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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

Numero 66 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it

ANCORA SUL CASO SOMBRERO

 Gli insipienti di dividono in quelli che lo sono e quelli che lo fanno. Uno che legge il mio pezzo sul caso Sombrero in cui proclamo che nei particolari non entro e mi lasciano del tutto freddo, e scribacchia di autorizzazioni e scartoffie, non è di quelli che lo fanno, ma lo è: è proprio scemo; e due volte, se pensa che io vada ad intervistare Questo o Quello su non so che; o che io faccia il comodo di Pinco o Palla. Al poveraccio, come al solito anonimo, faccio sapere che del caso in sé non m’importa un accidenti, non ne so, e non ne voglio sapere. Ho scritto che la Giustizia ha smontato il lido la mattina e lo ha rimontato la sera; quindi o si sbagliava la sera, o si sbagliava la mattina, e molto difficilmente, facendo due cose opposte, può avere ragione in tutt’e due. In più, l’operazione e lo spiegamento di forze in pieno giorno e vigilia di Ferragosto gettano ulteriore discredito su Soverato. Tutto qui, e del resto non me ne impipa un bel nulla. Vorrei sapere come sono andate davvero le cose, e che accadde dalla mattina alla sera per cambiare idea. Ma non me lo dirà mai nessuno, e io continuerò nella mia sfiducia nella Giustizia intesa come apparato di uffici e persone. Uno scherzo del genere potrebbe capitare a chiunque di noi, anzi è capitato già a parecchi a Soverato e nel resto d’Italia.

Ulderico Nisticò

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GIUSTIZIA CANICOLARE

 Una bella mattina di quasi Ferragosto, Soverato divenne teatro di una di quelle operazioni di polizia che non si vedono nemmeno nei film più polizieschi: decine di agenti di ogni Arma e Corpo, sia di terra che di mare (pare che al largo fosse pronto ad intervenire un sottomarino), mentre aerei ed elicotteri scaldavano i motori, caso mai si fosse reso necessario un lancio di paracadutisti. E con i miei occhi vidi uscire a frotte i bagnanti, e mi parve un’incursione israeliana a Gaza; e mucchi di ombrelloni furono caricati su automezzi incaricati di deportarli. Chissà quale orrendo reato, mi chiesi io, quali misteri del crimine? E immaginai trattarsi, come minimo, di stragi, di riti satanici. Giustizia è fatta, pensò qualcuno, dura lex sed lex.

 D’altro canto, pensavo, un colpo micidiale addosso al poverissimo turismo soveratese, già falcidiato dalla crisi e dall’incapacità degli operatori: a parte le bufale di migliaia e migliaia! E come faranno, poveri bagnanti cacciati dal lido?

 Niente paura: due o tre ore dopo, ecco lo stesso film a ritroso. Gli ombrelloni tornano al loro posto, legale o meno che sia; i bagnanti ritrovano l’ombra. E una gigantesca risata si abbatte sulla Giustizia in genere. In genere, dico: non tentate di spiegarmi che l’articolo 666 di un Codice qualsiasi, e l’articolo 44 gatti di un altro, e il comma 23, e la sentenza del giudice di pace di Fontanasecca... Non ci casco, nel trucco sofistico dell’analisi. Io, uomo semplice, procedo per sintesi, e penso le seguenti cose:

-        o ha ragione il giudice della mattina, o ha ragione il giudice della sera: uno dei due, si sbaglia; infatti, se quello che ha ordinato il sequestro era davvero convinto, non doveva essere così facile vincere il ricorso o qualcosa di simile;

-        chi si sbaglia, sbaglia perché la legge è complicata, o perché non s’intende di diritto? O sarà il caldo della Canicola che mi fa sragionare? Me, dico.

-        la suddetta Giustizia, di solito lentissima, si è rivelata improvvisamente rapida: complimenti!

-        chi pagherà le spesucce dell’avantindrè degli ombrelloni, eccetera?

-        chi pagherà per il danno d’immagine alla vigilia di Ferragosto? Nessuno, come al solito?

 Mi chiedo, infine: risponderà mai qualcuno, mi spiegherà mai qualcuno il buffo caso? Intanto io duro fatica a nutrire fiducia nella Giustizia in genere. E, alla fine, non ci riesco.

Ulderico Nisticò

 

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