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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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QUERELOMANIA

 Si legge che il sindaco di Soverato, Raffaele Mancini, esponente di Alleanza Nazionale, ha querelato il responsabile cittadino... di Rifondazione Comunista, pensate voi? Ma no, di Alleanza Nazionale. Mi vien da ridere.

 Querelare chi non la pensa come lui è una vera mania, per Mancini. Qualche annetto da querelò anche me, e vi narro come andò a finire in pesce la cosa. Io avevo detto, in una puntata della mia nota trasmissione di Telejonio, che a Soverato un tizio era stato accoltellato. La notizia, si seppe dopo, conteneva una piccola inesattezza: il mascalzone era stato sì accoltellato altrove, ma, per depistare, aveva dichiarato Soverato. Tutto qui. Il Mancini sporge querela contro di me perché io avrei leso l’onore della città. In uno Stato serio, la magistratura lo avrebbe preso a sberleffi, invece io sono finito a Catanzaro in Tribunale. E qui viene la scena ridicola, che cercherò di rendervi con l’umorismo che le si addice.

 Il giudice, una giovane dottoressa, chiede preliminarmente se in aula ci fosse un avvocato, un qualsiasi rappresentante del Comune di Soverato, querelante. Con figura di perecottari, i querelanti non avevano mandato nemmeno una spia.

 Fa in suo ingresso intanto, bello e impossibile, il pubblico ministero casualmente di turno, niente di meno che Luigi de Magistris. Egli, studiando per la prima volta la mia pratica, legge, fa la smorfia che potrei fare io di fronte ad un tema sgrammaticato di miei allievi (ma ai mie allievi non succede), si alza e dichiara: “Qui non c’è niente, non si dice nemmeno chi è l’offeso. Chiedo il proscioglimento”. Detto, fatto, vengo prosciolto. Seconda figura di niente.

 A questo punto, il Comune doveva appellare: macché, e, non appellando, riconosce il suo torto marcio. Terza figura.

 Segue che, a tutt’oggi, il Mancini non ha trovato lo stile di chiedermi scusa neanche in privato, né di risarcirmi moralmente e finanziariamente. Quarta figura.

 Adesso il suddetto Mancini si prepara ad una quinta figuraccia, questa volta con il Repici, segretario del partito che non c’è. Spero che nessun giudice abbia tempo sa perdere per i capricci di chi non sopporta critiche politiche, e, memore di quando era un giovane comunista, vorrebbe praticare ai dissidenti purghe staliniane. Caro Mancini, la politica non si fa in tribunale e sulle passerelle con i fiori, si fa con i fatti amministrativi, con le idee, con il confronto.

 Due consigli, dunque: rinuncia agli insani propositi. Un consiglio in subordine: se proprio insisti, vedi di farti scrivere la querela da qualcuno che sappia il mestiere di avvocato, non come la mia che faceva pena.

 Conclusione: AN contro AN, che ridere! Non mi perderò lo spettacolo, se si arriva alla causa.

Ulderico Nisticò

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