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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

Numero 80 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it

BUFALE E SOCIALITÀ

 Credo che la gente, lettori compresi, e Ulderico in testa, si siano tutti quanti scocciati l’anima di chi è espulso e chi no e della barca e di chi ci montò sopra, basta, per il momento, con le scomuniche eccetera. Mi limito a due soli veloci punti:

1. Non risponde al vero che nel comunicato di Telejonio si legga in qualsiasi modo la parola scusa: la registrazione è disponibile;

2. Non ho ricevuto, come me sollecitato, alcuna prova che Parroco e Consiglio abbiano mai chiesto lo scioglimento del Comitato Madonna a mare. Ritengo perciò che il punto 1 e il punto 2 rilevino come si dica in giro, anche a mezzo stampa, cosa diversa dalla verità, e persino nel luogo della Verità, la chiesa. Insomma per le vie di Soverato pascolano bufale.

 Ma adesso parliamo di cose più serie, nel senso di liete.

 Anthropos zoon politikòn, insegna Aristotele, pedissequamente tradotto l’uomo è un animale politico, traduzione corretta l’uomo è un essere vivente comunitario, sociale; e, alla faccia di Rousseau, aggiunge, lo Stagirita, physei, per natura: altro che “gli uomini si unirono... ”, come se prima vivessero ognuno per conto suo come i depressi! A Soverato però questo vivere per natura in comunità per lunghi anni è stato reso difficile da scelte urbanistiche sballate, proprie del resto del regime democristian-socialcomunista del dopoguerra: la formazione di periferie fatte esclusivamente di appartamenti e rigorosamente, e secondo me volutamente, prive di ogni luogo di aggregazione, quali sono chiese piazze scuole bar eccetera. La città più devastata d’Italia fu senza meno Roma, ma anche le altre, piccole e grandi, non restarono esenti dallo sfacelo. Soverato, che quando era un paese di industrie e artigianato e grandi commerci contava solo tremila abitanti, subì questa crescita intrinsecamente errata e del tutto contraria agli insegnamenti del vecchio Ari: i dormitori 167, Panoramica, Trento e Trieste, senza niente al di là di soggiorno e letto, anzi, quasi dovunque, senza manco un negozio. Questa è la causa radicale, urbanistica, di tutti i problemi di traffico, ma anche di molti problemini di isolamento e depressione. Già, le cure di tutti i malanni psicologici sono la socialità e il movimento; e invece la gente che fa di bello, anche a Soverato? La mattina lavoricchia seduta, e pomeriggio dorme a casa: soprattutto i professori, cioè circa un migliaio di persone, il 10% della popolazione, il 30% se togliamo bambini e vecchi!

 Ma siccome l’uomo, anche a Soverato, persino a Soverato, è comunitario non per scelta ma per natura, ecco che la natura si ribella alla non vita piccolo borghese, e pretende che si ricostituisca la comunità. Basta una scusa qualsiasi.

 Prendete Resurrexit: centocinquanta attori e molti altri a collaborare; cinquemila spettatori presenti e chissà quanti in tv. E da allora, non si fa altro che chiedere quando inizieremo il nuovo spettacolo, che, ve lo anticipo, sarà il mito di Eutimo. Sono molto importanti, i miti!

 Ma prendete i quartieri. Vero che alcuni defunsero prima ancora di nascere o giù di lì; ma Bonporto, Caramante, Arenile, Corvo, Torrazzo, Poliporto ancora resistono; e ogni tanto mettono assieme gente.

 E le associazioni. Ci sono, è vero, quelle diciamo così istituzionali e chiuse; e quelle che esistono solo sulla carta; e disgraziatamente non abbiamo in città una Proloco: ma anche quelle davvero spontanee, di brave persone che si inventano qualcosa di bello e di buono, spesso seguito da cenette e balli. L’Università della terza età lavora da tre lustri; agli Amici di San Gerardo dobbiamo i primi libri, dopo molti anni, su Soverato: Suberatum, Le voci del silenzio, Le Muse sul mare... e la riscoperta di Soverato Vecchio, e, di recente, quel delizioso quadro sacro che è stato Alfonso e Gerardo. Fidapa e Amni fanno la loro parte. La Nuova Zampagallo ha reso possibile Resurrexit e ha ridato vita alla simpatica festa di San Martino, grande occasione, fra l’altro, perché si esibissero alcuni ballerini di altissimo livello che dovrebbero lavorare a tempo pieno alla Scala e al Bolscioi, solo che, impegnati purtroppo in attività culturali, hanno poco tempo per l’arte di Tersicore: non facciamo nomi! Grande festa, tantissimi in strada, il 14, e benché quella sera stessa ci fossero un convegno della Fidapa, un raduno dalle suore di Maria Ausiliatrice, e, presso l’Istituto, la festa del beato don Rua (l’inspiegabile barbarismo “Rua day” non lo pronunzio manco sotto tortura cinese). Poi mi toccò una lautissima cena (sono a dieta, no?) con un’altra bella realtà, “A curva e don Geniu”, recentemente e felicemente formatasi. Né posso dimenticare la Banda musicale, di cui Fiorita e io siamo soci onorari (con divieto di suonare!); il magnifico coro di Soverato Superiore; il Mosaico; la Compagnia del Grillo; i Sognattori di Tonino Pittelli; il complesso dei Senza Vergogna, di cui (con il medesimo divieto, in aggiunta anche quello di cantare) sono il Consulente Culturale; i Rattà... C’era anche il Comitato Festa Madonna a mare, però è da qualche giorno un tantino defunto; risorgerà, dicono, ma come uno zombie, morto vivente e categoricamente muto! Chissà la festa, quale destino incombe su di lei!

 Infine, si organizzano, estemporaneamente, convegni, confronti, dibattiti, conferenze, presentazioni di libri. Partecipano in molti, tranne, manco a dirlo, i professori e gli intellettuali in genere. Nota per chi non l’avesse capito: per me, intellettuale è una parolaccia.

 Come vedete, la società, gravemente danneggiata da un’urbanistica concepita con i piedi, sta risorgendo alla faccia dei furboni della speculazione all’ultimo metro quadro. Bisogna continuare su questa strada, incontrarsi, scontrarsi, volersi bene oppure male, comunque volersi. Amore e odio sono speculari e complementari: il contrario di tutti e due è la fredda e forzata cortesia di chi, al massimo, ti saluta con la faccia cupa e gli occhi per terra, e, spaventato, corre via a vedere la trasmissione dei pacchi!

Ulderico Nisticò

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