Rubrica di Opinioni di Francesco Raspa

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Hitler inginocchiato nel ghetto di Varsavia

  


Hitler in ginocchio nel ghetto di Varsavia. Non è un miraggio. E’ una scultura. L’artista veneto Maurizo Cattelan l’ha piazzata proprio nel ghetto. A vederla fa impressione. C’è polemica su questa opera. Il Centro Simon Wiesenthal l’ha considerata “insensata”. Al contrario, il rabino capo della Polonia, Michael Schudrich, ha sostenuto che può avere un valore educativo. Personalmente sono d’accordo con Schudrich. Anzi, ritengo che non vi siano dubbi sul valore educativo. Credo faccia molto riflettere. Non tanto perché Hitler lo avrebbe mai fatto, quanto l’invenzione artistica può costringere il tiranno ad una genuflessione che ha il valore di una pena da espiare, che nella realtà non è stata espiata.

E’ la volontà dell’uomo civile che costringe l’incivile ad un gesto praticamente e simbolicamente forte. E’ la civiltà che prende la rivincita sulla barbarie.

Talvolta la realtà supera l’immaginazione e l’arte. Mussolini appeso in piazzale Loreto è un gesto eticamente inumano, storicamente logico. L’impiccagione cruda di Saddam Hussein, il linciaggio violento, persino blasfemo sul corpo di Gheddafi sono inammissibili nella civiltà del diritto, ma emotivamente coerenti con il dolore e l’odio provocato da questi personaggi. L’esecuzione sbrigativa di Ceasusecu e della moglie ed i loro corpi stesi a terra privi di vita, sono orridi, ma paradossalmente liberatori. Le statue distrutte dei dittatori, quando gli stessi sono fuggiti o sono deceduti, hanno il valore di una riconquista della dignità.

La statua di Hitler inginocchiato nel ghetto non ha in sé alcuna violenza, ma evoca la sofferenza degli ebrei, la loro dolorosa storia, al quale il tiranno, a posteriori, s’inchina. Come se qualcuno, dall’aldilà, gli avesse concesso un permesso nel mondo terreno per fare i conti con se stesso e la storia.

L’opera si intitola: “Lui”.

 Francesco Raspa

 

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