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Lectio Magistralis: suini tedeschi e soppressate calabresi

   
Non ho studiato dai Salesiani, non ho mai fatto parte di nessun gruppo, comitato o associazione che faccia capo alla Chiesa. La cultura è stata e continua ad essere un lusso che mi concedo al prezzo di enormi sacrifici: una conquista che non mi appaga ma che custodisco gelosamente in una sacca fallata che cerco di colmare continuamente per compensare le perdite. Che si comprenda o no, non ho bisogno di gobbi suggeritori, né presto la mia penna ad ardir che non sia mio.

Contrariamente, qualcuno, quando i suoi argomenti scarseggiano, ricorre al risolino, giusto per riempire il tempo, e pensando di parlare a suoi compari, stravaccato indecorosamente su una fantozziana poltrona, rigurgita sproloqui.

Questo egregio signore rilegga e si sforzi di comprendere quanto dico riguardo i bilanci di quando lui era, come afferma orgogliosamente, bigliettaio del comitato Porto Salvo. Per un linguista non dovrebbe essere così difficile. Con l’occasione esprimo la mia stima a tutti i componenti, vecchi e nuovi, del Comitato Portosalvo e, in particolar modo, all’ing. Caminiti, che seppur conosco appena, so attento e scrupoloso componente del direttivo del comitato Madonna a Mare, e sicuramente ha provveduto come sempre, anche quest’anno, a redigere e depositare nei luoghi, modi e tempi previsti ogni documentazione dovuta: volete scommettere?

Invece, riguardo il curriculum tanto decantato dal prof. Nisticò, esso è costantemente sotto i miei occhi perché rispecchiato nelle gesta e nei testi che da esso hanno la genesi. Basterebbero solo i miei titoli a farlo rabbrividire: di sicuro non gli resterebbe in corpo un solo pelo moscio: un vero viagra tricologico. E pensare che per conoscermi gli sarebbe bastato solo un tantino di coraggio per un confronto pubblico a quattrocchi.

I monologhi televisivi trasmessi il giovedì mi fanno pensare ad un gioco che si faceva nel nord-est d’Italia qualche anno fa, lo “sveglia bauchi”: un percorso di qualche centinaio di metri viene cosparso di tanti rastrelli. I bauchi più svegli, al primo manico in faccia, si fermano ed escono; i tonti corrono per essere primi ma continuano a prendere solo randellate in faccia.

Purtroppo il professore, nel suo ultimo “Punto” ha dimostrato di aver perso quella “verve” che lo portava spavaldamente ad accettare la polemica senza schivarla, a salire sulla cattedra più alta a dar lezione ai maestri sfidando gli anonimi a levarsi la maschera. Comunque, visto che non mi conosce e non vuole conoscermi, quando l’incontrerò gli offrirò lo stesso un caffè, se non altro per avermi illustrato bene, con sapienza e dovizia di dettagli un mondo a lui gradito e a me sconosciuto: quello delle soppressate calabresi fatte con la carne dei maiali tedeschi. E’ fuor di dubbio che quando parla di argomenti a lui congeniali ottiene anche il mio plauso!

 Claudio Maria Pennisi

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Mi spiace ma devo rispondere di Ulderico Nisticò

   
   


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La parrocchia degli Ulderici e il diritto Normanno

   
Di solito evito, ma certe volte, amando rispondere, sembra che voglia forzatamente contraddire. Non ci voleva certo un novello Napoleone a svelare che la precedente mia era anche un attestato di stima, simpatia e incoraggiamento al parroco, banalmente definito “lavata di faccia” e che, per la materia che tratta, se dovessi scoprire che queste esternazioni sono anche utili a privilegi Divini, gli laverei pure i piedi. Per il momento lotto strenuamente contro le tentazioni e, purtroppo, uscendone spesso sconfitto mi necessita ricorrere abbondantemente alla misericordia di Dio attraverso il pentimento e la preghiera.

È singolare (ma purtroppo rispecchia il pensiero di tanti) l’affermazione del sig. Normanno che, seppur dichiara di non essere uomo di Chiesa né frequentante il luogo, si sente tuttavia in grado di giudicare l’operato del parroco, asserendo che “i rimproveri e le prese di posizione dello stesso siano un tantino discostanti da quanto detto dal Signore...”. E’ proprio il caso di dire:  “da qual pulpito viene la predica!”. Non contento, da un personale “Codice Normanno” estrapola “il diritto alla manifestazione della propria fede nella casa del culto”, precisando nel dettaglio quello “alla comprensione e all’accoglienza”, ribaltando quindi al parroco il dovere di prediche brevi, con belle parole, senza rimproveri e ammonimenti. Praticamente, più che una Chiesa, uno scintillante distributore automatico di sacramenti, a buon prezzo e a chiunque: una sorta di paese dei balocchi dove, tra suoni e balli, signore facoltose possano candidamente esibire pellicce e gioielli, politici lungimiranti accostare furbescamente la propria immagine al Santo Patrono e i cultori del “volemose tutti bene, magnamo e bevemo” sguazzare felici.

Badiamo, badiamo bene che è questa la società e la Chiesa che stiamo costruendo con i silenzi e la passiva tolleranza. Disertare la propria parrocchia è adesione al contemporaneo Mangiafuoco che ci incita a sfuggire dalle nostre responsabilità, impegni e sofferenze. Chiedo a coloro che oggi sostengono la tesi del Nisticò se abbiano mai visto pubblicato, letto o avuto un solo bilancio degli anni, tanti, in cui lo stesso era membro del Comitato Porto Salvo: per esperienza credo di no! Non si agiti Prof., lo so che vorrebbe sbattermeli in faccia ma adesso che non interessano a nessuno, se li tenga lei.

Dico ancora, il Parroco di Soverato è come tutti gli uomini preda degli errori e del peccato. Non illudiamoci di poter avere un Santo, come non lo sono stati i precedenti e come non lo saranno i futuri. Io stesso, durante i brevi colloqui avuti con don Tobia, avrei voluto polemizzare su certi argomenti, più che altro per la cruda intransigenza assolutamente priva di quella falsa accondiscendenza, che noi chiamiamo diplomazia, ma nel concreto e in coscienza nulla, alla luce del Vangelo, mi è mai parso distorto. Spesso sono i nostri occhi a vedere male perché la nostra attenzione è attratta nel porgere l’orecchio al canto ammaliante delle belle sirene. Sveglia ragazzi, se non vogliamo ritrovarci la parrocchia degli Ulderici. Penso che chi ama Dio ama anche la propria comunità e in seno ad essa contribuisce allo sviluppo sociale, culturale e cattolico lavorando per l’aggregazione senza elogiare la dispersione con interpretazioni fuorvianti che fanno apparire atteggiamenti giustamente severi come presupposti all’inimicizia.

Al teorico del sapere a tutto tondo, rammento che non scrivo affinché possa giudicare lo stile, anche perché nonostante i suoi titoli accademici sicuramente posseduti e clamorosamente decantati “ha toppato”: scrivo da solo e penso con la mia testa. La prego di credermi in parola. Se occorre le mando una foto, visto che il nome pare dirle poco, altrimenti faccia una trasmissione del Punto, in diretta, e mi inviti. Se gli impegni che mi tengono lontano mi consentiranno di essere suo ospite, ci toglieremo entrambi una bella soddisfazione. Anche io, sa, a modo mio analizzo e valuto quanto scrive lei e sorvolando sulla forma e lo stile da discepolo di William Strunk jr. , vado al sodo. I suoi testi trasudano la disperata ricerca di consensi e riconoscimenti che possano collocarla nella storia come uomo di grande levatura culturale: flop, che cerca di colmare sfilando nei più disparati convegni e sciorinando ovunque e “monologamente” parole e numeri che passano direttamente dal vetriolo alla camomilla. E visto, comunque, che non ha saputo stupirmi, non mi stupirei più se, come qualcuno mormora, lei dovesse davvero andare a Lourdes per chiedere il bilancio della Madonna a mare.

Al Reverendo: riservi una preghiera particolare per tutti quelli come noi.

 Claudio Maria Pennisi

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Prof. , va a finire che “su sulu chiaccheri e tabacchèri e lignu”

   
Tra il silenzio, palesante menefreghismo mortale e il turpiloquio, parlare sempre e comunque anche solo per dire stupidaggini, c’è il dovere di dire ciò che si pensa su questioni importanti, quando si ricoprono ruoli di responsabilità. Professor Nisticò, mi chiedo, chi è lei? Il moderatore cittadino o il detentore del sapere? Certo, lei stesso asserisce, che è lo storico e, in un certo senso, la cultura personificata. Mi permetta di pensare che se avesse anche l’umiltà, quel sentimento di finito, di limite invalicabile, di inferiorità rispetto a qualcuno in qualche campo, le sue medaglie potrebbero anche brillare. Le consiglio, ogni tanto, di godere di questo nobile sentimento, che in certe occasioni è capace di distinguere tra il saggio, lo sbruffone e lo scemo del villaggio. Dall’esilio lavorativo che mi tiene lontano dalla mia città, ho metabolizzato attraverso i suoi articoli la curiosità di approfondire la conoscenza del pastore della nostra Soverato marina, e durante queste festività natalizie ho potuto soddisfare questo desiderio.

Ho assistito personalmente alla “predica” scuotente omelia, riportata da un quotidiano locale, che ritengo abbia suscitato in lei l’ispirazione all’articolo su SoveratoWeb  “Squallido qualunquismo ecc.” che per “veritatismo” tralasciando altisonanti “latinismi”  sintetizzo , come commentava mia zia in dialetto “chitarra, si de ligno e soni tantu: a cui ci duni gustu, a cui tormentu.” Perché le frasi, che l’hanno turbata, agli astanti che ho potuto direttamente ascoltare, hanno suscitato compiacimento e approvazione, anche e soprattutto per la schiettezza coraggiosa, leale e pastorale con la quale sono state proferite. Ho conosciuto, malgrado la sua pessima presentazione, e quindi il mio stato d’animo predisposto a cogliere le stonature,  un pastore con la schiena dritta, comprendendo quanto fastidio possa dare a tutti coloro che per considerazione culturale, economica e sociale sono abituati a interlocutori proni. Ho conosciuto un pastore che accoglie i fedeli personalmente, uno ad uno, sul sagrato della chiesa, senza però risparmiare poi ammonimenti e raccomandazioni a chicchessia  affinché si possa, all’uscita, affrontare il mondo con la capacità di distinguere gli agnelli dai lupi, ed esercitando la volontà personale, decidere con chi schierarsi. In questa società di lupacchiotti è presto spiegato lo svuotamento…Quanta difficoltà  a tornare in quella chiesa!

E ancora, mi stupisca, mi faccia ricredere, riveli  la fondatezza delle sue allusioni riguardo il bilancio del comitato “Madonna a mare”. Cosa c’è di tanto clamoroso?  Dimostri che le appartiene il coraggio degli uomini, di quegli eroi che non usano le allusioni come nascondigli. D’altronde, se da tanto tempo e con tanta insistenza  ne chiede la pubblicazione, certamente dispone di elementi che possono far “tremare il mondo”! Diversamente, penseremo che le sue “su sulu chiaccheri e tabacchèri e lignu”.  Indigesta “rabbia” verso colui che confidando nell’unico Signore,  come si dice in giro, l’ha accompagnato alla porta dimostrando che Uno solo è indispensabile.

La conoscenza è stipo di nozioni che solo associata alla disciplina e all’intelligenza assume la nozione di cultura, che è la sola che utilizza il sapere non per mera esibizione narcisistica, bensì come strumento per raggiungere obiettivi materiali e umani distanti e pressoché inaccessibili, privilegiando e ponendo personalistiche mete all’interno degli  interessi collettivi a scapito di egoistiche aspirazioni. La cultura ci insegna, anche, che senza appartenere alla Chiesa Cattolica è possibile scalare ogni gradino sociale. Al contrario, chi decide di farne parte, spesso, quando la scalata perde la sua caratteristica etica  è costretto alla rinuncia. Non è raro, ancora, che la richiesta di sacramenti avvenga  esclusivamente per tradizione, moda, o per appagare apparenze. Quante volte è capitato di sentire o addirittura dire “io prego a modo mio”, manifestando una fede degna del miglior “fai da te”. Credo che questo ed altre cose di tal genere siano quanto non si accetti dal reverendo che, fedele alla sua missione, ribadisce incessantemente che la giusta via è soltanto una e, qualsiasi deviazione, anche la più piccola,  porta lontano e altrove, che non esistono strade parallele, né scorciatoie o autostrade.  Lei, invece, pur sembrando il presbitero di un’altra religione, spesso, stranamente, è al fianco di prelati cattolici a proferir da maestro.  Questo è davvero sbalorditivo…  e vorrei che fossero altri… a svelare l’arcano e non certamente lei.

Attenzione, però: ha ragione quando parla della scuola salesiana che ha partorito certi elementi ma vede, stranamente, non ha torto neanche il reverendo che instancabilmente parla della necessità di fare discernimento: perché la scuola, anche la migliore, può fornire solo conoscenza e disciplina, se si punta alla  cultura deve già esserci l’intelligenza.

Quando  parla poi della nostra città mi vengono i brividi pensando quanto è bella, meta ambita e porto di mare. Dica pure, però, che è stata  trasformata in prostituta d’alto rango che spesso accetta pure pochi spiccioli, locomotiva a secco, bandiera moscia e lancia senza punta. Ahimè, è proprio questa ora la nostra Soverato. Una città che non ci piace più, una Soverato che dobbiamo assolutamente cambiare.  E voglio concludere rispondendo, anche se indegnamente e arbitrariamente alle “domandine”  rivolte al reverendo: si ha ragione quando si dice che la nostra città non è Tobruk o Beirut. Soverato però è invasa da tanti babbioni, espulsi perché incapaci da Sodoma, che ci fanno versare tanti lacrimoni senza acrimonia. Eppure ancora subiamo silenziosamente gli squallidi sofismi di chi è pronto all’attacco e subito alla difesa dei medesimi individui in base alla momentanea convenienza. E’ sicuramente scomodo, invece, chi si batte tralasciando simpatie personali per svelare ai tanti cittadini di buona volontà quanta sporcizia viene propinata elegantemente confezionata, pensieri e appelli rivolti a tutti, in modo particolare a coloro che, allergici ai sermoni, preferiscono annacquati e ben infiocchettati auguri dispensati abbondantemente e a pioggia per tutti (tanto non costano niente), e attirano anche consensi. Proprio costoro dovrebbero sentire la puzza della sporcizia che hanno sotto il naso e riflettere sulle azioni i luoghi e le persone da frequentare e anche sulle future proposte che sono chiamati a sostenere. E’ d’obbligo, infine, ricordare che non tutti giungono a Soverato per villeggiare, e che solo i vigliacchi levano gli ormeggi in cerca di porti più comodi.

Tranquillo, tranquilli non mi sto candidando, votate per chi vi pare, e schieratevi in difesa di chi volete. Non lasciamo però prenderci silenziosamente in giro, almeno urliamo il nostro pensiero, se ancora lo abbiamo.

 Claudio Maria Pennisi
 

   
   


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