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Calabria
BALOTTAGGI, FRANA IL PD

Dopo i ballottaggi dei comuni, ormai il dato è tratto.  Il PDL vince anche nelle roccaforti storiche della sinistra tipo: il comune di Mantova e San Giovanni in Fiore, giusto per citarne due. Regioni come il Piemonte, Lazio, Campania e Calabria scippati anch’essi alla sinistra. In totale su 13 regioni in cui si è votato, oltre alle 4 conquistate, il PDL conferma le 2 che governava, Veneto e Lombardia. Il centrosinistra delle 11 che governava, ne conferma solo 7. Era scontatissimo che il PD avesse perso in Campania e Calabria, solo gli sprovveduti speravano ancora! Resistono e stravincono uomini della sinistra come Nichi Vendola in Puglia, e Giannetto Speranza al Comune di Lamezia Terme. Uomini dichiaratamente di sinistra senza se e senza ma. Tenendo la barra diritta, opponendosi al malaffare e alle lobby dei poteri forti. Ascoltando o leggendo le dichiarazioni dei vari leader politici subito dopo le elezioni regionali del 28 e 29 marzo, sembrava che tutti avessero vinto e nessuno avesse perso, tirando fuori il vecchio vizio Italiano, dove ognuno fa il confronto con il tipo di elezione precedente a secondo della convenienza. Poiché alle elezioni regionali e comunali si vota con il sistema maggioritario, aldilà dei confronti precedenti, c’è uno che vince e uno che perde. Ora, se prima governavo una regione, anche se alle ultime elezioni ho aumentato il numero di voti, essendo che il mio avversario ne ha preso uno in più, ho perso lo stesso, va da se che è una sconfitta, punto. Ed è quello che è accaduto al PD, perdendo il governo delle regioni di Piemonte, Lazio, Campania e Calabria. Se ci si vuole nascondere dietro il dito e se serve, si può incolpare anche Beppe Grillo in Piemonte, o Pippo Callipo in Calabria, ma tutto ciò, aiuta a fare l’analisi seria e profonda della crisi del centrosinistra? Credo proprio di no. Di fronte allo strapotere economico e mediatico di Berlusconi, il PD ha scelto la strada del partito leggero, invenzione Dalemiana con la cosa due di Firenze dieci anni or sono, quando il PDS fu sciolto in DS. Tanto leggero fino al punto da essere invisibile e che non ha più un corpo militante, né tantomeno possiede alcun potere mediatico. Avendo perso il contatto con le persone in carne e ossa, dà più l’impressione di somigliare a quel soldato giapponese rimasto solo nella giungla aspettando il nemico, solo che la guerra era già finita da vent’anni. Nonostante tutto ciò, questo gruppo dirigente sembra arroccato sulla collinetta pensando comunque di avere la verità in tasca; fino al punto di imporre alle primarie in Puglia un uomo del PD con chiaro riferimento Dalemiano, che, Nichi Vendola ha spazzato via a furor di popolo. Personalmente, ho sempre criticato le primarie del PD sin dalla loro nascita, ritenendole una presa in giro e poco serie. Esse hanno alimentato una guerra tra correnti tutta interna, ma non hanno prodotto partecipazione e coinvolgimento nella massa di popolo che ancora crede in alcuni valori della sinistra, la cui maggior parte preferisce non votare o annullare la scheda. A dimostrazione di ciò, in molti comuni italiani, il PD ha preso meno voti rispetto alle precedenti primarie per eleggere il Segretario. Mi pregio di aver notato e scritto di questo fenomeno, già alle primarie del 2007 per la nascita del PD, avendo notato sin da allora, persone che andavano a votare dichiaratamente e conosciuti di centro destra. In pratica di volta in volta, il centro destra si è scelto gli avversari. Lo ripeto ancora una volta, possono fare tutte le riforme che vogliono, ma, una cosa è certa: nessuna riforma potrà mai impedirmi di pensare con la mia testa. Proprio per questo, si è preferito il partito leggero, volto a mettere da parte quelle persone piene di vitalità ma che pensavano con la loro testa. Così com’è avvenuto l’anno scorso alle elezioni Europee, anche quest’anno non è azzardato affermare che l’unico partito che ha avuto più voti, è il partito dell’astensione e delle schede nulla. Astensione che ha visto sottrarre circa otto milioni di voti divisi quasi in egual misura tra PDL e PD. Di questi, circa 787 mila solo in Calabria, più circa 50 mila schede nulle, che, su 1.887.078 votanti, pesano il 44%, se questo non è un partito di maggioranza!...  Una manifestazione di disagio e disappunto sia verso il Governatore uscente Loiero, che non ha saputo rivoltare la Calabria come un calzino, promesso nel 2005, sia verso i nuovi candidati. Detto ciò, sino a quando il PD non arriverà a capire che con Berlusconi non è possibile nessun tipo di mediazione e che bisogna andare allo scontro frontale, nulla cambierà. A mio avviso, è necessario che tutto il centrosinistra si allei nello scontro in modo radicale. C’è bisogno di chiudere una fase per riaprirne un’altra, mettendo al centro il lavoro, la casa, la salute e contro le privatizzazioni a iosa di beni pubblici e di prima necessità a cominciare dall’acqua. Nessuna collaborazione sulle riforme istituzionali, anzi, aprire uno scontro durissimo confermando che la Costituzione non si tocca. Se Berlusconi vuole fare le riforme Costituzionali da solo, non escludere nemmeno una chiamata alla rivoluzione del popolo della sinistra. Per riformare la Costituzione, si abbia il coraggio di eleggere un’Assemblea Costituente votata dai cittadini in modo proporzionale. Non ultimo, si apra subito una battaglia per abolire la vergogna della legge del porcellum, quella che ha tolto a noi cittadini la possibilità di esprimere una preferenza per i candidati al Parlamento Italiano. Per fare ciò, è necessario che i così detti colonnelli del PD, e tutto quel gruppo dirigente invisibile faccia dei passi indietro, prendendo atto che è finita un’epoca. Dando spazio ai giovani emergenti e meno giovani non logorati della politica mestierante, radicalizzando lo scontro e le differenze a tutto campo. Sciogliere queste caste impenetrabili, poiché, non è obbligatorio fare il politicante di mestiere, si dia spazio a chi ha voglia di mettersi al servizio delle istituzione e degli altri.

 Soverato

 Fausto Pettinato

(Pubblicato su Punto&@Capo n. 5 Maggio 2010 in edicola)

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