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Rubrica di Salute & Benessere a cura di Filippo Apostoliti

Numero 42 - Per eventuali Richieste e Consigli scrivere a: info@soveratoweb.it


   
Il presente articolo ha carattere divulgativo e non consultivo. Non può e non deve sostituirsi al rapporto paziente  – medico, che rimane l’unico interlocutore per la corretta diagnosi e terapie delle patologie trattate.

La stanchezza e la pesantezza delle gambe

 In Italia, un quarto della popolazione è colpito senza saperlo dalla sofferenza venosa alle gambe, cioè da quelle malattie venose che comprendono gonfiori, dilatazione dei capillari (Telangectasie) e varici.

Si formano quando le pareti delle vene si dilatano a causa del sangue che ristagna o che addirittura refluisce verso il basso anziché salire verso il cuore.

Le cause sono generalmente due: indebolimento delle pompe e cattivo funzionamento delle valvole.

Le pompe, utili a spingere il sangue verso l’alto, sono presenti nei piedi e nelle gambe e si attivano ad ogni passo.

Le valvole, che controllano la pressione e la direzione del sangue, sono all’interno delle vene stesse.  

I Capillari

Quando inizia un ristagno di sangue, le prime ad entrare in sofferenza sono le vene superficiali che si dilatano e diventano visibili, prendendo così il nome di capillari.

Si distinguono in rossi e blu.

I rossi, sottili e tipici dei pazienti giovani, compaiono solitamente in seguito a squilibri ormonali dovuti alla gravidanza, alla pillola anticoncezionale o a terapie ormonali. Raramente sono causate da un’infiammazione.

I blu, più grosse e tipici dei pazienti anziani, sono dovuti per lo più all’insufficienza venosa e spesso sono associati alle vene varicose. 

Le cause di rischio.

A parte la predisposizione familiare, ci sono dei fattori di rischio sui quali è possibile intervenire. Vediamone alcuni.  

Calore.

Il calore porta ad un aumento della dilatazione delle vene. Per i pizzaioli a contatto tutto il giorno con il forno è una vera e propria patologia professionale, ma anche per le persone, abituate nelle fredde giornate invernali a rimanere molto tempo vicine alle stufe, l’attenzione deve essere massima.

Non dimentichiamoci le saune (per chi ha il tempo di farle) e bagni troppo caldi, da sostituire con una più veloce doccia.

Anche la prolungata esposizione ai raggi del sole e alle lampade autoabbronzanti provoca un aumento della temperatura della pelle e un’irritazione conseguente che può portare alla comparsa dei capillari.  

Traumi.

Alcuni lavori o tipi di sport possono esporre le gambe a traumi che possono nel tempo favorire la comparsa dei capillari bluastri.  

Depilazione con cera a caldo.

Rappresenta un rischio perché somma i due aspetti precedenti, cioè calore e trauma. 

Farmaci.

La pillola anticoncezionale ha rappresentato nel tempo passato un vero problema. Oggi ci sono medicamenti che hanno ridotto di molto questo effetto collaterale, soprattutto con l’annotazione medica che informa sull’opportunità di non usare la pillola per più di cinque anni.  

Stile di vita.

I nostri stili di vita possono influenzare la circolazione venosa e favorire la comparsa di patologie. Ad esempio una ridotta attività fisica fa perdere tonicità alla muscolatura delle gambe e questo influisce negativamente sulle pompe. Anche l’alimentazione deve dare un contributo alla nostra circolazione, sia mantenendo il peso del corpo che con l’assunzione di sostanze utili come i flavonoidi presenti in frutta e verdure. Non dimentichiamoci degli abiti troppo stretti, come i fuseaux e i jeans attillati che riducono la circolazione, e i tacchi troppo alti o troppo bassi che annullano l’effetto delle pompe. E in ultimo, non trascurare,  quando possiamo, di lasciare le gambe in posizione sdraiata e leggermente sollevati per trenta minuti dopo i pasti.

L’insufficienza venosa necessità di una diagnosi precisa che spesso viene effettuata grazie all’ecodoppler e l’angiografia, utili a metter in evidenza le difficoltà delle vene a lavorare adeguatamente.  In seguito il medico potrà optare per diverse soluzioni. Vediamo quali.

La chirurgia. 

Due sono i trattamenti chirurgici: chiudere il vaso dilatato (terapia sclerosante) e asportare chirurgicamente il vaso stesso.  

La chiusura del vaso si attua iniettando nella vena stessa delle sostanze irritanti che alla fine la distruggono. Dopo il trattamento, si applica per alcune settimane una compressione graduale tramite calze elastiche. La terapia sclerosante, secondo le linee guide mediche, è preferita dai chirurghi quando si tratta di varici piccole e poco dilatate.  

L’intervento chirurgico, al contrario, è indicato nei casi di vene grosse e dolorose, spesso  a rischio trombi. Consiste nel legare la vena e strapparla. Anche in questo caso si applicheranno dopo delle calze graduali di compressione.  

Attualmente, la chirurgia angiologia risolve alcune patologie con tecniche poco invasive e senza lasciare segni o cicatrici. Spesso, i chirurghi sottolineano che i vari trattamenti non sono definitivi, ma che richiedono nuovi trattamenti nel tempo, anche quando sono stati già ben trattati. 

Le tecniche sono: 

La flebectomia, che rimuove alcune parti della vena safena (la più grossa nella gambe) sfilandole  attraverso alcuni pori.

Il laser endovasale, che elimina le varici attraverso una fibra laser direttamente all’interno della vena.

L’endocoagulazione laser, utile al volto, che manda un laser all’interno chiude i capillari rossi.

La termoterapia, che tramite un ago riscaldato scalda il vaso e lo chiude.

Il microflebotattoo, che elimina i vasi introducendo un gel dall’esterno come un tatuaggio.

La microelettrosclerosi, che introduce nella vena una miscela di sale e zucchero e invia una scarica elettrica.

Ci sono anche farmaci e rimedi naturali alla portata dei medici.

Tra i farmaci ricordiamo quelli ad azione antitrombotica come l’eparina e tra gli antivaricosi la Diosmina, capace di aumentare la resistenza dei vasi sanguigni.

Tra i rimedi naturali possiamo pescare ampiamente dalla natura. Vediamone alcuni.

La Centella asiatica.

Migliora la microcircolazione ed ha un’azione protettiva dei vasi. E’ quindi molto utile nell’insufficienza venosa caratterizzata dal gonfiore alle caviglie, crampi notturni, prurito alle gambe e piccoli capillari.

La Ginko biloba.

Aumenta la resistenza delle pareti e quindi riduce la possibilità che i vasi si slarghino. Utile nelle caviglie gonfie.

L’Ippocastano.

Rafforza la muscolatura dei vasi sanguigni, con conseguente aumento della resistenza e della elasticità dei vasi.

Il Mirtillo.

Non solo rafforza le pareti dei vasi, ma blocca tutte quelle sostanze (enzimi) che possono rovinare le pareti dei vasi.

Il Rusco.   

Aumenta la contrazione dei vasi sanguigni, riducendo la possibilità che il sangue ristagni troppo nelle vene.

La Vite rossa.

Contiene un complesso di principi attivi che bloccano l’invecchiamento fisiologico delle vene , prevenendo e rallentando il naturale invecchiamento delle vene.

La Vitis vinifera.

Contiene potenti antiossidanti, che bloccano l’invecchiamento delle pareti dei vasi prevenendo la loro fragilità.

Mi piace precisare che pur trattandosi di rimedi naturali, occorre sempre verificare possibili effetti collaterali o interazioni con farmaci. Il naturale non è alla portata di tutti e non basta il consiglio di una rivistella per andare sul sicuro. Meglio chiedere consiglio al medico di fiducia o al proprio farmacista.

E le calze? Sono veramente così efficaci?

L’uso regolare di una calza elastica terapeutica riduce del 60% il rischio di vene varicose alle gambe. Sono poco gradite dai pazienti, ma la loro compressione così fastidiosa permette di ridurre il rischio di ristagno di sangue. Così facendo, attenuano anche il dolore e la pesantezza delle gambe stesse. Ve ne sono di molti tipi in base alla forma e lunghezza, ma tutte devono avere una compressione graduata in senso decrescente cioè massima alla caviglia, media al polpaccio e ginocchio, minima alla coscia. La compressione si misura in mmHg e in base alla loro elasticità si distinguono in quattro classi. 

  1.  Classe (18-21 mmhg), per varici leggere e durante o dopo la gravidanza.
  2.  Classe (22-32 mmhg), per varici più gravi, rischio recidive ulcere venose e trombosi venosa profonda.
  3.  Classe (33-47 mmhg), per ulcere varicose gravi e sindromi post-trombotiche gravi.
  4.  Classe (oltre 50 mmhg), con presenza di edemi gravi.

Spesso i pazienti acquistano in solitudine queste calze, che di fatto sono terapeutiche e pertanto andrebbero considerate dopo prescrizione di un flebologo, unico che attentamente può valutare la calza più adatta.  

E non dimentichiamo i pazienti che si scocciano di indossarle perché ogni volta fanno fatica a infilarle. A loro possiamo consigliare due piccoli trucchetti.

Se usano gambaletti a punta aperta meglio prima indossare un calzino liscio che consente il passaggio facile al tallone, tanto poi si potrà sfilare il calzino dalla punta aperta.

E poi ricordate che le calze si possono sommare. Ad esempio, se dovete usare una calza di II compressione e fate fatica, sappiate che potete indossarne insieme due calze di tipo I. Così se dovete indossare una calza di tipo III potrete indossarne insieme una di tipo I e una di tipo II.

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Il presente articolo ha carattere divulgativo e non consultivo. Non può e non deve sostituirsi al rapporto paziente  – medico, che rimane l’unico interlocutore per la corretta diagnosi e terapie delle patologie trattate.

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