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La dignità e l’orgoglio di essere Calabresi

   


Rincasato dalle ferie estive, non avevo ancora disfatto le valigie che già stavo consultando Soverato Web, certo di trovarvi qualche commento su “Il Mezzogiorno d’Italia”, testo del 1883 redatto dall’avvocato partenopeo Michele Scanni, membro della massoneria, nonché del Gran Consiglio dell'Ordine dell'epoca, o sul sostanzioso e puntuale intervento del Prof. De Crescenzo del 25/08/2010 (Leggi l'Articolo... ndr), il quale aveva elencato una serie di dati incontrovertibili con meticolosità certosina, indicando l’esatta fonte a fondamento di ogni sua affermazione.

Non mi rammaricavo del fatto di non aver trovato alcun commento, cosciente che un testo storico della portata di quello dell’avvocato Scanni, pur in considerazione delle sua appartenenza, ad altissimi livelli, alla massoneria, non si presti ad alcuna forma di critica e/o sovversione dei fatti storici, che testimonia in prima persona; come parimenti incontrovertibile è il valido intervento del contemporaneo Prof. De Crescenzo.   

Mi rammaricavo però del fatto che, nonostante questi due scritti siano stati ignorati, il confronto sia proseguito, come quasi sempre avviene in Italia dai tempi dei guelfi e ghibellini, tra fazioni ben distinte (anti e pro – massoni/templari; anti e pro – garibaldini; anti e filo monarchici, anti e pro – secessionisti, etc.) che si “combattono” ciecamente, magari perdendo di vista alcuni aspetti molto più importanti della difesa della propria bandiera, che si trovano giusto oltre la punta del loro naso.

Mi permetto di esprimere il mio modesto punto di vista sui 150 anni dell’Unità d’Italia, che lo Stato si accinge a festeggiare in pompa magna.  

La ricorrenza non è l’occasione per discutere della figura di Garibaldi, della funzione storica della Massoneria italiana e dei Templari o per interrogarsi sulla ragione d’essere dell’Unità nazionale.

Nessuno intende cancellare Garibaldi e Cavour dalla toponomastica, ergere un muro di confine a Gaeta, perseguitare i massoni o richiamare a Napoli gli eredi dei Borboni.  

Il 150esimo dell’Unità d’Italia è invece, per Noi Meridionali, la giusta occasione per ritrovare la nostra identità, quell’identità sbiadita, confusa, negata, infangata, mortificata. Nello specifico, l’identità Nostra di Calabresi. L’identità dei Meridionali e dei Calabresi tutti: massoni, cattolici, di sinistra, di destra, monarchici, repubblicani, atei, credenti, etc.

Leggere da capo la storia dell’Italia Unita, epurandola dalle menzogne e dagli occultamenti dei vincitori, è un esercizio essenziale per riappropriarci di quella identità che ci negano e ci neghiamo, che ci infangano e noi stessi infanghiamo, a causa di quella crudele sindrome della minorità, che attanaglia i vinti e di cui parla Pino Aprile negli ultimi capitoli di “Terroni”.

Non avremo futuro finché non comprenderemo chi eravamo, cosa siamo stati e cosa ancora oggi siamo. Perseverare nel limitarci a richiamarci alla trita Magna Grecia non ci è d’aiuto. Quale orfano si accontenterebbe di sapere vita, morte e miracoli del proprio trisavolo, senza indagare sul proprio padre ?

Negli scritti dell’avv. Scanni e del Prof. De Lorenzo, come in tanti altri testi, c’è una storia recente, a lungo negata, utile a capire perché, quando si apre uno stradario dell’Italia, da Firenze in su troviamo una ragnatela di autostrade a quattro corsie che si incuneano in desolate aree padane ed alpine, come la A27 che serve Pian di Vedoia (120 ab.); la A27 che collega Conegliano (35.000ab.) a Portogruaro (25.000ab.); la A21 che serve Cremona e Manerbio con tanto di bretella denominata A21dir, utile a raggiungere Fiorenzuola (14.000ab.), già servita dalla A1; la A26, 200Km da Genova a Gravellona Toce (7.000ab.) passando da Alessandria, già servita dalla To-Pc, da Novara e Vercelli, già servite dalla Mi-To; tutto ciò, mentre da Firenze in giù ci sono 4 autostrade rabberciate e decine di capoluoghi di provincia serviti da misere provinciali.

Studiare la storia post-unitaria aiuta a capire perché oggi tra Reggio Calabria e Taranto siamo serviti dalla SS 106 e da una linea ferrata sulla quale arrancano sempre più sporadicamente dei carri bestiame trainati da motrici a nafta, mentre da Roma in su si viaggia a 300Km/h in vagoni puliti e nuovi.

Bisogna scavare tra i cataloghi degli editori minori (per chi come me non ha il tempo di spulciare tra gli scaffali delle biblioteche) per trovare le letture giuste, che aiutino a comprendere perché i vari Ministri della Difesa abbiano spedito migliaia di soldati, centinaia di mezzi e milioni di Euro per combattere Milosevic, Saddam Hussein o Bin Laden, ma non abbiano mai veramente dichiarato una guerra definitiva alle mafie; le forze dell’ordine, quando non c’è da far cassa con le contravvenzioni, si collocano sempre nei pressi di rotonde e svincoli, così che il cittadino abbia facoltà di decidere se correre il rischio di essere controllato o meno; gli arresti riguardano sempre seconde e terze linee e le (vere) famiglie della malavita restano al loro posto; se proprio qualche intoccabile viene arrestato, significa che non è più tale o perchè ha già abdicato in favore di qualche familiare oppure perché è prossimo ai 70 anni e, stanco della latitanza, si concede qualche anno di ospizio.

Solo conoscendo la Vera Storia, la Storia degli oppressi e dei perdenti, smetteremo di autocondannarci, senza appello e senza attenuanti, definendoci incapaci, nullafacenti, ignoranti e malavitosi. I Meridionali, emigrati per il mondo, hanno ampiamente dimostrato che, se messi nelle giuste condizioni (Benedetto art. 3 della Carta Costituzionale!), siamo infaticabili lavoratori, capaci di realizzare progetti straordinari.

Smettiamola di sghignazzare delle nostre piaghe in compagnia di quei settentrionali, la cui classe politica, in 150 anni, certamente col permesso della classe politica meridionale collusa con le mafie, ha lavorato alacremente al fine di creare e fomentare le nostre piaghe, così da poterci sottomettere e sfruttare. Dicendo ciò, chiarisco che il processo di riappropriazione della nostra identità non deve passare attraverso il disprezzo degli italiani del settentrione; non c’è assolutamente bisogno di emulare quel 20 % di italiani che votano Lega Nord e che, per delineare una propria identità, ricorrono allo strumento dell’odio e del disprezzo di coloro che, dicendolo come farebbe un massone, sono i loro Fratelli d’Italia.

Paolo Borsellino disse: “ Un giorno questa terra sarà bellissima ”.

Mi chiedo come possa divenire una terra bellissima se è abitata da una popolazione priva di amore verso se stessa, una popolazione oppressa, depressa, demotivata e rassegnata a vivere in tale stato perenne di bruttezza.

Un giorno questa terra sarà davvero bellissima, solo se la sua gente avrà piena coscienza di quel passato, nel quale risiede ogni risposta ai “Perché?” disperati, struggenti, inviperiti del presente.

 Un giorno questa terrà sarà davvero bellissima, solo se la sua gente sarà orgogliosa di appartenerle, nonostante tutte le piaghe e le problematiche che la affliggono; così fecero gli indiani d’America, gli scozzesi, gli irlandesi, etc. .

 Marco Montepaone

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