente stimolato in me l’esigenza di scrivere, non per polemizzare od offrire venefiche risposte, che nessuno mi ha chiesto, ma come dialogo col mio pubblico e per aggregarmi a quanto Paparazzo ha espresso. Un gesto raro di amicizia che ben consapevole dei contenuti importanti, ha potuto raccontare come sia difficile oggi gestire il senso e l’arbitrio delle valutazioni su persone e fatti. Parlare di Ulderico Nisticò o di altri nella forma superficiale e più “visibile” a tutti, è molto semplice: da  sempre conosciamo la persona impegnata per propria scelta ad esprimere liberamente le proprie opinioni nella forma più schietta e diplomaticamente parca, ad esporre senza false modestie, la sua cultura, il suo talento, i suoi bellissimi progetti letterari. E allora?? Forse essere sé stessi da un bel po’ di tempo è reato? Manifestarsi con pregi, difetti, antipatie (ma più pregi e simpatie) destabilizza il disegno globale della società secondo cui dobbiamo tutti apparire ciò che non siamo, reprimendo soprattutto le virtù e le qualità che ci caratterizzano? Mi sembra davvero di vivere un incubo quando mi accorgo, e succede spesso, che il mondo intorno a noi respira un delirio di falsa umiltà all’interno del quale si impone l’uniforme dell’uguaglianza nel senso più distorto del termine, tutti “beoti” per pericolo  isterismo di chi vuole i riflettori solo per sé e per un tipo di monopolio non ordinato dal medico. Mi chiedo se c’è, ma la risposta la so ed è confortante, chi, invece di osservare epidermicamente l’espressione esteriore di Nisticò e non solo di lui, apprezzi quotidianamente il loro operato, la forma di missione e di amore nei confronti della propria terra senza compromessi, attraverso l’apporto culturale e sociale che elargiscono senza interessi personali, se non per quella  sana voglia di essere sé stessi, magari con un pizzico di vanità (è vietato?). Può anche essere salutare lo scambio di idee, ribattendosi, ma trovo illogico e provinciale criticare chi si espone, a me viene più spontaneo non stimare chi, chiuso nella propria gratuita cattiveria e nella sicurezza di non sbagliare, non si mette in gioco, si decentra, evita i rischi della visibilità e critica. Ma chissà che alla fine la risposta non sia delle più semplici: siamo spesso colti da  gelosia, rabbie represse, formicolii, ripicche, malumori, perfidie imperiali..

Mi associo a Maurizio perché non merita lo scherno di cui è stato fatto oggetto, perché non è un adulatore, perchè non ha “mitologizzato” Nisticò, il quale è com’è. Ma se Nisticò è antipatico ad alcuni, non lo diventa automaticamente anche il suo amico Paparazzo, il gatto e i suoi films, da sempre volutamente ignorati, neanche degnati di un invito, di una citazione; il regista di Soverato lo stima e mi sembra una cosa differente. E poi, se vogliamo ispirarci al Boetti, c’è un Ulderico e c’è un Nisticò, conosciamolo meglio. Siamo tutti un po’ odiosi e un po’ amabili, dipende dalle situazioni e dobbiamo essere intelligenti a cogliere queste sfumature nel prossimo. Per certi versi trovo analogie con alcuni aspetti della mia vita professionale e le cose che per il territorio ho fatto e continuo a pensare, nel settore del turismo, dell’arte, del giornalismo, del cinema, senza sentirmi la prima, né l’unica, ma io. Non ultimo fra i progetti andati in porto, My land, il film della Calabria per la Calabria e non solo. Nato da un autentico anelito artistico e umano,  da parte di chi, come Paparazzo definito con ironia “il buon” mentre invece è un gentiluomo di autentica, rara e quasi irritante correttezza,  il cinema lo mastica da decine di anni, questo lungometraggio che come tutti i films può piacere o no, rappresenta una realtà nuova e professionale che altro non può suscitare se non piacevolezza e soddisfazione per chi lo ha fatto e per chi lo ha visto. Cos’è più bello o più brutto?  Il cinema, l’arte non si descrivono in questi termini. L’arte è emozione, di ogni tipo. Se ci sentissero o leggessero Brakhage o Snow o Chodorov o Bill Viola, ci schiaffeggerebbero solennemente. E anche se questi cineasti appartengono ad un cinema diverso, insegnano molto. Di sicuro a non stereotipare il cinema in film di  moda, dove spesso la violenza è l’unico attrattore per i botteghini, oppure la demenza . Respiriamo! E, sulla scorta  del successo, My land, comunque gradevole e per il quale nessuno ha nutrito mai  pretesa di definirlo il capolavoro del secolo, ma che è molto meglio di certe indecenze, continua a far parlare di sé ( di recente è stato proiettato al Teatro Franz a Cosenza e poi lo sarà all’Università della Calabria oltre alle positive critiche nazionali) in un luogo difficile come la nostra regione, nel bene e nel male, evviva.  Dico perciò che la sua storia, la nostra storia con My land, non finirà, per la gioia di molti e l’odio di pochi. My land è un film meritevole, semplice, oltre ogni polemica, oltre tutti i Festival ai quali ha anche partecipato senza prepotenze e di cui può fare serenamente a meno. Ce ne sono così tanti ormai in Calabria, carovane di attori e registi e produttori di ogni dove che su contratto si spostano ora da Cosenza per scendere a Tropea, andare a Reggio, tornare a Soverato ecc. E sono cose belle,  interessanti. Io ho dedicato e dedico spesso i miei speciali tv a questo tipo di evento. L’ho fatto anche a Soverato, per quattro anni o cinque, per mia iniziativa e senza pretese remunerative, per sola passione, ma questa è un’altra storia, sepolta. Ma meno male che non c’è solo il festival.. La pensano  così in tanti ai quali ci auguriamo di regalare nuove storie e avventure filmiche,  pièces teatrali, fiere interminabili, processioni sacre, passeggiate profane, la pensa così Maurizio Paparazzo, la pensa così Ulderico Nisticò che a volte piace a volte no ma non è un problema suo. Il mondo è vario, ognuno faccia le proprie cose, siamo tutti in mezzo ai piedi. Finiamola di creare dissidi e siamo più costruttivi, guardiamo il mondo con amore. Attaccare o isolare, solo questo sa fare la Calabria. A quando l’ascoltare?? Cominciamo a demolire le violenze professionali all’interno delle quali fermentano strategie e disegni  progettati per frenare la crescita dell’autostima nelle persone che valgono, ponendole davanti a delle scelte obbligate, una minestra  come unica alternativa ad una finestra, che quasi sempre ci si premura di spalancare. Non scoraggiamoci mai, abbiamo alternative e  possiamo sempre abbandonare questo pericolo per recarci in dimore meno sgangherate e insidiose, più eleganti. Siamo in grado di farlo. Nel frattempo godiamoci il prossimo colossal teatrale sulla leggenda di Eutimo, bellissimo  evento qui a Soverato per la regia di Antonio Pittelli e scritto, guarda un po’, da Ulderico Nisticò per la sua, la nostra Città. Una nostra cosa che soprattutto ci farà divertire, aggregare, sognare e che fa bene all’umore, allontana i radicali liberi e tonifica lo stomaco!  E dato  che l’asse terrestre rimarrà per un po’ ancora al suo posto, il globo continuerà a girare e, tutto alla fine torna. Anche io con prossime, nuove, esplosive idee. Piaccio,  non piaccio? “chisseneimporta”.. Sono me stessa no??  

Vittoria Camobreco – giornalista - co sceneggiatrice My land


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