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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

Numero 129 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it


SABATO PROSSIMO DIRÒ...

 Sabato prossimo, 8 maggio, come sapete anche da Soveratoweb (locandina evento... n.d.r.), si terrà il convegno celebrativo della Volley in A2, “Sportivamente insieme”. Ci aspettiamo presenze importanti, come da programma; e un pubblico numeroso. Per quegli intellettuali che, secondo il loro solito, quella mattina avranno da fare e “non me lo potevi dire prima... ”, voglio qui anticipare, in riassunto, quanto ho intenzione di dire a proposito del mio tema, lo sport nella Magna Grecia.

 Dirò che le città dell’antica Calabria, essendo apoikiai, colonie, dei Greci, restavano greche,e come tali partecipavano ad ogni aspetto della vita di un popolo che, pur politicamente e linguisticamente diviso e spesso in guerra intestina, pur si sentiva identitario; e il prendere parte dei giochi, soprattutto a quelli Olimpici, era segno dell’essere Elleni. Farò degli esempi, come quello dei re semibarbari di Macedonia che, creatasi una genealogia da Argo e da Ercole, ottennero di essere ammessi ad Olimpia, e da allora furono considerati greci.

 La terra chiamata Megàle Hellàs – e per non allontanarmi dal tema rinuncerò a certe pur doverose precisazioni – era stimata salubre e ricca; perciò i suoi atleti, soprattutto quelli di Crotone, primeggiarono per molto tempo tra gli altri. Ricorderò dunque di Crotone: Astilo, Daippo, Diogneto, Eratostene, Faillo, Filippo, Glaucia, Ippostrato, Isomaco, Licino, Plauto, Timasiteo, Tisicate, e il grande Milone; di Locri: Euticle, Agesidamo, cantato da Pindaro, e il nostro Eutimo, cui dedicherò qualche parola in più; di Sibari: Cleombroto, Fileta; e Dicone di Caulonia, Periero di Terina... Di alcuni narrerò, in breve, qualche aneddoto.

 Bravo, mi diranno. Finalmente anche lui si è deciso a fare l’erudito, e a ripetere tranquilli e miti luoghi comuni. Marameo! Eh, no, mica ve la caverete così facilmente con i temini in classe sui Greci quanto erano buoni e bravi, con sorriso da bambinetti e con la testa fra le nuvole! Ragazzi, si dà il caso che io questi nostri parziali avi – e miei ancora di più: mi chiamo Nisticò, infine! – li conosca troppo bene per non sapere che la verità è meno ideale, meno da statuette ricordo e figurine come i calciatori, più maschia, più verisimile e credibile!

 Dirò dunque che il primo scopo dell’atletica era, in origine, una celebrazione religiosa, come vediamo nel XXIII dell’Iliade, giochi in onore del morto Patroclo. Ed erano una ritualizzazione della guerra. Poi venne lo scopo politico: vincere ad Olimpia assicurava prestigio e reputazione non solo e non tanto agli atleti, ma alle loro famiglie e alle città. Perciò i grandi re e tiranni di Siracusa inviavano campioni e cavalli, e, quando vincevano, le loro gesta venivano cantate da Pindaro e Bacchilide.

 Per ispirazione delle Muse? Certo, anche: ma a sonante pagamento! Beati loro, Bacchilide e Pindaro, eccetera! I cori erano composti di professionisti, e quella di stesicoro (“ordinatore di cori”) era un’arte, una professione.

 E gli atleti? Ma, di fatto, erano professionisti anche loro: ben difficilmente potevano esercitarsi nei ritagli di tempo e da dilettanti e per gioco, ma venivano addestrati con regolarità, e perciò dedicavano all’atletica gran parte della loro vita. Vita non facile, e spesso nemmeno lunga: i pugili usavano guantoni chiodati; e la lotta era senza esclusione di colpi, alla lettera. Ma come, i Greci, quei filosofi e poeti... già, proprio loro!

 Professionisti, dunque, e con tanto di campagna acquisti. Qualche volta, al contrario: Dicone e Astilo, una volta vittoriosi, si fecero pagare per dichiararsi siracusani! Zuzzurelloni!

 Perché mai dirò queste cose, e con tanto virile cinismo? Per concludere che lo sport, come tutte le umane attività, non cala dal cielo, e non si trova sotto i cavoli; bensì vive e vince se dietro ogni atleta, dietro ogni squadra c’è l’organizzazione, c’è il sostegno della città e del pubblico. Di quante cose e quali e di quale impegno possa aver bisogno una compagine che ascende a livelli nazionali, non lo dirò, tanto è facile immaginarlo; ma spero di essere capito bene dai presenti, da tutti i presenti, ciascuno per la sua percentuale di competenza. Del resto, è un affare di tutta Soverato, di tutta la Provincia, di tutta la Calabria.

 Ulderico Nisticò

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INTERVENTO DI VITO LOPRIENO

 Caro professore si ricordi di dire tutto. Stamattina ho protocollato una serie di domande al nostro comune, indirizzate al sindaco, al vice sindaco, al presidente del c.c, agli assessori tutti. Tale domanda l'ho inviata per conoscenza al Presidente della regione Calabria, al dirigente regionale sport e turismo, al presidente della provincia e all'assessore provinciale allo sport.
Ho ritenuto opportuno tenerne una copia per il professore che stimo tanto, spero che tale domanda possa essere pubblicata a giorni su qualche quotidiano e trasmessa in copia da qualche emittente televisiva.
La mia è solo la TREDICESIMA DOMANDA fattaall'amministrazione comunale. Mi riallaccio a quanto esposto dal professore lo sport è una cosa seria, i risultati si costruiscono non nascono sotto i cavoli. E' vero prof. spero che quanto ha scritto nella conclusione della sua lettera possa essere espresso da lei, come al solito con chiarezza e schiettezza che ha sempre contraddistinto la sua figura.

 Grazie per quanto farà.
 Vito Loprieno.

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