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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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RIFLESSIONI SUL CINEMA IN CALABRIA IN DONO A SOVERATOWEB
Questo articolo è uscito il 29 ottobre 2010 su Calabria Ora, p. 1, con il titolo “In Calabria (si) gira male”.

   


 Ho visto Benvenuti al Sud di Luca Miniero. Che dire? Sappiamo che è un “remake” di film francese, adattato dal Nord della Francia al Meridione d’Italia. Massimo Gaudioso, lo sceneggiatore, ha compiuto un’operazione di sottile intelligenza: evitare con cura il vizio più meridionale che ci sia, l’intellettualismo; e non ha avuto remore a mettere assieme una storia prevedibile dall’inizio alla fine; con il tocco geniale, risparmiarci una trita storiaccia sessuale! Anzi la bella del film, l’attrice Valentina Lodovini, appare sempre decentemente vestita: un vero miracolo! Il protagonista, il milanesissimo Claudio Bisio, è un padre di famiglia senza grilli per la testa, che, come tutti gli italiani dal Brennero a Sciacca, è disposto a tutto, ma sempre per la famiglia. La moglie, la misurata Angela Finocchiaro, incarna bene le nevrosi delle donne di città con un figlio solo avuto in età avanzata. Ma il tutto, anche i vizi del Sud, il buono e triste Alessandro Siani affetto da mammismo, e le macchiette cilentane, è sempre contenuto, senza eccessi.

 Non c’è ombra della questione meridionale,e nemmeno della camorra eccetera. Gaudioso è lo sceneggiatore di Gomorra, ma questa è una commedia, e commedia sia! E nemmeno è vero che il film sarebbe un omaggio all’unità d’Italia e un’operazione antilega: il tema del forestiero che arriva con i suoi pregiudizi e li cambia di fronte alla realtà è tra i più antichi, dai tempi dell’Odissea.

 I pregiudizi, i luoghi comuni. Gli spettatori del Nord scoprono un Sud certo molto diverso dalla loro razionalizzata e spesso psicotica esistenza; e che, alla prima apparenza, è selvaggio e degradato, e poi ci si accorge che è civile e persino benestante, però a modo suo. Ecco, dopo tre secoli di quei famigerati “viaggiatori” che venivano da Parigi e Londra per cercare Parigi e Londra anche nel Sannio e sulla Sila, e, non trovandole, se ne tornavano raccontando di essere stati in mezzo a tribù di cannibali. Per capire il Sud e i suoi abitanti, compreso chi scrive, bisogna usare i criteri del Sud, non quelli di Manchester, e nemmeno quelli di Milano.

 Me ne sono uscito quasi commosso; ma il velo di lacrimucce non mi ha impedito di leggere che il film è stato voluto e, immagino, in un modo o in un altro finanziato, dalla Regione Campania, dalla relativa Film Commission, eccetera. Eh, mi piacerà molto leggere le statistiche dell’estate turistica del paese di Castellabate e della Costiera Cilentana in genere, dopo che molte centinaia di migliaia di spettatori avranno visto i bei panorami sapientemente collocati in sfondo a far da messaggio subliminale, e il messaggio ancora più appetitoso – alla lettera! – della succulenta cucina.

 La Campania ha dunque investito del denaro, e nemmeno tantissimo, ma, a parte che lo avrà già recuperati la prima settimana di proiezione, potrà vantare di aver procurato alla sua gente incalcolabili benefici di immagine e, cosa ancora più importante, di autostima!

 Che succede invece in Calabria? Che la nostra stimatissima Regione di tutti i segni e le epoche – a questa attuale diamo ancora un poco di tempo prima di giudicare, ma non un’eternità! – non si è mai sognata, e, fino a tutt’oggi che scrivo, non si sogna di mettere assieme qualcosa del genere. Alcuni esempi. Girano Gente di mare, che potrebbe mostrare qualche bellezza della Calabria, qualcosa della nostra storia... macché, al volo tutti gli spettatori d’Italia vengono informati che sulla costa del Tirreno c’è la mafia, così a quei pochi cui viene in mente di prenotare una vacanza da noi, disdicono subito e se ne vanno ai Caraibi... oppure a Castellabate!

 Qualche altra rara volta che ci mette in scena qualcosa di calabrese, è sempre depressione, miseria, emigrazione, fame... Vi ricordate Ragazzo di Calabria? Era la storia dell’atleta Panetta, il quale, nella realtà storica, non solo era un bel giovane, ma apparteneva a solida famiglia di secolare successo commerciale. Eh, ti pareva? Ecco che diventa un pastore poverissimo maltrattato da padre padrone! Davvero una bella immagine, e per di più fasulla! Insomma, la Calabria paga per darsi la zappa sui piedi!

 Coglierei l’occasione per lanciare un appello alla cultura calabrese in genere, e ai responsabili politici di Regione, Province, Comuni eccetera, ed enti appositi. Proviamo anche noi, come la Campania – Campania, roba meridionale; non sto dicendo Piemonte! – a giocarci la carta del cinema, della televisione, del teatro, per vedere se niente niente recuperiamo un po’ d’immagine positiva di questa disgraziata Calabria che, tra le sue disgrazie, ha la sola eredità che ci hanno lasciata i remotissimi coantenati greci: il pianto greco! Come?

 Prima regola: dichiarare la moratoria del piagnisteo per almeno dieci anni, con divieto di ripetere “sfasciume pendulo sul mare” e simili frasi fatte del tipo “arretratezza secolare”. Per carità, guai nella nostra storia ne abbiamo avuti, certo: ma leggete i romanzi inglesi e francesi e russi dell’Ottocento, se volete farvi un’idea che qui, al confronto, era zucchero e miele!

 Seconda regola: Niente soggetti buonisti, meschini, poveracci, malinconici, squalliducci, noiosi e pseudosociologici. Abbiamo bisogno di cose epiche, tragiche, comiche; con rigorosa esclusione di quelle banali. Corollario, e non solo calabrese: i film in cui l’eroe antimafia muore ammazzato sono diseducanti; meglio uno da cui il nostro coraggioso esce più vivo e più grasso di prima, e magari qualche criminale ci lascia le penne. Succede, sono gli incerti del mestiere!

Terza regola: se uno magari sa fare il regista o l’attore, ma non sa scrivere una scenografia, nessun medico gli ordina di provarci! Anche se è amico di qualcuno. I pochi soggetti e testi cinematografici che si girano in Calabria sono, generalmente, banali e mediocri. Cerchiamo chi ci sa fare. E se si tratta di storia, chi conosce la storia un poco di più del libro di testo delle elementari!

 Quarta regola: è ora di finirla con gli annunzi bisettimanali del “primo ciack del film X su san Francesco di Paola”, mai girato e mai visto da nessuno, però pomposamente proclamato dal TG 3, e, magari, finanziato dalla Regione! Il 2007, centenario della morte del santo, è passato da tre anni senza alcun effetto. Ora se ne parla nel 2107. Vengano assistiti solo quelli che le cose le facciano sul serio!

 Io ci ho provato. Mi piacerebbe una risposta, ma con i fatti. Le parole non girano film, e non attirano turisti come a Castellabate!

 Ulderico Nisticò

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