SOVERATO WEB - HOME PAGE IL FANTASMA DEL FABBRO

Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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SUBERATUM

 L’Associazione Amici di san Gerardo celebra il ventennale di una delle sue più riuscite iniziative, la visita – pellegrinaggio alle radici della nostra storia, Soverato “Vecchio” e il Duomo di Soverato Superiore con la sua raccolta di opere d’arte. Soverato, che pare una cittadina così recente, ha invece un passato tra i più antichi della costa ionica calabrese.

 Le grotticelle di località Monaco o San Nicola, oggi nota anche come Glauco o Sottovento, sono state attribuite da don Gnolfo ai Siculi. Questo popolo attraversò l’Italia prima di finire in Sicilia, e, secondo Tucidide, era ancora presente nell’attuale Calabria nel V secolo.

 Nella stessa località soveratese, con una coincidenza non casuale, affiorano resti di età romana, che chiamiamo Poliporto. Doveva trattarsi di un attracco commerciale sulla rotta di cabotaggio per Scillezio (l’area di Roccelletta). I suoi abitanti si ritirarono verso l’interno.

 Il toponimo Suberatum compare tra le donazioni normanne a san Bruno, dunque nell’XI secolo; ma anche nel Brebion dell’arcidiocesi di Reggio, in forma greca da pronunziare Suveraton.

 I soldati greci che, nel 1096, sotto Capua congiurarono contro il conte Ruggero e vennero assegnati come coloni a san Bruno, erano “di Squillace e Soverato”.

 Il paese, posto sopra una collina lambita dal Beltrame, fu un insediamento di contadini e artigiani; e fece parte della contea di Squillace, poi del complesso di feudi dei Ruffo, per divenire feudo autonomo sotto più casate; e tornare a Squillace sotto i Borgia. In questi passaggi tuttavia Soverato conservò sempre la sua autonomia di “universitas”, comune.

 Attorno al 1510, l’agostiniano Francesco Marini da Zumpano fondò un convento della Pietà, che divenne casa madre della sua riforma detta Zumpana. A Soverato compì dei miracoli, e resuscitò un fanciullo morto.

 Nacque a Soverato fra Giacomo, che, insigne studioso e predicatore cappuccino, divenne Diffinitore generale del suo Ordine. Morì nel 1594, tornando da Roma a Napoli.

 Ai primi del XVII secolo, venne ai Marincola duchi di Petrizzi, che su Soverato posero il titolo di barone. Tale titolo è stato trasmesso fino a Diego Marincola, che morì nel 1953 senza eredi maschi: e le leggi sabaude, a differenza di quelle napoletane, non contemplavano la successione feudale femminile.

 Nel 1594 Soverato era stata saccheggiata dai Turchi nell’incursione del pascià Cicala, cristiano rinnegato, che aveva già devastato Reggio e Badolato. La leggenda vuole che i nemici non si impadronissero della campana d’oro della chiesa; questa cadde nel fiume, manda i suoi rintocchi solo la Notte di Natale, e in quel momento gli animali parlano!

 Nei secoli seguenti, riparate le devastazioni, Soverato restò un borgo vivace. Non lontano dal mare, aveva un attracco detto Bonporto; e si circondò di mura e torri. La tradizione ricorda la figura di Cicco Pietro, che, secondo le versioni, appare ora un giudice severo e giusto, ora un tiranno. Fu lui, come sappiamo, ad impiccare alle Forche il fabbro.

 Il paese subì la furia del terremoto del 1783, venendo infine abbandonato, e gli abitanti fondarono dove ora è Soverato Superiore. Una versione degli eventi vuole che i danni non siano stati così gravi, e che i Soveratani abbiano approfittato dei larghi soccorsi del re Ferdinando IV di Borbone per ricostruire altrove. Alla chetichella portarono via infissi e travature, e le case presto crollarono.

 Questa è la nostra storia prima della nascita della Marina. Il resto, se mai, nelle prossime puntate.

Ulderico Nisticò

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