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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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IL VOLO È FINITO IN PESCE

 Dopo mesi di gestazione che avrebbe partorito un’elefantessa, e dopo che tutto l’intellettualismo calabro provincialotto è andato in giuggiole per il Volo di tal Wenders, il quale svolazzo, a sentire loro, doveva elargire alla nostra povera Calabria gloria mondiale in tutti i cinematografi del pianeta, ecco che la prima ipermondiale del cortometraggio – un cortometraggio, è, mica un film vero! – ecco che il trionfo da far invidia a Fellini e Germi è, come tutte le cose calabresi, finito in pesce. Desinit in piscem è un modo di dire – lo spiego a Zoilo – desunto dall’Ars poetica di Orazio, e si usa per dire che una cosa finisce nel ridicolo. Arriva questo Wenders per una storiella di otto, dico otto minuti da girare a Badolato per una storia di dieci anni fa, sepolta e dimenticata da un pezzo. Intanto spunta Riace, che accoglie un centinaio di forestieri, riceve pacche sulle spalle e qualche cadeau – significa regalo, lo spiego a Zoilo – dalla Regione; e la medesima dirotta il germanico cinematografaro da Badolato a Riace; e, grazie al suo intervento, gli aumenta di un poco i minuti. Misteri dell’accoglienza. Il sindaco di Badolato, constatato il trasferimento della suddetta gloria, con evidente ingiustizia nei confronti dell’antico borgo, ha sonoramente protestato, lasciando la sala di proiezione. Bravo!

 Ma non è di Badolato o Riace che mi curo, e nemmeno di Soverato, che fece pure la sua parte quando sbarcarono i Curdi, per poi sbolognarli dopo un mese a Lamezia. Voglio sottoporre alla riflessione dei miei affezionati lettori, e di quelli tutt’altro che affezionati, quanto qui segue:

1.    Tutto questo chiasso è sproporzionato alle realtà dei fatti, che è molto modesta sia a Riace sia a Badolato. Quanto alla proposta di niente di meno il Nobel per la pace, meglio sorvolare: si trattò di una delle molte elucubrazioni fantasiose e che non dico il Parlamento norvegese, ma neanche un bidello delle vicina scuola elementare prese mai nella benché minima considerazione, et pour cause, ovvero, e volevo pure vedere! Però, se lo hanno dato ad Obama a scatola chiusa, e giù guerra in Afghanistan, pure a Badolato, via... Un Nobel non si nega a nessuno!

2.    Attirare l’attenzione sulla costa ionica come luogo di sbarco e accoglienza è palesemente pericoloso per quel poco di turismo che ancora rimane; e perché, se la voce si sparge, e pare si sia già sparsa, Riace, Badolato e dintorni diverrebbero meta non più di rari, ma di frequenti e non più gestibili arrivi di massa. Non scherziamo con il fuoco: Rosarno deve insegnare qualcosa, spero.

3.    Ahimè, in Calabria sappiamo fare bene una sola cosa: litigare! E del Volo resterà solo questo, il bisticcio tra Badolato e Riace.

4.    I problemi dell’Africa non si posso certo risolvere a Riace, a Badolato o a Papanice; ma in Africa. Bisogna aiutare quelle popolazioni ad imparare a lavorare la terra, a consumare i propri prodotti, ad imporsi disciplina sociale e morale. Chi viene qua deve venire solo se richiesto da esigenze di personale, e con permesso di soggiorno prima di partire; e qui vivere non di accoglienza ed elemosina, ma di lavoro e con ogni regolarità e dignità. Se no, facciamo la cultura della legalità lunedì, mercoledì e venerdì, e dell’illegalità martedì, giovedì e sabato; domenica, riposo.

5.    Come diceva il vecchio Isocrate – oratore greco, lo spiego a Zoilo – i demagoghi e i benefattori di mestiere hanno bisogno che la gente abbia bisogno di loro. Il peggio che può capitare a siffatta genia è uno che, lavorando e perciò mangiando del suo, non va a chiedere niente a nessuno.

6.    Idem per gli intellettuali piagnosi e depressi che campano di lacrimatoi come i corvi di cadaveri.

7.    Un corollario sui tedeschi che ogni tanti secoli vengono in Calabria. Benvenuti a san Bruno, Rolhfs e, con qualche motivata riserva, Federico II; di altri, Ulisse compreso, possiamo fare a meno senza dolore.

 A QUANDO UN FILM CALABRESE GIRATO DA CALABRESI, E SENZA NOIOSISSIMI BUONISMI E PESANTI LUOGHI COMUNI?

Ulderico Nisticò

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Fantasma del Fabbro n° 107: Intervento di Paolo Perrotta

 Ancora non ho visto il corto di Wim Wenders “Il Volo”, quindi non mi pronuncio e non mi esprimo sulla qualità della pellicola. Posso permettermi però di spiegare il perché della decisione del regista di concentrare l’attenzione su Riace piuttosto che su Badolato. In entrambi i paesi sono presenti dei progetti SPRAR (servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), dov’è la differenza?

A Badolato il progetto dello SPRAR, seppure ben avviato, non ha creato un sistema per una valorizzazione del contesto.  Anche se bisogna riconoscere l’operato dell’ex Sindaco Mannello, che nel periodo in cui avvennero i primi sbarchi, intraprese un instancabile lavoro per ospitare i Curdi nel paese ormai quasi disabitato, e che attraverso quell’esperienza trovò un po’ meno di solitudine ed un po’ più di vita.

A Riace, grazie alla propositività del sindaco Lucano si è strutturata attorno al sistema di accoglienza una realtà, a mio modesto parere molto virtuosa. Il comune di Riace è entrato nella ReCoSol (rete comuni solidali), collabora con varie associazioni culturali, sociali, politiche ecc.

Grazie al lavoro dell’Associazione Città Futura "Don Giuseppe Puglisi" si è avviato uno studio storico-culturale sulla valorizzazione degli antichi mestieri, che ad oggi, grazie alla creazione di una cooperativa, da lavoro oltre che ai rifugiati anche ad alcuni giovani del luogo. Sono attualmente attivi laboratori per la ceramica, il vetro, la produzione di confetture, è stato recuperato un frantoio con macine in pietra per la spremitura a freddo delle olive, e soprattutto si è recuperata la tessitura della ginestra. La Signora Sgrò attraverso una certosina ricerca condotta tramite i racconti ed i suggerimenti delle anziane del luogo è riuscita a far tornare in vita questa antica tradizione, ed a luglio si svolge ogni anno la “festa della ginestra” e tessitori da tutta Europa vengono a Riace Superiore per mostrare i propri prodotti e confrontare le proprie tecniche di lavorazione.

I rifugiati presenti a Riace non vivono di assistenzialismo ma partecipano a pieno titolo alla rinascita e alla rivitalizzazione del borgo, apprendendo capacità lavorative da utilizzare anche in seguito, a Riace o altrove. L’anno scorso è stato presentato un Festival cinematografico, ed per due anni centinaia di architetti sono andati a Riace per un workshop dal tema “l’arredo urbano nei centri storici” che di fatto ha ristrutturato e abbellito gratuitamente il borgo antico del paese.

Ogni anno si svolgono seminari a cui partecipano giuristi che si occupano di immigrazione, operatori di altri progetti SPRAR d’Italia e tante altre persone che per l’occasione dormono, mangiano e spendono a Riace.

Professor Nisticò, io so che lei è un forte conoscitore dei nostri luoghi, e se conosce i problemi che purtroppo interessano le zone interne della Calabria non dovrebbe essere così prevenuto nel riconoscere a Riace il valore del suo progetto di sviluppo. A Riace si è sviluppata una rete del turismo responsabile che ogni estate porta centinaia di turisti entusiasti di vivere un’esperienza che ricorda la vita contadina e la comunità rurale, non è il turismo di massa, ma quel turismo culturale che spesso anche lei esalta ed apprezza.

Giusto qualche chiarimento:

A Riace e a Badolato, come anche a Caulonia, non arrivano gli immigrati appena sbarcati in Calabria o altrove, ma sono previsti 15, e dico 15, inserimenti di rifugiati e richiedenti asilo per i primi due paesi e qualcuno in più per Caulonia. I rifugiati non arrivano spontaneamente ma attraverso un invio effettuato dal Ministero degli Interni. Quindi non si preoccupi, non c’è pericolo di invasioni.

A Riace superiore grazie ai bambini stranieri la scuola elementare non ha chiuso, ed i rifugiati non vivono isolati come a Rosarno ma rientrano a pieno titolo nel “sistema-borgo” al pari dei riacesi, alcune rifugiate hanno sposato gente del luogo ed altri vivono a Riace anche dopo avere terminato il percorso di accoglienza, alcuni fanno i meccanici, altri lavorano in campagna ed altri hanno imparato a lavorare la ceramica, il vetro ecc..

Il comune di Riace è l’unico della locride che ha modificato lo statuto comunale per costituirsi parte civile nei processi contro la ‘ndrangheta ed il sindaco Domenico Lucano non è un benefattore di mestiere ma l’artefice di un processo di riscossa sociale che ha coinvolto il suo piccolo paese.

PS. Rosarno deve insegnare qualcosa? Cosa? Secondo me deve insegnare che gli ispettori del lavoro faccino il loro mestiere; deve insegnare che tutte quelle agenzie (provinciali, regionali, statali) per l’emersione del lavoro nero non prendano fior di quattrini per riscaldare sedie; che l’INPS e l’EU si accorgano delle truffe subite; che i sindacati occupati nelle battaglie per i lavoratori del porto di Gioia Tauro erano ciechi nel non accorgersi che a pochi chilometri c’era uno sfruttamento  ben maggiore di quello del porto.

Professor Nisticò, i migranti non vengono spontaneamente in Calabria, perchè il lavoro qui non può assorbire neanche i calabresi. Se guarda un po’ di statistiche se ne rende conto, e l’accoglienza di Riace e Caulonia non farà dirottare su questa Regione migliaia di stranieri, anzi, le dico che queste esperienze, per come sono strutturate, sono l’antidoto alla creazione di ghetti come quelli che tutti abbiamo visto a Rosarno.

Egregi saluti
Paolo Perrotta

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