SOVERATO WEB - HOME PAGE IL FANTASMA DEL FABBRO

Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

Numero 46 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it

NARRANTE SENZA NARRATO

 Da ieri, 10 febbraio, la città è ornata di manifesti che invitano la popolazione a recarsi, gratis, a teatro, per assistere ad una cosa che, secondo i manifesti, sarà “De Andrè e l’amore”, con tanto di “a” disegnato come una bocca, con allusione, immagino, a Bocca di rosa. Andateci, amici, vi assicuro che lo merita, e per la scelta delle canzoni, e per l’esecuzione. Andateci, come è avvenuto che molti siano andati a vedere lo spettacolo a Chiaravalle presso Tempo Nuovo, e a Caraffa, Stalettì, Torre R. e altrove. Se non ci andate, perdete qualcosa.

 Solo che l’amore non c’entra quasi nulla, se non per la coincidenza cronologica che sabato è il 14, san Valentino. Lo spettacolo s’intitola “De Andrè, la malinconia di una generazione”, e legge Fabrizio come una metafora dell’Italia dal 1960, attraverso il Sessantotto, la politica, la ricerca di alternative, la delusione.

 Come capirete tutte queste non ridanciane cose? Attraverso quella che il manifesto definisce, opportunamente, “voce narrante”, che, come si evince facilmente, narrerà qualcosa. Eh già, narrante è participio presente attivo, e, come diremmo noi professori, regge un complemento oggetto. Il quale complemento oggetto, sul rosseggiante manifesto, è sottinteso, omesso, tralasciato. Forse gli autori del manifesto hanno commesso un piccolo errore, ed è umano, e può capitare.

 Così, sapete che faccio? Per ovviare alla dimenticanza, intanto l’ho detto al Punto, che ha parecchie migliaia di spettatori; e qui, approfittando dell’ospitalità di Soverato Web, vi faccio leggere il programma della serata e quei famosi testi che la voce narrante dovrà narrare, e che non si sono scritti da soli. A chi sarà presente, li daranno stampati; chi no, li legga qui. Legga anche il frontespizio, che è completo, senza più o meno sospette omissioni, e riferisce tutti, proprio tutti i nomi. Andateci, vi raccomando: dal programma, vedrete quanto ne vale la pena.

Ulderico Nisticò

 De Andrè, la malinconia di una generazione

 Gregorio Tino, voce, chitarra;
 Patrizia Procopio, violino;
 Piero Cusato, tastiere;
 Enrico Pitaro, chitarre, plettri;
 Giovanni De Sossi, basso, contrabbasso;
 Vittorino Naso, batteria, percussioni;
 Barbara Primonato, cori.

Testi di Ulderico Nisticò
Voce narrante di Luciano Falvo. 

Sabato 14 febbraio 2009, San Valentino,
Teatro Comunale di Soverato


Gli anni della trasgressione

 La storia spirituale della generazione degli anni 1950, se volessimo narrarla attraverso musica, diremmo che passò, quasi repentinamente, dall’ottimismo infantile di “Mi sono innamorato di Marina” all’intensità esistenziale di “Mi sono innamorato di te”, premessa della speranza rivoluzionaria del Sessantotto. Allora i giovani, stanchi di perbenismo e falso benessere, si mossero contro i miti avvelenati del “miracolo economico” e del conformismo piccolissimo borghese. E ascoltavano, o piuttosto cantavano i versi allegri e cattivi di un cantautore ancora sconosciuto, che non calcava palcoscenici e non vinceva Festival, e pareva quasi cantare per sé. Fabrizio de Andrè, ancora un poco goliarda e già un poco sovversivo, turbava l’ipocrisia bacchettona e l’ordine costituito di un mondo che cercava di scordare, in una modesta orgia di plastica e lustrini, il suo desolato vuoto. Bocca di rosa appariva paradossalmente migliore di quella società bugiarda, e la morte di Piero perdeva l’alone di eroico che imponeva una cinematografia di propaganda, e la giustizia degli uomini mostrava tutti i suoi limiti. Fra poco la trasgressione sarebbe divenuta tentativi di eversione e storie di misteri, di bombe e di sangue. Fabrizio cantò anche questo momento oscuro della nostra storia.

/// intermezzo, F. De Andrè - 1968 Bluebell Records; Bocca di rosa (4,45 min.), F. De Andrè - 1967, Bluebell Records; La guerra di Piero (3,27 min.), F. De Andrè - 1964, Karim; Il pescatore (4,25 min), De Andrè - 1970, Bluebell Records; Introduzione, F. De Andrè - G. Bentivoglio - N. Piovani - 1973, Produttori Associati; La canzone del maggio (2,23 min.), F. De Andrè - G. Bentivoglio - N. Piovani - 1973, Produttori Associati; Il bombarolo (4,17 min), F. De Andrè - G. Bentivoglio - N. Piovani - 1973, Produttori Associati. 

L’impegno letterario

 Fabrizio portava con sé la ricchezza e il peso di quello che la scuola chiamava allora il bagaglio culturale classico. I contenuti delle sue canzoni erano spesso intrisi di memorie storiche e letterarie e che oggi parrebbero forse libresche. Si avvertivano gli echi di una cultura profonda, tanto profonda da dubitare di se stessa e sapersi superare, e da trascendere le angustie dell’erudizione. De Andrè, della classicità, conosceva bene non solo gli aspetti aulici e tragici e seri e seriosi, ma l’umorismo dei Greci e quella squisita invenzione dei Latini che fu la satira, e la capacità degli antichi di ridere di loro stessi. Da tale sostrato nasceva una lingua in apparenza disadorna, e, a ben vedere, elegantissima, il cui modello più raffinato trovava nell’epigramma ellenistico. Lo stile di Fabrizio si formava da una grecità sottile, irrobustita dall’immediatezza rinascimentale e da un’improvvisa energia popolaresca; e ingentilita da un rapporto continuo con la cultura francese; infine, dalla scoperta della potenza comunicativa dei dialetti, a cominciare dal suo, quel genovese musicale di per sé. A buon diritto possiamo ascrivere Fabrizio de Andrè alla letteratura contemporanea, e nel contempo al recupero di quella sintonia di poesia e musica che fu, nei secoli delle origini, la forza e la dolcezza della versificazione volgare italiana. 

La collina (4,02 min), F. De Andrè - G. Bentivoglio - N. Piovani - 1971, Produttori Associati; Un giudice (3,22 min.), F. De Andrè - G. Bentivoglio - N. Piovani - 1971, Produttori Associati; Il ritorno di Giuseppe, F. De Andrè -1970, Produttori Associati; Tre madri (2,50 min), F. De Andrè -1970, Produttori Associati. 

La malinconia

 La generazione del Sessantotto, che pure volle apparire trasgressiva e forte, portava nell’intimo una sua sottile fragilità, quasi presagisse la sterilità dei suoi sogni e la fugace durata. Gli amori, anche i più dolci e più forti, prendevano già quella strada che ne fa, oggi, più che una vita insieme, dei fragili incontri tra solitudini. Ogni amore, in quegli anni, nasceva per essere amore perduto, e le donne, divenute inaspettatamente libere, pativano esse stesse e infondevano ai loro innamorati una devastante inquietudine. Ogni donna era un po’ Marinella, l’amore di breve vita. Gli amori difficili, ma anche le utopie rivoluzionarie, la politica, un benessere sentito precario, generavano sottile malinconia, quel sentimento crepuscolare che è figlio dell’incertezza. De Andrè conosceva l’arte di toccare le fibre profonde del cuore con parole soffuse e con musica eterea, conducendo chi l’ascoltava in mondi di favole tristi e soavi.  

La canzone di Marinella (3,48 min), F. De Andrè - 1964, Karim; Amore che vieni, amore che vai (2,40 min), F. De Andrè - 1966, Karim; La canzone dell'amore perduto, F. De Andrè - 1966 Karim.

 La diversità

 Quando Fabrizio muoveva i primi passi nell’arte, il mondo era già sotto la minaccia di quella che sarebbe stata chiamata la globalizzazione. Egli veniva da una realtà antica, quella di Genova, per secoli identitaria, e con una sua natura popolare. Le vicende della vita lo portarono a conoscere realtà locali a tratti selvagge, sempre autentiche e non viziate da un cosmopolitismo borghese. Scoprì la forza primordiale delle lingue particolari, la musica aspra dei dialetti, la verità dei miti. Cantò i popoli scomparsi e quelli vicini a scomparire. Visse tra la gente dei ceti più umili, senza facili e spocchiosi atteggiamenti intellettualistici, senza indulgere al folcloristico festaiolo, e senza nemmeno pretese di acculturazione forzata. Semplicemente, ricercò la genuina umanità sotto ogni cielo, ogni tempo, ogni livello economico e sociale, ogni più o meno vero “sviluppo” e “progresso” tecnologico. Da ogni gente e da ogni linguaggio trasse ispirazione per quella sola universalità che è la musica.  

Fiume San Creek (5,20 min), F. De Andrè - M. Bubbola - 1981 - Ricordi; La città vecchia (3,10 min), F. De Andrè - 1965 Karim; Via del campo (3,07 min), F. De Andrè - E. Jannacci - 1967, Bluebell Records 

La delusione

 De Andrè attraversò molte esperienze umane, e tra queste la passione più ardente di quegli anni lontani, e oggi svanita: la politica. Per chi è stato giovane negli anni 1960, non era un progetto sociale o l’improbabile applicazione di qualche ideologia, ma un mito, una religione, una concezione della vita e del mondo, un sogno cui votare energie e speranze, per cui rischiare. Già negli anni seguenti, i vecchi partiti, con l’invincibile metodo della canna che si piega e non si spezza, avevano o represso o cooptato o pagato gli eversivi, e questi, o per inganno o per ingenuità, impararono a dir male di tutti i partiti tranne il loro, e, se ne accorgessero o no, si fecero strumento di propaganda. A ciascuno venne lasciato un cantuccio di privato per sfogare il malumore. La delusione fu dunque più antica degli eventi, covava; e quando la storia spazzò via quanto restava dell’utopia ugualitaria, anche Fabrizio si rassegnò a rimpiangerla senza futuro. Ci lasciò gli ultimi aneliti di un sogno mancato, e si avviò a morire nel corpo come forse era già morto nell’anima, incapace di accettare un presente gravato di nuvole cupe, e vuoto di luce di tenerezza e di ardore. Sulla nostra vita le nubi incombono, cariche di buio.

La domenica delle salme (6,05 min), F. De Andrè - M. Pagani - 1990 Ricordi Fonit Cetra; Don Raffae' (4,10 min), F. De Andrè - M. Bubbola - M. Pagani - 1990 Ricordi Fonit Cetra; Disamistade (5,08 min), F. De Andrè – I. Fossati - 1996 BMG Ricordi.

L’ORCHESTRA

PATRIZIA PROCOPIO: violino; Ha conseguito il diploma nel luglio 2003 presso il Conservatorio di Musica "F. Torrefranca" di Vibo Valentia. Fondamentale la partecipazione alle tournée nel Nord America con l'Italian Chamber Orchestra del 1994 nelle città di Toronto, Boston, Worcester, New York, Philadelphia, Baltimora e Washington e nel 1996 in due delle suddette città (New York e Worcester) conferma il precedente successo. Questi concerti sono stati successivamente pubblicati in 2 CD. Nel 1995 sempre con la stessa orchestra si è esibita nella città di Antibes in Francia al Palais Des Congrès. Concorso Nazionale "S. Vitaliano" Città di Catanzaro (1991); 5° Festival "Musica e Architettura" di Gerace (1994). Ha collaborato con diverse orchestre quali Orchestra della Provincia di Catanzaro, O. Stillo di Crotone, Philarmonica Mediterranea di Cosenza...Nel 2006 consegue il Diploma di secondo livello in "Musica, scienza e tecnologia del suono" presso il Conservatorio di Musica "F. Torrefranca" di Vibo Valentia. 

ENRICO PITARO: Chitarre; ha studiato chitarra da autodidatta ed è diplomato al Conservatorio Torrefranca di Vibo Valentia in canto. Nel 1990 ha vinto come compositore il festival di Ariccia (Roma). Nel 1991 ha vinto il concorso nazionale di musica polifonica Sacra, che si tiene annualmente a Codogno Milanese, con una composizione inedita. Ha fatto parte della formazione "Six for Jazz" con Dana Andrews, Enrcio Granafei, Nando De Luca, Giovanni De Sossi, Eliot Zigmund; collabora, inoltre, con i musicisti dell'associazione Swing Hall. Ha al suo attivo numerose collaborazioni come turnista e in sala di incisione e nell'ambito jazzistico e nella musica leggera. 

PIERO CUSATO: Piano, Tastiere; alterna al suo lavoro di docente universitario e di conservatorio quello di musicista: ha suonato e diretto orchestre jazz in Europa ed in paesi del bacino mediterraneo, dalla Grecia alla Spagna, da Marrakech a Berlino. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni di 45 giri, LP, CD, musiche originali (per documentari, CD ROM interattivi, organi classici...) libri e pubblicazioni scientifiche. Collabora con musicisti Jazz e blues italiani ed internazionali, oltre che con artisti "classici" ed orchestre da camera. 

GIOVANNI DE SOSSI: Basso; ha accumulato un’intensa attività negli studi di registrazione italiani ed internazionali accanto ad un’esperienza di turnista accompagnando artisti del calibro di Sergio Cammariere, Vinicio Capossella, Bruno Lauzi, Antonello Vannucchi, Lucio Ferrara, Carlo Caligiuri, Larry Smith, Harold Land, Bob Mover, Tom Kirkpatrick, Harold Bradiey e tanti altri. 

VITTORINO NASO: Batteria, Percussioni; diplomato con il massimo dei voti al Conservatorio di Roma "S. Cecilia", collabora con l'orchestra dell'Accademia di S. Cecilia del Teatro dell'Opera di Roma della RAI. Per la sua attività di registrazione di musiche per cinema, teatro e televisione, collabora con Ennio Morricone, Nicola Piovani. Tra i moltissimi film in cui ha suonato si possono ricordare: "La vita è bella", "La Stanza del figlio", "Pinocchio" e "Le chiavi di casa". È docente di strumenti di percussioni al Conservatorio "F. Torrefranca" di Vibo Valentia.

 

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