SOVERATO WEB - HOME PAGEIL FANTASMA DEL FABBRO

Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

Numero 78 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it

GUELFI E GHIBELLINI

 Quando succede una cosa e protagonisti e vittime pensano sia la prima, anzi unica volta che succede, e che una cosa sia la Cosa, ecco che diventa un dramma cosmico. Quando invece uno, per ambigua fortuna sua, è dotto, o quanto meno informato, e sa che la Cosa è solamente una cosa, una delle tante più o meno uguali, allora alla cosa dà l’importanza dche realmente ha, la quale, di solito, non è poi molta.

 Dopo questa premessa di carattere metodologico, ne devo svolgere un’altra ancora più alla lontana. Pazienza: il lettore, se vuole, può sempre addormentarsi sul computer.

 Il cristianesimo ha mantenuto, della sua lontana origine orientale, soltanto una caratteristica, ed è la presenza di una casta sacerdotale consacrata, un’istituzione ignota a Greci e Romani. Ogni sacerdote cattolico o delle Chiese ortodosse (i protestanti non hanno sacerdoti) detiene, con la consacrazione, il potere eterno di compiere gesti ontologicamente sacri, quali la Transustanziazione. Sacerdos in aeternum secundum ordinem Melchisedech. Perciò la Chiesa non è concepibile senza sacerdoti.

 Se non che, fin dai tempi di Costantino è pure accaduto che alcuni sacerdoti, soprattutto papi e vescovi, abbiano un tantino interpretato alla larga questo loro potere, estendendolo a fatti e questioni che con la metafisica poco e nulla avevano e hanno a che vedere, quali la politica e quant’altro. Donde il problema di fondo di tutto l’Occidente cattolico, che fu ed è sempre lo stesso, quello dei guelfi e dei ghibellini.  

 Attenzione, non è che i guelfi sono credenti e i ghibellini atei: macché, sono entrambi cattolici, solo che i ghibellini ritengono la Chiesa debba aver potere spirituale, e i gualfi anche temporale. Questione di opinioni. Quello poi che c’è nella oscienza di ciascuno, non ci è dato saperlo, a parte che, avverte il Vangelo, “Non chi grida Signore Signore entrerà nel Regno dei cieli”; e aveva pochi anni prima scritto Lucrezio che non è religione piegarsi di fronte a tutti gli altari che capitano a tiro. Ammonizioni che faremmo bene a tenere a mente.

 Ma, chiederebbe qualcuno, dov’è che questo matto vuole andare a parare? Eh, ora ve lo spiego, ve lo spiego. Le guerre tra guelfi e ghibellini, iniziate quando ancora manco si chiamavano così, videro scontarsi, nei secoli, Ambrigio e Teodosio, Gregorio VII ed Enrico IV, Innocenzo III e Federico II, Pio VI e VII e Napoleone, Pio IX e Vittorio Emanuele... Cose grandi: imperatori nella neve, papi salvati in extremis ad opera di feroci normanni, papi imprigionati e non possumus... Però ci sono anche le cose piccole, a questo mondo, che succedono nei piccoli paesi.

 A Soverato, paese pacifico e, tutto sommato, religioso, sia pure q. b. (quanto basta, come il sale nelle ricette), i rapporti con i Salesiani, qui presenti ormai dal 1904, sono stati magari non idilliaci, ma quasi sempre buoni. Quasi, però, e di quel quasi qui vi voglio narrare.

 Era il lontanissimo 1929. Mussolini e papa Pio XI avevano firmato i Patti Lateranensi, che ponevano fine alla travagliata questione romana e riaffermavano il carattere cattolico della Nazione italiana. Tutto bene, se non che era spuntata da vecchia tentazione di confondere l’anima con il corpo, e giù nuovamente una lite fra Starto e Chiesa, per quanto di breve durata e subito dopo felicemente ricomposta. Anche Soverato fece la sua parte, e i fascisti locali niente di meno che divennero minacciosi: i Salesiani pensarono di celebrare il Corpus Domini nel chiuso dell’Istituto. Poi tornò la pace, come a Roma, anche qui da noi.

 Molto raramente, nel dopoguerra, i Salesiani si impicciarono di politica soveratese. Negli anni 1970, però – chissà sen qualcuno se lo ricorda – avvenne quel famigerato episodio per cui la Democrazia Cristiana si spaccò in due tronconi, Gioffrè e Calabretta; e tutti quelli che in qualche modo potevano o avevano qualcosa da guadagnare finirono nella zuffa: politicanti e aspiranti tali (con mia vergogna, i più accaniti sostenitori di entrambe le fazioni erano dei sedicenti camerati!), ma anche il maresciallo, il direttore della banca, e il parroco e il direttore dei Salesiani; e si scatenò persino una battaglia per la presidenza degli Exallievi scopo condizionamento: non c’è davvero niente di nuovo sotto il sole. Per qualche mese, si ruppero amicizie e parentele; si congiurò per ogni dove; si lanciarono proclami volti ad assicurare a tutti la felicità garantita e obbligatoria. Dopo le elezioni, avendo Calabretta ottenuto sette seggi e Gioffrè quattro, totale undici, si misero d’accordo e fecero maggioranza assoluta, impipandosene dei troppo volenterosi sostenitori usa e getta. Io avevo vent’anni, e allora si votava a vent’uno; ma mi tenni estranissimo alla contesa, e neanche in punto di morte avrei votato per una delle due bande. La cosa del resto venne intelligentemente e subito risolta dalle autorità civili, militari e religiose con una bella serie di trasferimenti il più lontano possibile. Promoveatur ut amoveatur, promuovere per rimuovere.

 Perciò, amici miei, non è la prima volta e non sarà l’ultima che anche a Soverato spuntano i guelfi e i ghibellini, e gli sfaccendati della piazza si inzuppano il pane dei pettegolezzi; e bisogna, dicevo, dare alla cosa il peso che ha. Battersi, s’intende, sostenere le proprie posizioni, ma con stile, oserei dire cavallerescamente, con un filo di ironia soveratana. Due giochi piacciono soprattutto ai veri uomini, due giochi altrettanto pericolosi: la guerra e l’amore; per entrambi, occorrono un corpo sano e una mente allegra. Tristi e depressi non ci pigliano gusto, e sono, per definizione, perdenti.

 E un’altra cosa ci vuole, che è la ragione di questo strano articolo. Per far bene una guerra, bisogna non prenderla troppo sul serio. I nemici di oggi sono gli alleati di domani, secondo le circostanze, e viceversa, altrettanto leali. Servi ed ipocriti non sono né amici né nemici, solo servi.

Ulderico Nisticò

  Condividi su Facebook

 

Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it


ARCHIVIO

NUMERO 77: BUFALE DALL’AMBONE
NUMERO 76:
SCIACALLI E AVVOLTOI DI TUTTI I PAESI UNITEVI
NUMERO 75: QUESTIONI IN SOSPESO
NUMERO 74:
DOV’È LA CULTURA?
NUMERO 73:
PROLOCO DI GASPERINA E PROLOCO DI SOVERATO
NUMERO 72:
FEDE E ARTE PER LA FESTA DI S. GERARDO
NUMERO 71: PIOVE
NUMERO 70:
I RAGAZZINI E IL CENTRODESTRA DI SOVERATO
NUMERO 69:
NE FARAI, DI STRADA!
NUMERO 68: SILENZIO STAMPA
NUMERO 67: A SETTIMANA
NUMERO 66:
GIUSTIZIA CANICOLARE
NUMERO 65:
RISVEGLIO DOPO IL SOGNO DI MEZZA ESTATE
NUMERO 64:
NATA SOTTO CATTIVA STELLA
NUMERO 63:
SIGILLI E BUONA OCCASIONE
NUMERO 62: FROTTOLAI A SOVERATO
NUMERO 61: L'ORCHESTRA DEL TITANIC
NUMERO 60:
COSA DIREI L’11 LUGLIO AL PD
NUMERO 59: LA SUPERBUFALA DELLE SERRE
NUMERO 58:
CHE C’È DA VEDERE A SOVERATO?
NUMERO 57: ATTENTI AL CANE
NUMERO 56: NON FANNO UN TUBO
NUMERO 55: SOVERATO ESCLUSA
NUMERO 54:
LA DEGENERAZIONE DEL TERRITORIO
NUMERO 53:
RESURREXIT E SOVERATO “VECCHIO”
NUMERO 52:
RESURREXIT E GLI UCCELLACCI
NUMERO 51: RESURREXIT, RISORGIAMO
NUMERO 50: LODE A RESURREXIT
NUMERO 49: NOTIZIE DALLA PROLOCO
NUMERO 48: OH NO ANCORA ULISSE
NUMERO 47: UN CONVEGNO DI TERRORIZZATI
NUMERO 46: NARRANTE SENZA NARRATO
NUMERO 45: POVERI PIT!
NUMERO 44: LA SELVA OSCURA DI LAGANOSA
NUMERO 43: LODE A TEO SINOPOLI
NUMERO 42: IL CREPUSCOLO DEGLI DEI FORMATO RIDOTTO
NUMERO 41: NATALE A CASA, UN LIBRO IN MANO
NUMERO 40: QUANDO I PROBLEMI SI AFFRONTANO SUL SERIO
NUMERO 39: SENZA UNA BIBLIOTECA
NUMERO 38: LETTERA CIRCOLARE AGLI AMICI...
NUMERO 37: MIRACOLI A SOVERATO
NUMERO 36: CORAGGIO E INTELLIGENZA
NUMERO 35:
CULTURA, CULTURA
NUMERO 34: RIFORME LOCALI
NUMERO 33: AUTUNNO SOVERATANO
NUMERO 32: CARI RAGAZZI...
NUMERO 31: QUERELOMANIA
NUMERO 30: PER UN ASSE IONICO

NUMERO 29: FARMACIA E PARAFARMACIA
NUMERO 28: POSTA CELERE?
NUMERO 27: AN, UN ASSEMBLAGGIO BUFFO
NUMERO 26: IL PIANO CESARINI
NUMERO 25: CHI CI SALVA DALLE TROMBE D’ARIA?

NUMERO 24: CHI CANTA PREGA DUE VOLTE
NUMERO 23: ARRIVA L’INVERNO, SOVERATO RITORNA A VIVERE

NUMERO 22: TOLLERANZA CENTO
NUMERO 21: CHI LI HA VISTI?
NUMERO 20: CITTÀ EVACUATA
NUMERO 19: STRADE SENZA USCITA
NUMERO 18: ADESSO, PENSATE A GOVERNARE
NUMERO 17:
Un’antica usanza per l’Assunta: la “fadda dâ Madonna”
NUMERO 16: ELOGIO DEL POPOLO BASSO
NUMERO 15: TURISMO E UNITA' DI MISURA
NUMERO 14: IL FRATELLO TRADITORE
NUMERO 13:
CARLO FILANGIERI, PRINCIPE DI SATRIANO E DUCA DI CARDINALE
NUMERO 12:
ME LO CELEBRO PER CONTO MIO
NUMERO 11: NON CE NE POTEVA IMPORTARE DI MENO!
NUMERO 10: LA SCARPA DI APELLE A TEATRO
NUMERO 9: EUTIMO CE L'HA FATTA
NUMERO 8: SOVERATO IN GUERRA
NUMERO 7: UN SUCCESSO CULTURALE
NUMERO 6: SUBERATUM
NUMERO 5: SOVERATO, IL LUGLIO CHE NON C’È
NUMERO 4: IL SINDACO DI BABELE
NUMERO 3: UN SERVIZIO CULTURALE
NUMERO 2: TRENTA PER CENTO IN PIÙ
NUMERO 1:
LA VERA STORIA DI EUTIMO