SOVERATO WEB - HOME PAGE IL FANTASMA DEL FABBRO

Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

Numero 50 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it

LODE A RESURREXIT: PARLA L’AUTORE DEL TESTO

 Se non fosse che lo stanno dicendo tutti, lodare Resurrexit parrebbe superbia. È invece la nuda verità, e alla verità siamo tutti obbligati. Dunque, lodiamo.

 Lodiamoci per aver dimostrato che Soverato e il comprensorio possiedono la capacità di creare cultura, e di altissimo livello, e non hanno bisogno di importare da fuori mostri sacri in pensione. Una lezione per tutti, di legittimo orgoglio, e, per chi di competenza, di buona politica culturale, che è di giovarsi delle risorse locali. Locali nel senso che abitano nel luogo, perché, per qualità, stanno mille miglia più in alto.

 Lode alla Nuova Zampagallo di Peppe Chiaravalloti, che ha voluto e realizzato quest’opera. E lode a chi ha scelto l’area archeologica di Soverato “Vecchio”, offrendo l’occasione di vedere i ruderi a quel... 90% della popolazione che ne ignorava anche l’esistenza!

 Lode al sindaco Mancini e al vicesindaco Sinopoli, che hanno affrontato un impegno non lieve, e lo hanno seguito con costante, personale cura. Chi ha visto l’area del Beltrame com’era prima dei lavori, non può non restare stupito di quanto è stato realizzato. Ah, se qualcuno intende malignarci sopra, si ricordi che io scrivo e dico sempre e solo la verità, e quando lodo e quando rimprovero. Altri politici locali si sono presentati a cose fatte; e non solo politici.

 Lode al pubblico, che ha risposto con entusiasmo, e ha dimostrato di saper apprezzare la qualità. Una lezione per il cinema e la televisione di oggi, che sfornano lavoretti dozzinali e volgarucci, con la scusa dei gusti del pubblico, che dovrebbero per forza essere da film panettoni. Niente di più falso, almeno per la gente di Soverato. Ci ha onorati di attenzione S. E. l’arcivescovo Ciliberti, che ringraziamo per la stima e l’affetto. Non so quanti famosi intellettuali c’erano, ma peggio per loro.

 Lode alla stampa e televisione locale, che hanno seguito il lavoro fin dalla sua genesi. Tranne la RAI regionale, il TG3, detto anche Telecosenza e immediati dintorni, o Teleamicomio o Teleconvegni con una sola fila di sedie, inquadrata in campo corto. L’assenza della RAI calabrese da una manifestazione di tale livello è gravissima, e l’Amministrazione comunale deve, secondo me, elevare la sua protesta presso la Commissione parlamentare di vigilanza. Intanto, a titolo personale, esprimo i sensi della mia più fiera disistima per chi del servizio pubblico fa un tale uso. A proposito, ci sono giornalisti RAI che vivono dalle nostre parti, e spesso vengono incensati da questo e quello: costoro non hanno avvertito la sensibilità di venire almeno a curiosare durante le prove, o di informare i diciamo così superiori? Quale diciamo così distrazione professionale e personale!

 Lode a Tonino Pittelli, il grande regista e grande attore, e l’anima del lavoro, e che, incantatore di serpenti, ha trasformato in artisti dei dilettanti, con la magia dell’arte, con la pazienza e con l’autorevolezza; e che ha fatto di incontri quasi casuali una genuina comunità. Lode agli amici di Davoli, Chiaravalle, Badolato: già, perché ben pochi dei giovanotti che poltriscono in piazzetta ha trovato la decenza di collaborare.

 Lode a Franco Papini e ai suoi collaboratori Rocco Paparazzo e Vincenzo Alcaro, impareggiabili scenografi. Lode alla truccatrice Rita Pipicelli.

 Lode agli attori, ciascuno ben calato nel personaggio, ciascuno divenuto il personaggio. Restano negli occhi le pacate riflessioni di Leostene e Sofronio; la forza austera di Giovanni Battista; la sacralità di Gesù; la furia selvaggia dei diavoli; la vicenda ambigua di Erode, Erodiade e Salomè; il greve realismo dei farisei; la tragicità di Maria Corredentrice; il pragmatismo romano di Pilato e Volturcio; la compostezza da matrona di Claudia; il dramma esistenziale della Voce dell’umanità e quello epocale di Longino; ma anche quei brevi e intensi momenti in cui acquistano dignità di protagonisti l’adultera, il cieco, la Maddalena, Pietro e Giovanni Evangelista, i tre angeli, il rozzo soldato, la Veronica, il Cireneo, Giuseppe di Arimatea, le Pie donne. In altra occasione pubblicheremo tutti i nomi degli attori.

 Lode alle componenti spettacolari: la folla, la potenza dei soldati, l’arresto, la carica di cavalleria, la solennità della Resurrezione.

 Lode alle musiche, scelte da Pittelli assieme a Giovanni Donato e Angelo Greco. Lode anche agli impianti di Procopio, pressoché perfetti.

 Resurrexit ha infatti molti piani sovrapposti. Il primo è lo spettacolo propriamente detto, che ha commosso ed esaltato per la recitazione singola e corale, e per i costumi.

 Ma, venendo all’inevitabile lode del testo, esso cela molti altri piani. Per scrivere Resurrexit come è stato scritto, occorreva una profonda conoscenza dei Vangeli, e anche di quelli Apocrifi, e del mondo classico grecoromano, che viene ricostruito nelle sue dinamiche sociali e psicologiche, come emerge dalle figure di Leostene e Pilato; e del mondo ebraico nelle sue due anime, quella tradizionalista e quella ellenistica. L’autore, a questo proposito, dice che non c’è nulla di eccezionale, e si tratta della professionalità che dovrebbe avere ogni classicista e storico; e che se una tale professionalità non è molto diffusa, non è colpa sua.

 La struttura del dramma, che risente con evidenza del modello della tragedia greca, è un lungo antefatto in più episodi, introdotti dalla lettera di Leostene a Polinoeto. La vita pubblica di Gesù è riassunta in cinque momenti di squisito significato teologico: l’incontro con il Battista, che Lo proclama Dio, mentre Egli si dichiara anche uomo; il perdono dell’adultera purché non pecchi più; il miracolo del cieco, in cui la parola luce assume una valenza simbolica; il Padre Nostro e le Beatitudini. Dall’ingresso in Gerusalemme, il dramma acquista una sua dinamica ininterrotta, fino al trionfo del Risorto, e all’inaspettato ritorno di Leostene e Sofronio in scena.

 Ancora secondo il modello greco, Resurrexit nasconde molti aspetti di metateatro, strumenti di dialogo tra l’autore e il pubblico e di richiami alla realtà non scenica: lo stesso titolo, che riprende il cartiglio portato da s. Giovanni il giorno dell’Incontro in Soverato Superiore; e l’Incontro stesso rappresentato al culmine del dramma; e il “vi precederò in Galilea”, che invita alla nostra festa e fiera; la lettera inviata a Poliporto, l’antica Soverato, detta sobborgo di Scolacio (Roccelletta); il ricordo dei morti del Beltrame; il disprezzo per la corruzione di Erode; la dichiarazione che Gerusalemme è città sacra (non è sinonimo di santa, ma di luogo dove si manifesta sia la divinità sia il diavolo), e non per un solo popolo, ma per molti altri, che è una palese allusione alla questione della Palestina attuale; l’utilizzazione delle leggende dotte che vogliono Pilato nativo del Bruzio e i Bruziani a crocifiggere Cristo; Volturcio, che è una figura immaginaria, ma piace all’autore credere sia pronipote di quel Tito Volturcio di Crotone, di cui parlano Cicerone, Sallustio e Plutarco, che nel 63 a.C. partecipò alla congiura di Catilina, ma, arrestato, diventò al volo collaboratore di giustizia, volgarmente oggi detto pentito; perciò non venne messo a morte, se ne tornò a Crotone, e, presumibilmente, mise la testa a posto e famiglia, con discendenti in carriera.

 La Voce e Longino sono i momenti di più complesso contenuto filosofico, teologico e storico: gli uomini avvertono il dolore esistenziale perché, essendo immagine di Dio, sentono la consapevolezza della vita e del dolore di scegliere; ma in Cristo anche Dio si è fatto uomo, e conosce ora anche le inquietudini dell’anima, e la verità che non dà la pace, bensì tormenta chi vuole seguirla senza comodi compromessi con gli altri e con se stessi; e Cristo, rivelatosi a tutti i popoli, incontra l’Impero Romano e la filosofia greca.

 È indubbia, e l’autore se ne fa un vanto, l’ispirazione tradizionale di Resurrexit, che non tiene minimamente conto di interpretazioni, pure all’autore ben note, quali l’Inferno c’è ma è vuoto; o Giuda amico di Cristo; o il cristianesimo come ebraismo o persino giudaismo; o le fantasticherie su Maddalena, i Templari, il Graal e altre bubbole di moda, e, in quanto bubbole, di moda brevissima e presto dimenticate.

 Coraggio, lettori, discutiamone. La cultura, infatti, non è che uno parla e l’altro fa finta di non esserci o se la cava con un applauso; ma quando uno stimolo induce a dubitare, criticare, protestare, o, magari, dichiararsi d’accordo. Questo vuole l’autore, non gentili complimenti. Dei quali, comunque, ringrazia a nome di tutti e suo personale.

Ulderico Nisticò


FOTO SU: SPECIALE RESURREXIT

 

Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it


ARCHIVIO

NUMERO 49: NOTIZIE DALLA PROLOCO
NUMERO 48: OH NO ANCORA ULISSE
NUMERO 47: UN CONVEGNO DI TERRORIZZATI
NUMERO 46: NARRANTE SENZA NARRATO
NUMERO 45: POVERI PIT!
NUMERO 44: LA SELVA OSCURA DI LAGANOSA
NUMERO 43: LODE A TEO SINOPOLI
NUMERO 42: IL CREPUSCOLO DEGLI DEI FORMATO RIDOTTO
NUMERO 41: NATALE A CASA, UN LIBRO IN MANO
NUMERO 40: QUANDO I PROBLEMI SI AFFRONTANO SUL SERIO
NUMERO 39: SENZA UNA BIBLIOTECA
NUMERO 38: LETTERA CIRCOLARE AGLI AMICI...
NUMERO 37: MIRACOLI A SOVERATO
NUMERO 36: CORAGGIO E INTELLIGENZA
NUMERO 35:
CULTURA, CULTURA
NUMERO 34: RIFORME LOCALI
NUMERO 33: AUTUNNO SOVERATANO
NUMERO 32: CARI RAGAZZI...
NUMERO 31: QUERELOMANIA
NUMERO 30: PER UN ASSE IONICO

NUMERO 29: FARMACIA E PARAFARMACIA
NUMERO 28: POSTA CELERE?
NUMERO 27: AN, UN ASSEMBLAGGIO BUFFO
NUMERO 26: IL PIANO CESARINI
NUMERO 25: CHI CI SALVA DALLE TROMBE D’ARIA?

NUMERO 24: CHI CANTA PREGA DUE VOLTE
NUMERO 23: ARRIVA L’INVERNO, SOVERATO RITORNA A VIVERE

NUMERO 22: TOLLERANZA CENTO
NUMERO 21: CHI LI HA VISTI?
NUMERO 20: CITTÀ EVACUATA
NUMERO 19: STRADE SENZA USCITA
NUMERO 18: ADESSO, PENSATE A GOVERNARE
NUMERO 17:
Un’antica usanza per l’Assunta: la “fadda dâ Madonna”
NUMERO 16: ELOGIO DEL POPOLO BASSO
NUMERO 15: TURISMO E UNITA' DI MISURA
NUMERO 14: IL FRATELLO TRADITORE
NUMERO 13:
CARLO FILANGIERI, PRINCIPE DI SATRIANO E DUCA DI CARDINALE
NUMERO 12:
ME LO CELEBRO PER CONTO MIO
NUMERO 11: NON CE NE POTEVA IMPORTARE DI MENO!
NUMERO 10: LA SCARPA DI APELLE A TEATRO
NUMERO 9: EUTIMO CE L'HA FATTA
NUMERO 8: SOVERATO IN GUERRA
NUMERO 7: UN SUCCESSO CULTURALE
NUMERO 6: SUBERATUM
NUMERO 5: SOVERATO, IL LUGLIO CHE NON C’È
NUMERO 4: IL SINDACO DI BABELE
NUMERO 3: UN SERVIZIO CULTURALE
NUMERO 2: TRENTA PER CENTO IN PIÙ
NUMERO 1:
LA VERA STORIA DI EUTIMO