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La prolifica penna del giornalista, scrittore e autore S.I.A.E. per la parte letteraria Vincenzo Pitaro. Leggi la sua biografia, i suoi articoli culturali, la sua narrativa, le poesie dialettali, satirico-dialettali e non, le sue pubblicazioni, la rassegna stampa, ecc.

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 Turismo

Soverato, il turismo e il sostegno che non c’è

Per i tour operator, la domanda è d'obbligo: sole e mare sono sufficienti per un turismo «à la page»? Una cittadina come Soverato, che non nasconde velleità di primato - nella «top ten» delle località balneari più «in» della Calabria - può legittimare le sue ambizioni anche grazie al supporto dell'assessorato al Turismo della Provincia di Catanzaro?

«In altre parti della regione» - dicono alcuni soveratesi - «l'ente intermedio riesce a promuovere bene le sue zone di mare. A Palazzo di Vetro, invece, turisticamente parlando, tutto sembra arrancare. E stranamente nessuno parla».

Il rammarico di molti sta proprio qui: Soverato in questi anni avrebbe potuto costruire maggiori fortune turisti­che, ma finora non ha potuto o saputo farlo.

«Se vogliamo che la nostra città decolli veramente», aggiunge il titolare di un albergo, «dobbiamo avere politici giusti al posto giusto, dobbiamo essere in grado altresì di vendere bene il nostro sole e il nostro mare, la nostra spiaggia. Il turismo, come avviene in altri centri del nord Italia, deve produrre occupazione almeno otto mesi l’anno».

È vero, verissimo. Ma qualcuno, a tutt’oggi, è riuscito a spiegare esau­rientemente anche il perché di questa sorta di «sindrome di fuga» che sembra colpire chiunque si affacci sul mitico (e limpido) mare Ionio soveratese?

A parte il carattere a tutt'oggi prevalentemente pendolare della popolazione bal­neare di questa zona, non accade troppo di frequente che qualche turista straniero  decida di restare a Soverato un giorno in più dalla fatidica settimana. Ed è un gran peccato, perché in fin dei conti il mare qui non è dei peggiori in quanto a pulizia, e, per di più, in qualche tratto, conserva pure il sapore «sauvage» dello scoglio. Soverato, inoltre, è in una posizione strategicamente felice rispetto ai luoghi più classici del patrimonio turistico calabrese. Il capoluogo di regione, le suggestive Serre, ecc., sono raggiungibili nel giro di pochi minuti di automobile. Eppure, trattenere i turisti, oltre il massimo di dieci giorni, spesso è un’autentica impresa.

Forse, uno dei motivi basilari è da ricercare nell’impossibilità di offrire una vacanza all’insegna del non solo mare, non potendo contare, ad esempio, su eventi di una certa risonanza. O, chissà, probabilmente anche negli alti costi degli affitti.

Una cosa è certa. A risentire di una siffatta situazione sono l’eco­nomia e il commercio locali. Quando, poi, viene addirittura a mancare la più elementare informazione sulle risorse turistiche della zona, beh, come dire?, la misura si colma.

È quanto rileviamo incontrando, nei pressi di piazza Nettuno, due simpatiche danesi di passaggio, la 36enne Vivi Olsen e la 29enne Lene Larsen. Entrambe vengono da Holbaek e si occupano di ricerca storica, a livello universitario. Dopo aver percorso in lungo e in largo l’Italia, sono approdate a Reggio per visitare i bronzi di Riace, hanno fatto tappa a Stilo per la Cattolica e poi si sono fermate a Soverato soltanto perché in attesa di amici prove­nienti dalla Grecia. Mentre Vivi si limita ad annuire, Lene (classica bellezza nordica, longilinea, con splendidi occhi acquamarina) in uno stretto inglese non riesce a mascherare una certa ansia di ripartire al più presto. Il bello (si fa per dire) è che alla domanda di un giovane appassionato cultore locale di archeologia sul perché non vadano a visitare Soverato Vecchia, il parco archeologico di Roccelletta di Borgia, l’adiacente basilica normanna o la tomba di Cassiodoro a Copanello, le due sgranano gli occhi ammettendo candidamente di non conoscerne nemmeno l’esistenza. Un’ammissione talmente disarmante da far trasalire anche una collega giornalista milanese, Licia Malerba, presente alla conversazione. Lei stessa - una quarantenne con la vocazione di viaggiare per il mondo, condivisa col marito Sandro e i figli Michele e Chiara - non avrebbe mai immaginato di dover estemporaneamente improvvisare, assieme a noi, il ruolo di informatore turistico in merito a quelle poche attrattive, esistenti nel territorio del golfo di Squillace. Gli uffici preposti a questo ruolo, si sa, dovrebbero essere le Pro Loco e, in particolar modo, l'assessorato provinciale al Turismo.

«Alla Provincia di Catanzaro, nella giunta presieduta dalla nostra amatissima Wanda Ferro», ironizza un’operatrice turistica soveratese, «ce ne dovrebbe essere uno. Ammesso che questi esista per davvero, al di là della carta. Perdonateci, ma visto che non lo si incontra mai nei convegni che riguardano il turismo, ogni dubbio è più che legittimo!».

 Vincenzo Pitaro
 www.vincenzopitaro.it

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