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Come Eravamo

COME ERAVAMO - Anni '50 e '60 a Soverato di Franco Cervadoro

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Si studiava ai Salesiani
(prima parte)

di Franco Cervadoro

Si studiava ai Preti e alle Suore di Don Bosco.

La Scuola Pubblica arrivava alle Elementari.

I Salesiani avevano la Media ed il Liceo Classico, rigorosamente maschile, le Suore di Maria Ausiliatrice la Media ed il Magistrale, rigorosamente femminile.

Le pochissime ragazze che volevano fare il Classico andavano a Catanzaro.

Per un certo periodo ai Salesiani c’era anche la Quinta Elementare,si chiamava Corso Preparatorio, perché allora trovavi subito il primo sbarramento, l’esame per la Licenza di Scuola Elementare, e lo teneva don Gelmi.

Come numero e qualità delle materie corrispondeva ad una Laurea Triennale di oggi.

Quando andai all’Istituto,  il mio grande dispiacere fu che il nostro compagno più bravo di quella classe elementare del Prof. Cianflone non ci seguì, la sua famiglia non poteva pagare la retta.

Lui divenne nel tempo un eccellente meccanico, altri dei pessimi professionisti.

Ai Salesiani studiavano 600 Esterni e 300 Interni.

Gli Esterni eravamo noi, studiavamo all’istituto ma mangiavamo e dormivamo a casa.

Gli Interni erano i reclusi con i contatti estranei limitati e la passeggiata in fila per due del giovedì.

Venivano da tutta la Calabria perché l’Istituto Salesiano era un fiore all’occhiello riconosciuto e le distanze di allora sembravano infinite.

Gli amici di famiglia ci raccomandavano i loro figli che studiavano da Interni a Soverato e le domeniche quando i loro genitori non potevano venire, andavamo noi ad incontrarli nella striscia di Gaza, il Parlatorio, con il vassoio delle paste di Foresta.

Marco Votta, Michelino Belsito, mio cugino Enrico Pacileo me lo ricordano sempre.

Avevamo aule ampie e soleggiate,una sala ad anfiteatro per gli esperimenti di fisica, un gabinetto di scienze con gli armadi pieni di reperti, dei saloni enormi per lo studio pomeridiano, una biblioteca, un teatro vero che diventava cinema di  400 posti con sipario,effetti luci, quinte e contro quinte, buca del suggeritore e buca per l’orchestra, tre campi di calcio e di basket ed una infermeria per malati veri e presunti.

C’era anche all’interno un minimarket per acquisti prevalentemente di cancelleria e dolciumi con servizio di deposito fiduciario del portafoglio.

Lo gestiva con meticolosa precisione, attraverso una grata in un locale sul cortile, il Sig.Arcaro, impareggiabile Factotum, ma per noi, rispetto ai prezzi di  Mimmì Catrambone dove ogni mattina compravamo il panino con la cacciagrossa, era quasi un cravattaro. 

Dei Professori ricordo solo il nome don Bertolazzi,don Di Biase, don Castaldi, don Sacco, don de Renzis, don Paradies, don Greco, don Maruccelli, don Cosato, don Del Pezzo, don De Lucia, don Bergia, don Giorgio Scogliamiglio, don Cerra, don Gelmi, don Leo, don Voci, don De Silvestri, don Mariani, don Casalino, don La Sorella, don Torriani, don Volta.

Ad ognuno di loro ciascuno di noi può dedicare una pagina di ricordi.

Dei miei compagni della Media voglio ricordare Luigi Daga, giudice figlio di giudice,morto qualche anno fa in un attentato a Il Cairo. 

Era un genio, quando noi scrivevamo quattro facciate,  lui ne scriveva dodici.

Don Voci ci leggeva i suoi compiti in classe come modello di tema.

(continua)

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