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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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AUTUNNO SOVERATANO

 Soverato non va in letargo. È passato, infatti, il piano spiaggia, magari solo per evitare in zona Cesarini il commissario; e qualcuno protesta in buona o in cattiva fede. Già, quando si piange invocando il rispetto niente di meno della legge regionale, la quale pretende il 30% di spiaggia libera, secondo me sono i gestori dei lidi che non vogliono concorrenti. Di grazia, a chi dovremmo riservare un terzo del poco litorale soveratese? Ai poveri? Fuori i numeri, fuori i conti, vediamo chi sono, i poveri. Ai poveri dei paesi vicini? Eh, no, questo proprio no, e per due motivi: Soverato, se mai, deve pensare ai suoi, non diventare centro di accoglienza di chiunque; e quelli che dai colli e monti scendono la mattina e piantano l’ombrellone, io li conosco uno per uno, e tutto sono tranne che poveri. Sono solo taccagni.

 Perciò il Comune di Soverato deve semplicemente pretendere una deroga, in quanto località turistica. E se un tratto di spiaggia si deve riservare, allora sia spiaggia comunale attrezzata, non libera e sporca anarchia.

 Il piano spiaggia, infine, deve prevedere i livelli di qualità, funzionalità ed estetica degli stabilimenti e bar e ristoranti. E QUI CASCA L’ASINO!

 Passiamo ad altro, non meno importante: il marciapiede del corso Umberto sono un percorso di guerra, con grave pericolo per disabili, ma anche anziani, donne incinte, mamme con passeggini, eccetera. E non sono nemmeno uno spettacolo decoroso.

 Infine, l’eternit. Negli anni 1950, l’Italia di eternit è stata riempita, prima che ci si accorgesse che è cancerogeno. A Soverato, ce n’è ancora tanto qua e là, e almeno duemila metri quadri sul tetto di quello che noi di una volta chiamiamo Quarzo, i più recenti Comac, e un sogno fallito voleva albergo a sedici stelle e un pianeta. Vogliamo assumere provvedimenti, del resto previsti dalla legge?

 Sarebbero discorsi da dibattito politico, se ci fossero in giro partiti, pensatori e intellettuali. Chi li ha visti?

Ulderico Nisticò

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