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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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POSTA CELERE?

 Una delle più pericolose avventure che si possono correre in Soverato è penetrare nell’Ufficio postale in un’ora di punta. Ci si trova in mezzo ad una torma di dannati danteschi, la cui insopportabile attesa si conclude, molto tempo dopo, con operazioni che riescono a mescolare la più ottusa burocrazia ottocentesca scritta a mano con l’intervento di certi catorci gabellati per computer. Capita poi, e spesso, che uno o due sportelli siano desolatamente vuoti del personale.

 Insomma, le Poste di Soverato, pochissimo celeri, sono del tutto insufficienti alle esigenze di quella che ad ogni passo viene chiamata la terza città della provincia di Catanzaro, però ha un Ufficio postale da paesino, e, dimenticavo, una sola farmacia mentre i paesini ne hanno due.

 Che c’entra la farmacia? C’entra, è lo stesso problema. Soverato conta, ufficialmente, 10.800 abitanti, e pare che l’ultima ricognizione ci faccia scendere sotto i 10.000. Perciò la nostra metropoli ha quello che spetta ad un paese di quattro gatti.

 Però a Soverato vivono undici mesi e ventinove giorni e ventidue ore tanti illustri signori che hanno la residenza legale altrove giusto per votare. E Soverato è luogo di flussi, con studenti, professori, medici, commercianti, impiegati, persino turisti, che moltiplicano, almeno di giorno, l’utenza di qualsiasi cosa. Ci sono tutti i criteri per fare due cose: intanto, costringere alla residenza quelli che già di fatto risiedono; e, in attesa, pretendere servizi adeguati alla realtà effettuale di Soverato.

 E chi deve pretendere? Intanto, il sindaco, se trova il tempo tra una lite e l’altra per gli assessorati. Via, se sbarca di nuovo Briatore e vuole spedire un telegramma, che figura facciamo? E poi quella cosa che a Soverato non esiste manco per sbaglio, la pubblica opinione.

Ulderico Nisticò

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