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La storia e lo storico

   


La storia è lo specchio di un popolo, in essa si riflette ogni dettaglio, ogni sentimento, ogni capacità, ogni attitudine. La storia va rispettata e trattata con dovizia e mestiere. Lo storico non si esibisce in prove di memoria sulle date, i nomi e i luoghi: gli sono sufficienti gli appunti. Lo storico analizza e colloca gli eventi nella prospettiva del tempo in esame, li sviscera alla ricerca di indizi e reperti per giungere alla genesi dei fatti. Non si ferma alle apparenze ma indaga sugli intenti, i moventi , lo stato fisico e mentale dei protagonisti. Si isola dai sentimenti, dai pregiudizi e dalle simpatie. Fornisce dati scientifici basati su tesi universalmente sperimentabili. Conclude ogni lavoro esplicando la ricostruzione logica e tangibile degli studi che hanno condotto alla formulazione della verità storica.

Raccogliere dati, catalogarli in volumetti e impararli a memoria è tutt’ altra… storia.

Che il regno delle due Sicilie era lo stato più ricco prima dell’unità d’Italia, che non esisteva emigrazione dal sud e che i meridionali lottarono contro l’indesiderata unificazione è dato certo. E’ altrettanto vero che la popolazione meridionale versava in misere condizioni economiche, affetta dalla grande piaga dell’ignoranza che faceva apparire i luoghi e le persone sconosciuti, ostili e pericolosi. Ecco contro chi si opposero i meridionali, non certo contro l’opportunità di cultura, di progresso economico e libertà che l’unità nazionale costituiva. Che nella ridistribuzione delle risorse nazionali ci sia stata sperequazione a danno del sud è altrettanto vero, ma sicuramente è un danno minore rispetto a quello prospettato dai regimi autoritari che affliggevano il sud.

Ovviamente l’unità d’Italia, vista dalla parte dei privilegiati regnanti e dei loro simpatizzanti e aspiranti, fu  catastrofica: essi persero ogni potere di controllo sull’economia, sulla libertà e sulla cultura del popolo la cui vita era finalizzata esclusivamente alla realizzazione dei desideri reali.

La storia si ripresenta nel concreto snobbando date e nomi.  A Soverato, a breve, vedremo i “reali” odierni che, amanti del potere, opporranno parenti e amici stretti al sospirato Garibaldi che tutti auspicano e ognuno teme. Forse questo è scritto nel DNA di noi Italiani.      

Comunque sia, con tutti i mali e le imperfezioni dei nostri predecessori, abbiamo ricevuto una patria e una città meravigliosa e facilmente perfettibile.  Ora tocca a noi scrivere la storia di una terra che possa essere  equilibrata, prosperosa, giusta, solidale, laboriosa, fiera e libera. Guardiamo avanti sereni e sorridenti consapevoli che abbiamo le maniche alzate per lavorare per il bene comune: riconosceremo, dai loro rimpianti, coloro che, a maniche levate, aspettano  solo di “mettere le mani in pasta”.

Coraggio, abbiamo appena cominciato a sognare solo da 150 anni, e nulla è più vero e reale di un sogno…  se riusciamo a farlo tenendo gli occhi aperti!

Prima di concludere mi presento per la gioia dei miei sconoscenti:

 che sono di Soverato l’ha capito chiunque. Nel mio lavoro sto nell’ombra, ma solo per rivelare i mascalzoncelli. E poi, suvvia, lo sanno tutti che non si chiede l’età ad una signora! Il mio stato civile ha subito una variazione anni fa e da allora è stabile.Tutti mi conoscono come Rombolà… ma intimamente sono “Rom” . La mia foto è riflessa in ogni persona onesta, libera e intransigente ma ugualmente capace di tollerare e sorridere e poi se davvero c’èra il coraggio di confrontarsi  pubblicamente sarebbe stato bello farlo con Claudio Maria Pennisi  che tanto ha insistito per incontrare colui che si vanta di essere docente (unico) di cultura greca presso la  fantomatica “Siddons University of St. Thomas Aquinas di Westminster” . SSSS… credo che Pennisi, pubblicamente, accetterebbe ancora - coraggio.  Un grazie di cuore per il gentile complimento che qualcuno mi fa dicendo che scrivo con i piedi: lui in sessant’ anni non ha ancora imparato a scrivere con le mani.

 Caterina Rombolà
 

   
   


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