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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

Numero 89 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it

AI MIEI TEMPI SÌ CHE...

 Sono ben lieto che Soveratoweb abbia aperto, per la penna di Fabio Loscerbo (vai all'articolo n.d.r.) , la questione dei giovani nella nostra amata città. L’autore, in fondo, mostra un incoraggiante ottimismo nella capacità dei suddetti fanciulli non solo di reagire alla decadenza, ma di assumere la guida delle magnifiche sorti e progressive della costa ionica.

 Ahimè, qui delle due è l’una: o io sono cieco e sordo, o, almeno per il momento, io ho qualche difficoltà a condividere le suddette speranze anzi certezze; e, facendo violenza a me stesso, cado nel più banale atteggiamento degli anziani, quello di far notare che, “ai miei tempi... ” era tutto meglio. Di solito, è un espediente della memoria per dimenticare il peggio e sublimare il poco di piacevole che fu: questa volta, ahimè, è vero.

 Dovete sapere, cari giovani e giovanissimi del 2010, che quando io avevo le diverse vostre età, a Soverato c’era la politica. Giuro, c’era, e non nel senso di oggi, cioè partiti sulla carta e ideologia zero meno meno, ma nel senso di allora: partiti con tessere e spesso sedi, comizi, manifesti, dibattiti... e mica solo dibattiti sedicenti civili, no, anche scontri! Lo giuro, e citerei molti defunti ancora ricordati, e chiamerei a testimoni molti miei coetanei, non temessi di scordare molti; ma anche, udite udite, dei quarantenni di oggi che in quegli anni evidentemente ne avevano venti e quindici, eppure campavano di pane e politica. Fascisti (non moderati di destra, fascisti); comunisti (non pallidi pidini); socialisti (non liberali); ma anche democristiani, liberali sul serio, socialdemocratici, e persino repubblicani eccetera. Non mancavano affatto, e chi scrive tra questi, gli estremisti duri e puri, con esperienze di Sessantotto non nel senso che erano in placida vita tra il 1967 e il 1969, ma davvero, con tanto di scontri di piazza, facoltà occupate e schedature poliziesche! E tutti eravamo faziosissimi, litigiosi all’interno, ma uniti contro gli avversari.

 Altissimo era il livello ideologico, e si leggeva, ma anche si scriveva. Ahimè, le mie bacheche ora forti ora ironiche contro il centrosinistra allora dominante e (s)governante! E i volantini stampati alla macchia! E i comizi ardenti! E le scene epiche dell’estate del 1978, la sfilata dei rossi a centinaia sotto la sezione del MSI a presidiare la quale eravamo in sei o sette, però, con i baffi! Ai miei tempi sì che ci si divertiva!

 Già, la politica non era cercarsi il posto, o inseguire bufale come le riforme condivise: era anche passione, e perciò emozione, e, alla fine, svago, e pranzi e cene e amori! Per me, poi, che, a 27 anni ero membro del Comitato Centrale Nazionale del MSI, e dirigente regionale e provinciale, e correvo da un paese all’altro mai sentito prima. Che tempi, ragazzi!

 Adesso, ragazzi? Chi di voi milita in qualche schieramento qualsiasi? Chi ha un’opinione qualsiasi su un argomento qualsiasi, e, avendola, la manifesta in modo qualsiasi? Chi ama, odia, o semplicemente si colloca da qualche parte? Chi ha una proposta concreta tipo turismo, commercio, economia, scuola... non i massimi sistemi delle belle parole, e il trucco, molto calabrese, che se piove non è che aprite l’ombrello, no, progettate come modificare il clima occidentale nei prossimi mille secoli!

 Altre notizie, sui giovani di Soverato, e sui giovani in genere, non ne ho. Di chi è la colpa? Delle mamme, prima di tutti, che hanno cresciuto i maschi come femminucce, e le ragazze come future impiegate statali. Della scuola, che la grammatica non tanto ve la ha insegnate, ma la non violenza e le pecorelle... Una generazione di miti e passivi, dunque: potete mai fare politica, che è un’arte per gente sanguigna e passionale? Ovvero, come disse il cardinale degli Ubaldini, zio dell’arcivescovo Ruggieri (bella famigliuola tranquilla!), “se c’è un’anima, io la perdo per parte ghibellina”. Temo che i giovani, a parte che all’anima credono poco e a catechismo non so se gli spiegano che c’è in senso ontologico, e ne dubito, non se la giocherebbero certo; e, per una passione qualsiasi, non si giocano nemmeno un centesimo. Lo stesso Loscerbo, del resto, non ha scritto ai giovani, ma al sindaco: ovvero, la burocrazia della rivoluzione!

 Sveglia, giovanotti e fanciulle. Oppure avete capito che vi resta solo di emigrare? O, di fatto, siete tutti emigrati o emigrandi, e a Soverato restiamo solo i vecchietti? In gamba, ancora, però, vecchietti.

Ulderico Nisticò

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