SOVERATO WEB - HOME PAGE IL FANTASMA DEL FABBRO

Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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OH NO ANCORA ULISSE

 Sempre a spasso, il vagabondo re di Itaca. Quando non è alle prese con Ciclopi e Sirene, si aggira per lo meno sui giornali. Secondo l’ultima elucubrazione, torna a sbarcare, ma questa volta a Copanello. È la vecchia favoletta di Gatti, ispirata, come tutte le altre circa cento sui viaggi del figlio di Laerte, a venti, correnti, giorni, rocce con il buco che paiono Polifemo, costellazioni, eccetera eccetera, tutto quello che si legge sulle migliaia di libri che fanno bella mostra di sé nelle edicole delle stazioni ferroviarie, e solo lì; dove si apprende che egli visitò l’America, l’Indonesia, l’Inghilterra, e sbarcò a Gaeta, a Copanello oppure a Sant’Eufemia oppure a Crotone, oppure in alta montagna: a Nardodipace, proclama Mosino, c’erano i Lestrigoni, formalocchiu! E perché non anche la favoletta di Wolf, per cui il furbone sbarcò invece a Sant’Eufemia?

 Mi spiace, ma non c’è la benché minima probabilità che Ulisse sia sbarcato in nessun posto del mondo, perché uno per sbarcare si deve prima imbarcare, e per imbarcarsi deve prima nascere, e questa umile operazione non è mai stata compiuta da nessun Ulisse. Se poi vogliamo prendere alla lettera l’Odissea, Lamezia Terme e Copanello somigliano alla terra dei Feaci come Roma, Canicattì, Stoccolma e la Faccia nera della Luna: zero. I Feaci, ammesso e non concesso che abitassero da qualche parte, non abitavano certo a Tiriolo; e Squillace e Copanello con Itaca e dintorni non hanno un fico secco a che spartire.

 Tanto meno, come qualcuno pur disse, qui ci fu Scheria, e la prova sarebbe, udite udite, la località Ravaschiera. Ahimè, significa proprietà dei Ravaschieri, signori di Satriano e altro, nel XVII e XVIII secolo. Dopo, non avanti Cristo. Solo per dare un esempio di come la debolezza di filologia e storia può portare a prendere fischi per fiaschi, lucciole per lanterne eccetera.

 Dite voi: ma perché te la prendi con queste innocenti fantasie che non fanno male a nessuno? Fanno, invece, eccome. In Calabria ci sono quattromila anni minimo di storia; un’infinità di aree archeologiche; chiese e conventi; castelli e palazzi, un patrimonio immenso che, nella misura di un buon 80%, è trascurato, e non un cane si adopera per farlo diventare turismo culturale, con la sola eccezione di Altomonte e Santa Severina, e, sporadicamente, Rossano e Gerace. Ebbene, se parlate di Enotri, Greci, Romani, Bizantini, Normanni eccetera, non si commuove manco un salice piangente; se nominate Stesicoro, Ibico, Ippia, Zaleuco, Alcmeone, Alessi, Nosside, Cassiodoro, Nilo, Gioacchino eccetera, tutti a domandare come don Abbondio chi erano costoro. Se sparate che san Gennaro era calabrese, via migliaia di articoli su tutti i giornali. Provinciali!

 Un esempiuccio. Scillezio, la città greca su cui poi sorse Scolacio, fu fondata da Atene. Pertanto, in un posto normale, i cittadini di Borgia e Squillace dovrebbero sentirsi un tantino orgogliosi di essere concittadini di poca roba come Dracone, Solone, Pisistrato, Milziade, Temistocle, Aristide, Pericle, Ictino, Callicrate, Fidia, Eschilo, Sofocle, Euripide, Tucidide, Aristofane, Menandro, Socrate, Platone, Demostene, Eschine... illustri signori che fanno bella mostra di sé su tutti i libri di storia e letteratura e filosofia. Però non sono stati fatti a film con Kirk Douglas e fossetta sul mento, perciò non gliene impipa niente a nessuno, e invece vogliono Ulisse, solo Ulisse. Evviva Ulisse, e, risvolto piccante, Circe, Calipso e Nausica.

 Ecco, amici miei, perché in Calabria non cresceremo mai, e restiamo sempre dei grandi bambini in cerca di storielle e di scorciatoie per diventare ricchi e famosi. Fosse venuto almeno un turista solo, avessimo almeno inventato un’attrattiva odissiaca! Infatti ci è del tutto ignoto il turismo culturale, di cui campa alla grande mezza Italia.

 E comunque, non c’è il benché minimo argomento serio per nemmeno lontanamente immaginare che l’Odissea si sia svolta a Catanzaro Lido o dall’altra parte. Hic Rhodus, hic salta: testo greco alla mano.

Ulderico Nisticò

 

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