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Il corsivo del vicedirettore di «Calabria Ora» Davide Varì
Sparano a zero sul mare di Calabria. Chi li paga?

Dice Legambiente che «i turisti scappano dalla Calabria». E dicono i giornali che «il mare calabrese è una cloaca e che quindi, loro, i turisti, fanno bene a scappare». Noi di «Calabria Ora» abbiamo fatto qualche telefonata per cercare di capire se tutto questo è vero. Abbiamo chiamato alberghi, villaggi e campeggi di tutta la Calabria e siamo andati a vedere in che condizioni è il mare. Ecco, secondo i nostri albergatori non solo i turisti non scappano - le presenze sono grosso modo come quelle degli anni passati e in alcune zone è andata anche meglio, molto meglio - ma anche il mare è bello come sempre. Certo, ci sono alcuni punti critici: zone in cui il mare è sporco. Ma chi parla di cloache forse non è mai stato nella riviera romagnola. Ecco, in confronto a quelle zone il nostro peggior mare è come i Caraibi.

E allora qual è il punto? Il punto è che tra i calabresi c’è sempre una certa dose di autolesionismo, una tendenza a dipingere la propria Terra come la peggiore del mondo. Ma non basta: sparare contro il mare, contro l’unica e più importante industria calabrese non può essere un semplice caso.

A noi di «Calabria Ora», che siamo sospettosi, viene infatti il dubbio che dietro questa campagna di stampa ci sia lo zampino di qualcuno, il dubbio che ci siano strani interessi per gettare fango sulla Calabria. «A pensar male», diceva Andreotti; «si fa peccato ma spesso s’indovina».

Davide Varì
vicedirettore del quotidiano «Calabria Ora»
sul n. 216 di domenica 7 agosto 2011
www.calabriaora.it


 Turismo, quando a trionfare sono i fatti
di Vincenzo Pitaro

Caro vicedirettore Varì,

condivido appieno il contenuto del tuo corsivo, pubblicato domenica scorsa su «Calabria Ora». Una sola cosa, se mi consenti, lascia un po’ di «amaro»: quando scrivi che «nei i calabresi c’è sempre una certa dose di autolesionismo, una tendenza a dipingere la propria regione come la peggiore del mondo». Ma perché? Senza andare a scomodare la letteratura calabrese e la pubblicistica in genere (Leonida Répaci e via dicendo) mi vien fatto di domandare: sono forse i calabresi a parlar male del nostro mare, dei nostri prodotti ecc.? O questo malvezzo - chiamiamolo così, con un eufemismo - andrebbe ascritto, in parte o per intero, a quei detrattori di verde incravattati, «accampati» al Nord, dediti peraltro a sparare bordate d’ignoranza a destra e manca (v. recenti dichiarazioni rilasciate persino sui Bronzi di Riace) pur di portare acqua al loro mulino? I mi(ni)steri di Monza non dicono nulla? Nel nostro Paese, purtroppo, è in atto - e non da oggi - un tentativo di indebolire quella parte che va da Roma in giù, cioè il Mezzogiorno, a tutto vantaggio del Settentrione. Molti calabresi, oddio!, in tutto questo, qualche colpa - se andiamo vedendo - ce l’hanno, non foss’altro per aver consentito (indirettamente) a rafforzare il potere della Lega Nord. In che modo? Beh, dando il voto -  ovviamente - a quello schieramento politico che (più o meno come il fatidico cavallo di Troia) nascondeva nella propria pancia, se non proprio Ulisse, Bossi e compagni. Qualche altra colpa (sempre ben diversa da quella riportata nel tuo corsivo), se vogliamo, gli abitanti di questa Terra, ce l’avrebbero pure. Ed è quella di essersi sempre lasciati attrarre dai prodotti del Nord, a tutto discapito sia della salute che dell’economia regionale e finanche della fierezza dell’essere Calabrese. Ma questo è un altro discorso. Tornando al tema, c’è da dire che la Calabria non è nuova a questo tipo di «battage» (esagerato e balordo), orchestrato sempre dai «soliti», al fine di allontanare i turisti dalle nostre spiagge. La loro politica, repetita iuvant, ormai si sa, è questa: vantare fino all’inverosimile tutto ciò che appartiene al Nord e denigrare quanto appartiene al Sud. Basti pensare che, ultimamente, in un paesino del Varesotto, il sindaco leghista è arrivato (non senza scadere nel ridicolo e nel grottesco più totale) persino a vietare il consumo della pizza nel suo comune, in quanto napoletana.

Perché lo fanno? Beh, per tanti motivi: per interessi economici, per invidia, e tanto altro ancora. Insomma, predicano «superiorità» rispetto a tutto ciò che li circonda e non sanno che così facendo - come insegnano i grandi psicologi - manifestano non solo un disagio profondo ma proprio la loro inferiorità. Chi riescono ad abbindolare quando parlano di «mare-cloaca» in Calabria? Soltanto gli sciocchi, quelle persone che non guardano il mondo con i lori occhi e si lasciano convincere da ciò che dicono gli altri. Di persone credule, purtroppo, al Nord ce ne sono tante. Lo dimostrano i fatti di tutti i giorni, i raggiri e le truffe che avvengono. La credulità strutturale, si sa, è spesso presente in individui la cui intelligenza o è un po’ limitata dalla nascita o si è deteriorata con l’età o in seguito a qualche malattia. Queste persone conducono una vita quotidiana all’apparenza normale ma rimangono molto vulnerabili a ogni nozione sconosciuta. Il messaggio menzognero dipende poi dall’autorità del bugiardo. Ecco perché se una cosa la dice - ad esempio - il ministro tal dei tali, le  persone ingenue spesso corrono facilmente il rischio di crederci per davvero. Non esiste truffa o menzogna, al mondo, senza una vittima credula. In genere, si approfitta della credulità dei loro elettori o fans, facendo leva sulla vanità, sull’orgoglio, sull’avidità o sulla brama del possesso,  soltanto per raggiungere i propri fini. Tuttavia, per loro sfortuna, non sempre - come si vede - ci riescono. Sullo stesso numero di «Calabria Ora», infatti - da un altro articolo, sempre di prima pagina - apprendo che il tentativo di «boicottaggio al mare di Calabria» messo in atto in vista di quest’estate «è pienamente fallito». Sicché, le tante campagne contro la nostra regione si sono alla fine rivelate vane. Alziamo i calici! Alla faccia dei detrattori. I fatti, ancora una volta, sono riusciti a smontare le menzogne!

Vincenzo Pitaro

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