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VIA VON MISES? FORSE NON TUTTI SANNO CHE…

   


Appassiona il dibattito in materia di toponomastica tra favorevoli o contrari a ‘Via Von Mises’. Se essere ignoranti su Von Mises equivale ad esser ignoranti, ammetto di essere il re degli ignoranti, posto che ritenevo fosse un ciclista belga degli anni 70, gregario di Eddy Merckx. Appreso di essermi sbagliato e compiacendomi delle nuove conoscenza di cui anch’io mi sono arricchito, non ho però ritenuto preoccupante la mia precedente ignoranza sull’illustre personaggio.

Personalmente sono più preoccupato del fatto che sia passato sotto silenzio che, con la stessa delibera di via Von Mises, sia stata istituita in Soverato una ‘Via Bettino Craxi’. “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, diceva qualcuno nell’antica colonia romana, per indicare che mentre al Senato si sproloquiava, la città di Sagunto stava per essere rasa al suolo. Ebbene, non vorrei vedere, nella distrazione generale, rasi al suolo alcuni concetti e valori, quali questione morale, onestà di un pubblico amministratore, legalità, salvaguardia degli interessi collettivi, e altri simili, sacrificati sull’altare del gioco qualunquistico della cancellazione della memoria storica di un Paese.

Non c’è possibilità di definire di parte, il dato storico sulle vicende giudiziarie del politico milanese.

Craxi è stato condannato con sentenza passata in giudicato a:
  • 5 anni e 6 mesi per corruzione nel processo Eni-Sai il 12 novembre 1996;
  • 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito per le mazzette della metropolitana milanese il 20 aprile 1999.
Per tutti gli altri processi in cui era imputato (alcuni dei quali in secondo o in terzo grado di giudizio), è stata pronunciata sentenza di estinzione del reato a causa del decesso dell'imputato.

Fino a quel momento Craxi era stato condannato a:

  • 4 anni e una multa di 20 miliardi di lire in primo grado per il caso All Iberian il 13 luglio 1998, pena poi prescritta in appello il 26 ottobre 1999.
  • 5 anni e 5 mesi in primo grado per tangenti Enel il 22 gennaio 1999;
  • 5 anni e 9 mesi in appello per il conto protezione, sentenza poi annullata dalla Cassazione con rinvio il 15 giugno 1999;
  • 3 anni in appello bis per il caso Enimont il 1º ottobre 1999;
Craxi fu anche rinviato a giudizio il 25 marzo 1998 per i fondi neri Montedison e il 30 novembre 1998 per i fondi neri Eni.

Colui che oggi viene definito ‘statista’, il 21 luglio 1995 fu dichiarato ufficialmente ‘latitante’ dalla VII sezione del Tribunale di Milano, nel corso del processo per le tangenti per la metropolitana di Milano, per il quale, come detto, riportò condanna definitiva a 4 anni e mezzo. La Corte di Strasburgo, cui i familiari Craxi fecero più volte ricorso, non giudicò illegittimo il comportamento dei giudici italiani.

Fin qui i dati storici. Azzardo anche due opinione –che non sono solo mie, me che condivido-. All’interno del Partito Socialista, molti attivisti di base erano delusissimi nell’apprendere che, con la scusa del finanziamento al partito, montagne di soldi venivano veicolati su conti privati (la corruzione non è finanziamento illecito, è ben altro): credo lecito trarre da quelle vicende la causa della crescente sfiducia nei confronti dei partiti politici. Di interesse generale per l’Italia, invece, è considerare che l’uscita dal craxismo conduce ad analisi economiche impietose. Se qualcuno volesse fare i conti di quanto costò Tangentopoli agli italiani onesti (che cioè pagavano le tasse), non potrà dimenticare che il 1992 fu un anno drammatico per i conti dello Stato. Il rapporto debito/PIL superò il 105%. Di fatto l’Italia rischiava una bancarotta ‘Stile Grecia’, con l’aggravante che al tempo non c’era né l’euro (moneta forte), né il conseguente aiuto Comunitario (a proposito di liberismo…). Il governo presieduto da Giuliano Amato fu costretto a varare una Legge Finanziaria che definire di ‘lacrime e sangue’ significherebbe usare un eufemismo: 92 000 miliardi di tasse! Solo per fare un esempio, quella finanziaria, sempre a beneficio di chi abbia il calzoni o la memoria corta, consentì al Governo di procedere nottetempo al prelievo forzato del 6 per mille SU TUTTI I CONTI CORRENTI bancari o postali depositati in Italia: ovviamente pagarono solo quelli (ci tengo: me compreso!) che avevano i propri risparmi in Italia, mentre chi possedeva conti ad Antigua o alle Caiman o a Santa Lucia (intesa come Stato) la fece franca.

Mi chiedo se non sia doveroso fermarsi e rimettere in discussione questa decisione; discussione non su Craxi, che innescherebbe sarebbe solo una polemica via l’altra, ma sull’opportunità di intitolargli una via, cioè di indicarlo a futura memoria quale esempio per le future generazioni. Ma può essere che sia meglio che debba dare una ripassata alle mie conoscenze di ciclismo…

 Domenico Calderoni

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